Il Premier è fortemente deluso dall’esito dei risultati delle elezioni, tant’è che non si è espresso. Ma è ancora più deluso del tradimento della Sicilia, che da sola gli ha fatto perdere i due punti mancanti rispetto alle Politiche del 2008.
In Sicilia, il PdL del 61 a zero, dovuto alla capacità di Gianfranco Micciché, è un lontano ricordo, perché è lacerato da una guerra intestina che vede da un canto Schifani attestato su posizioni stataliste e dall’altro lo stesso Micciché su posizioni autonomiste.
Sarà dura per Berlusconi trovare un compromesso, anche perché il Presidente dei siciliani, Raffaele Lombardo, intende tirare dritto sulla strada delle riforme e, per far questo, deve sostituire i dirigenti delle passate amministrazioni con altri che eseguano questo indirizzo politico.
La questione dei fondi per le aree sottoutilizzate, il blocco che ha messo Schifani per non fare arrivare questi soldi, è fuori da ogni logica del territorio. Il presidente del Senato, che dovrebbe ricordarsi come il suo incarico lo obblighi a disinteressarsi delle questioni locali, ha invece messo lo zampino per procurare questo blocco. È chiaro che il prossimo colloquio fra Berlusconi e Lombardo (se ci sarà) dovrà partire da questo punto: eliminare ogni strumentalizzazione e dare alla Sicilia il finanziamento che le compete senza se e senza ma.
La seconda questione fra Berlusconi e Lombardo dovrà essere il riconoscimento dello Statuto in tutte le sue parti e quindi il rispetto degli articoli 36, 37 e 38, con la modifica anche parziale della destinazione delle accise sulla produzione del raffinato. Non è più accettabile, dopo sessant’anni di inquinamento, che le popolazioni siciliane subiscano un ambiente malsano, con malformazioni di neonati ed enormi quantità di morti per cancro, senza, d’altra parte, avere le risorse che provengono da chi procura questi danni, in modo da intervenire sulle cause.
Altra questione fondamentale è il ripristino dell’Alta corte, prevista dall’articolo 24 dello Statuto, messa in sonno da una stramba sentenza della Corte costituzionale del 1957. Com’è noto, la Corte costituzionale e l’Alta corte siciliana hanno lo stesso rango e pertanto l’una non può intervenire per sopprimere l’altra. Infatti l’Alta corte non è stata soppressa, ma è viva anche se non operativa. Lombardo deve chiedere che ritorni a essere operativa.
Al riguardo, il Presidente della Regione deve costituire un pool di esperti giuristi internazionali per vedere in qual modo affrontare una eventuale controversia con lo Stato, tenuto conto del compromesso che unì allora il popolo siciliano con il popolo italiano.
Non si tratta di creare incomprensioni fra il Governo nazionale e il Governo regionale, ma di ripristinare le regole del gioco che tutti debbono osservare. In questo quadro è importante il ruolo del PdL in Sicilia da compattarsi tutto intorno all’Autonomia, eliminando l’ascarismo e la dipendenza, anche in vista del federalismo che alla Sicilia non apporterà niente di nuovo. L’Autonomia, infatti, non è una novità, bensì un riconoscimento di uno stato giuridico che esiste dal dopoguerra.
In questo quadro, c’è da salutare con favore la ripresa del Partito democratico in Sicilia. Soprattutto con due candidati che sono fuori dagli schemi: Rita Borsellino e Rosario Crocetta. Ma vi è anche da rilevare l’elezione di Leoluca Orlando, come eurodeputato Idv, che ha lasciato il posto a Giommaria Uggias, unico sardo eletto in queste consultazioni. Mentre Sonia Alfano ha optato per la circoscrizione del Nord Ovest in seguito alla rinunce di Di Pietro e De Magistris.
Tutti i sei eurodeputati (è un peccato averne persi due) dovranno ricordarsi, a Strasburgo, di rappresentare la Sicilia e, dunque, di non dividersi in quanto provenienti da partiti diversi. Là, c’è necessità di una grande forza per contrastare la potente concorrenza di spagnoli, tedeschi e francesi, capaci di attrarre risorse finanziarie considerevoli.
Naturalmente gli eurodeputati siciliani potranno lavorare proficuamente se gli uffici regionali di Bruxelles saranno capaci di competere con le altre burocrazie e se dalla Sicilia arriveranno numerosissimi progetti cantierabili.
Occorre recuperare rapidamente i primi due anni del settennio (2007-2008) persi improvvidamente in chiacchiere, lasciando dormire il Por 2007/2013.