Il mondo visto in ottomila vini - QdS

Il mondo visto in ottomila vini

Antonio Iacona

Il mondo visto in ottomila vini

giovedì 07 Ottobre 2010
È come una carta geografica, coloratissima, prestigiosa, dove a tracciare le strade italiane, da sud a nord, sono più di 8 mila etichette di vini pregiati, Docg, Doc, ma anche Igt e semplici vini da tavola, ricchi della loro dignità e del loro carattere. Fin oltre i confini nazionali, più su verso le altre regioni d’Europa e ancora oltre, nei vitigni internazionali del Sud America, del Sudafrica, dell’Australia, della California.
Un appassionato di vini ci si perde in un locale così e anche gli avventori della sera, i clienti rilassati ai tavolini de “Il Cantiniere”, in viale Libertà a Catania, di recente apertura, c’è da giurarci che si trovano a loro agio. “È anche un evento culturale – chiarisce il titolare, Orazio Tosto, da 30 anni commerciante del settore e prima, in piena adolescenza, ragazzo da discoteca col pallino per l’organizzazione di serate –. Il vino è ormai da anni un nuovo veicolo di valorizzazione del territorio, un biglietto da visita della nostra cultura e, perché no, di ritrovo tra amici”. Le migliaia di aziende vinicole ospitate da “Il Cantiniere”, enoteca e wine bar tutto catanese, sono suddivise, dunque, per regioni e così accanto ai Murgo, ai Cottanera, ai Barone di Villagrande, ai Benanti, è possibile trovare i Librandi, i Zonin, i Carbonaione, i Furore, i vini di Baal, fino alla selezione di birre italiane ed estere, agli icewine, ai vini dolci e da dessert, ai pregiati cognac e agli amari, alle novità internazionali delle uve sudafricane e australiane, più una piccola, preziosissima “riserva” di Bacco, anche se Orazio Tosto tiene a precisare che per lui tutti i vini sono preziosi. La sua scommessa, dunque, non è soltanto economica (la clientela risponde positivamente e l’enoteca ha 2 squadre di dipendenti a pranzo e cena, tra chef, sommelier, un enologo, lavapiatti, camerieri e la collaborazione tra le associazioni Fisar, Ais e Onav), ma anche culturale.
“La soddisfazione? Quando si stappa un vino dell’Etna. È come se sbuffasse il vulcano”.

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