Chi rimanda non vuol fare - QdS

Chi rimanda non vuol fare

Carlo Alberto Tregua

Chi rimanda non vuol fare

giovedì 30 Settembre 2010
Il volere con lentezza è tipico di chi non vuole, affermava Lucio Annèo Seneca (4 a.C. – 65 d.C.). Parimenti,  chi rimanda non vuol fare. In quest’ottica, rientrano moltissime persone che usano il rinvio come una costante. Possono farlo se non hanno  predisposto gli obiettivi da raggiungere secondo un programma.
Qui non vogliamo portare esempi di tipologie di lavoro ove è consentito comportarsi in questo modo, anche perchè chi ha le abitudini rilevate da Seneca, lo fa in famiglia, nel sociale e con conoscenti.
Intendiamoci, non vogliamo rimarcare la responsabilità di chi usa il proprio tempo per oziare, in quanto ognuno ha il diritto di usarlo come crede. Diverso è il caso quando il tempo di ognuno di noi non può essere considerato solo come propria disponibilità, ma è a disposizione di altri.
Il tempo: ecco un fattore di cui spesso facciamo scempio, non avendo la consapevolezza che esso è misurato dal momento in cui emettiamo il primo vagito a quello in cui emaniamo l’ultimo respiro.

Dovremmo avere più consapevolezza di questo fattore, per utilizzarlo meglio, per carpirne gli effetti più preziosi che ci consentano di moltiplicare le nostre azioni e i relativi effetti.
Sentiamo persone che esprimono idee, generiche e confuse, che non sanno trasformare in progetti, non solo economici, ma sociali e di vita. Vivere per vivere non è un modo di vivere. Vivere per fare esperienze nuove o approfondimento di esperienze già vissute è un modo più consono al limitato tempo della nostra vita, che secondo Ennio Flaiano (1910 – 1972) è un lampo fra due periodi bui.
La vita è veramente un lampo. Da giovani vorremmo che il tempo passasse in fretta, da antichi, invece, vorremmo che passasse lentamente. Diciamo antichi e non vecchi perchè i primi sono sempre utili a se stessi ed agli altri, i secondi divengono oggetto di cure altrui, perdono interesse per la vita e aspettano fatalmente l’ultima ora. Non è una differenza da poco. Bisogna riflettere su essa per capire l’essenza del nostro essere.

 
I santi, così  denominati dalle Chiese cristiane, sono state persone che hanno compiuto miracoli. Almeno così ci fa credere il Codice canonico. A noi sembra, invece, che sono state persone di eccezionale carattere che hanno profuso bontà e servizi al prossimo senza tener alcun conto di se stessi. Ancora più grandi, sono stati quei personaggi denominati santi che si sono convertiti, dopo aver fatto una vita brillante, come Agostino di Tagaste (354 d.C. -430 d.C.), vescovo di Ippona, e Levi che quando si convertì , assunse il nome di Matteo, primo degli apostoli.
Padre Pio (1887 – 1968) è stato sicuramente un sant’uomo, ma tutto quello che c’è intorno a lui, compreso il rivestire il suo corpo con una lamina d’oro è stata un’iniziativa che ha tanto il sapore di pagano, fonte di alimentazione di un business che si stava afflosciando con grave nocumento per alberghi e artigiani del luogo.
Anche la festa di S.Agata, che si svolge due volte l’anno a Catania, ha radici pagane e dispiace che la Chiesa consenta tale forma.

Rinviare, rinviare, rinviare: ecco un modo non positivo, che permette di sentirsi a proprio agio, indipendentemente dalle relazioni con gli altri.
Lecito, per carità. Fino a quando non si offende alcuno e non si sottrae alcunchè ad altri, ognuno può comportarsi come crede meglio. Ovviamente la propria libertà trova un invalicabile confine nella libertà altrui.  Se ognuno di noi esige che nessuno entri nel proprio recinto, per primo deve impedirsi di entrare nel recinto degli altri.
Rispetto per il prossimo, dopo di che si può chiedere rispetto per se stessi. Fare il proprio dovere, dopodiché si puo chiedere che venga rispettato il proprio diritto.
La questione è semplice. Chi ci gira intorno lo fa per dilazionare il momento in cui deve prendere delle decisioni. C’è chi riesce benissimo in questo sport contagioso, per cui altri lo gustano e lo praticano. Immaginate un mondo in cui ognuno rinvia quello che deve fare e lo fa solo quando gli garba. Un elastico del tempo e nel tempo.

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