Secessione, ottimo espediente di Lombardo - QdS

Secessione, ottimo espediente di Lombardo

Carlo Alberto Tregua

Secessione, ottimo espediente di Lombardo

giovedì 04 Novembre 2010

Copiare Puyol e la Lega

È evidente a tutti che il proclama di Raffaele Lombardo di mirare alla Secessione dall’Italia è un espediente (ottimo e iniziato tardivamente) per ottenere dallo Stato-padrone l’integrale riconoscimento e la relativa attuazione dello Statuto siciliano, legge di rango costituzionale, quindi uguale alla Suprema carta.
Questo espediente è stato usato 35 anni fa da Jordi Puyol, padre della Catalogna, oggi ottantenne, il quale con suo partito, Convergenza democratica di Catalogna, è riuscito a condizionare sempre il Governo centrale, riuscendo ad avere piena Autonomia.
L’Autonomia della Catalogna ha consentito a quella Regione, che era la più povera, di diventare la più ricca della Spagna, in funzione della gestione dei tributi prodotti, della capacità di utilizzare presto e bene il 100 per cento dei fondi europei e dalla forza del popolo di esprimere un’unità nei confronti dello Stato centrale, unendo trasversalmente tutte le forze politiche.

La stessa cosa ha fatto Umberto Bossi, cominciando a premere fin dall’inizio sul tasto della Secessione, inventandosi un territorio politico inesistente, la Padania, e reclamando a gran voce che i soldi dei leghisti devono restare ai leghisti. Con ciò infischiandosene altamente di ogni principio di solidarietà.
Forse Bossi non ha letto la vera storia d’Italia. Se l’avesse fatto, avrebbe capito come l’attuale stato dell’economia del Nord è una coseguenza della sistematica spoliazione di tesori, denari, beni e opere d’arte che il Nord fece a cominciare da quel fatidico 15 marzo 1861. Non solo, ma lo Stato piemontese differenziò le imposte in modo da tartassare le popolazioni meridionali, spossessandole di tutto, mentre tenne basse quelle del Nord consentendo, in tal modo, l’accumulazione di ricchezza. Le popolazioni del Sud, così impoverite, furono costrette a emigrare a Nord lasciando un territorio sempre più stremato, senza alcuna speranza di sviluppo.
Ma tutto questo Bossi non l’ha letto e ora reclama che le ricchezze del Nord rimangano al Nord. Egli, però, non è uno stupido e pian piano ha allentato la pressione sulla Secessione, passando all’Autonomia.

 
Lombardo, dunque, si è accorto con molto ritardo di dover battere sul tasto della Secessione, obiettivo massimo e non vero. Con questo tema, che è quello dell’autonoma gestione di tutti i tributi, comprese le accise sulla raffinazione per 10 miliardi di euro, dovrebbe riuscire ad avere un consenso popolare vasto per fare diventare l’Mpa il primo partito dell’Isola, né più e né meno come ha fatto Bossi nel Nord.
Ma per sensibilizzare i siciliani su questi temi ci vogliono le gambe mediatiche. La più importante è quella di un quotidiano che informi costantemente i siciliani, non tanto sulla filosofia del partito, ma sugli atti concreti che sviluppano l’ambizioso progetto. Gambe mediatiche che raggiungano ognuno dei 390 comuni dell’Isola e quindi il massimo numero di elettori.
Lombardo deve temere l’iniziativa di Gianfranco Micciché che, proprio sabato 30 ottobre, ha inaugurato il suo nuovo partito autonomista, Forza del Sud.

Miccichè è un ottimo organizzatore, anzi un professionista dell’organizzazione. Ha dietro di sé un uomo potente come Marcello Dell’Utri e la benedizione di Silvio Berlusconi, promettendo al Presidente del Consiglio eterna fedeltà. Quindi, l’autonomia del suo nuovo partito troverà dei limiti nel Governo centrale e un potente nemico qual è Giulio Temonti, ormai assoldato a tempo pieno dalla Lega.
Si vedrà subito se i due partiti autonomisti, Mpa e FdS vorranno praticare l’Autonomia. Come? Attivando immediatamente un contenzioso davanti la Corte di Giustizia europea perché ordini allo Stato italiano, cosa che può fare, di attuare quella legge costituzionale che è lo Statuto della Sicilia. Senza tutto ciò la strada diventa lunga, perché occorrerà avere un forte gruppo di parlamentari autonomisti (Mpa e FdS) per condizionare il Governo centrale e obbligarlo a rispettare lo Statuto, a cominciare dall’ottenimento delle accise sul raffinato cui prima si accennava.
Le chiacchere stanno a zero. Attendiamo i due partiti alla prova dei fatti.

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