Ricordiamo due comportamenti che hanno creato iniquità nella pubblica amministrazione: quello che tendeva a salvare la banca della Lega, Credinord, che è fallita, e l’altra questione delle quote latte in esubero. In questo caso, l’associazione dei produttori di latte ha pubblicato pagine sui quotidiani nelle quali ha accusato i produttori irregolari.
Secondo Giampaolo Gobbo, segretario della Lega in Veneto, “siamo a Carrocciopoli”. Il grido d’allarme è forte e chiaro, perché si cominciano a contare i casi di corruzione. Gli esempio: l’ex sindaco di Silea, Cesare Biasin, che affittava un appartamento a prostitute e trans. L’assessore di San Michele al Tagliamento, David Codognotto, arrestato per una tangente di 15 mila euro. Edouard Ballaman costretto a dimettersi da governatore del Friuli perché usava l’auto blu pure per andare a trovare i suoceri.
C’è un rapporto fra il numero degli amministratori e quello dei casi di corruzione. Più sono gli amministratori, più sono i corrotti. Però un partito autonomista come quello della Lega, che fonda il suo appeal sulla buona amministrazione poggiata sulla correttezza, non può essere preso ad esempio per la nuova ondata di corruzione che sta investendo la Cosa pubblica.
Ma è così. Lo stesso Umberto Bossi ha avuto qualche grana giudiziaria anche con riferimento alla maxi-tangente Enimont.
Queste osservazioni non riguardano gli eccessi politici della Lega, quali aver messo i propri simboli nella scuola di Adrio o avere insultato il tricolore o le proteste contro l’inno di Mameli (che non è il nostro inno nazionale), ma questa ondata di fatti di corruzione che fanno omologare i leghisti a tutti gli altri amministratori.
La questione della corruzione non può essere basata sull’onestà individuale, anche perché si dice che ogni persona ha un prezzo. Questo non è sempre vero, perché chi crede fortemente nei valori morali può resistere alle tentazioni. La questione riguarda il sistema di controlli che in Italia è totalmente inefficace, per almeno tre motivi.
Primo. I sistemi informatici sono poco diffusi e poco attuali. Senza di essi non è possibile fare controlli sistematici e incrociati. Secondo. Nello Stato, nelle Regioni ed enti locali non esistono i Piani aziendali con i quali fissare programmazione, organizzazione, gestione e controllo. Se non ci sono gli obiettivi, se non ci sono i cronoprogrammi, i risultati non sono comparabili e quindi non è valutabile l’indice di efficienza e di efficacia di chi opera. Terzo. Mancano le sanzioni per chi amministra. Tutti sanno che quando mancano le sanzioni si diffonde l’irresponsabilità e, con essa, l’incapacità di bene amministrare.
Occorre una riforma che ribalti l’attuale situazione: da controlli formali a controlli sostanziali, tempestivi e responsabili.