Senza trasparenza, Comuni poveri - QdS

Senza trasparenza, Comuni poveri

Senza trasparenza, Comuni poveri

giovedì 04 Novembre 2010

Enti locali. Amministrazioni “opache” e atti chiusi in un cassetto.
La mappa siciliana. Palermo e Ragusa gli enti virtuosi e totalmente adempienti. Messina non rispetta nessuna prescrizione, gli altri osservano le regole solo in parte.
La normativa. Il refresh della pagine web dev’essere fatto entro il primo giorno di ogni mese, mentre le comunicazioni alla Regione vanno fatte con cadenza trimestrale

PALERMO – “Rendere noti per estratto, nel rispettivo sito internet, tutti gli atti deliberativi adottati dalla Giunta e dal Consiglio e le determinazioni sindacali e dirigenziali”: questo impone la Legge regionale n. 22 del 16 dicembre 2008, e sulla materia è intervenuto anche l’assessore regionale delle Autonomie locali, Caterina Chinnici, con una propria circolare del 22 settembre. Gli enti locali non hanno più scappatoie: sono obbligati a pubblicare tempestivamente sui loro siti istituzionali gli atti amministrativi, affinché i cittadini possano visionarli direttamente dal proprio computer di casa. Finora, però,  solo due Capoluoghi su nove sono in piena regola. Per gli altri, i rischi sono grossi: la sanzione prevista è infatti il taglio dei trasferimenti da parte della stessa Regione.
 
Altra stretta sui Comuni: questa volta, però, non proviene dallo Stato, né riguarda il patto di stabilità. La nuova batosta concerne infatti la trasparenza sul web delle pubbliche amministrazioni siciliane e a darla non sono i ministri Brunetta o Tremonti, ma l’assessore regionale delle Autonomie locali e delle Funzioni pubbliche, Caterina Chinnici.
È proprio una sua circolare, datata 22 settembre 2010 e pubblicata sulla Gurs del 22 Ottobre 2010, ad inchiodare Comuni e Province alle proprie responsabilità in materia di pubblicità e trasparenza degli atti amministrativi sui siti istituzionali: una circolare che, sebbene non introduca grosse novità, segna una dura presa d’atto della Regione nei confronti delle amministrazioni locali.
Il documento infatti richiama Comuni e Province al rispetto degli obblighi introdotti, oltre due anni fa, dalla Legge regionale n. 22 del 16 dicembre 2008, in particolare l’obbligo di “rendere noti – recita il testo normativo – per estratto, nel rispettivo sito internet tutti gli atti deliberativi adottati dalla Giunta e dal Consiglio e le determinazioni sindacali e dirigenziali”.
Insomma, Comuni e Province sono obbligati a pubblicare tempestivamente sui loro siti istituzionali le delibere di Giunta e Consiglio e le determinazioni dirigenziali e sindacali. Nulla di impossibile, ma su questo punto le inadempienze, come vedremo meglio, sono tante e ciò nonostante la sanzione prevista sia il taglio dei trasferimenti da parte della stessa Regione: “L’inosservanza delle disposizioni – continua infatti lo stesso testo normativo – comporta la sospensione dei trasferimenti regionali a valere sul Fondo delle Autonomie locali”.
Una minaccia rimasta ignorata a tal punto che più di un anno dopo la stessa Chinnici diramava un’altra circolare, datata 24 luglio 2009, con la quale sollecitava le pubbliche amministrazioni a presentare documenti certificanti l’avvenuto adempimento delle norme regionali sulla trasparenza web: sollecitazioni anch’esse cadute nel vuoto.
Ed eccoci ai giorni nostri, cioè alla circolare pubblicata il 22 ottobre scorso che ha dettato disposizioni più precise e cogenti in sostituzione di quelle emanate nel luglio 2009: d’ora in poi infatti i Comuni saranno tenuti a “trasmettere apposita certificazione attestante l’avvenuto rispetto degli adempimenti” allo scadere di ogni trimestre solare (è proprio questa scadenza la novità principale) pena il taglio dei trasferimenti regionali. “L’aggiornamento del sito – si legge – è effettuato entro il primo giorno di ogni mese”.
Al primo giorno di ogni mese il cittadino, curioso dell’operato dell’amministrazione del Comune in cui risiede, dovrebbe dunque poter trovare sul sito istituzionale di riferimento tutti gli atti amministrativi degli organi di autogoverno locale e cioè le delibere di Giunta e Consiglio e le determinazioni sindacali e dirigenziali. Ma è proprio così? Il cittadino è effettivamente informato di ciò che più da vicino lo riguarda?
Abbiamo effettuato, nei primi giorni di novembre, una ricognizione sui siti istituzionali dei Comuni capoluogo siciliani per vedere quali sono le amministrazioni che informano regolarmente i cittadini e quali invece quelli che oggi dovrebbero incorrere nelle sanzioni minacciate dall’assessore Chinnici.
Partiamo dalle città isolane più popolose: Palermo, Catania e Messina. Il capoluogo di regione, come si evince dalla tabella, è in regola con gli adempimenti: gli atti amministrativi, dalle delibere agli adempimenti, sono aggiornati alla fine di ottobre e dunque un cittadino palermitano che, prescindendo da quelle che sono le quotidiane polemiche politiche, volesse farsi un idea degli atti reali e concreti adottati dalla propria amministrazione comunale potrebbe benissimo farlo.
Non è così per esempio per Messina: qui i cittadini navigano al buio, perché il sito sembra molto aggiornato ma in realtà è privo di contenuti: vi troviamo cioè tutti i titoli dei più recenti atti amministrativi, ma non il testo degli stessi, né in versione completa né in stralci come invece previsto dalla legge. Il sito del Comune etneo ha invece gli atti aggiornati a metà: troviamo le determinazioni dirigenziali e le delibere di Consiglio, ma non le determinazioni sindacali e le delibere di Giunta.
E gli altri Comuni? I cittadini ennesi sono ben aggiornati sulle determinazioni sindacali e dirigenziali, ma poco o nulla sanno delle delibere di Giunta e Consiglio: la stessa ambivalenza la riscontriamo nel sito del Comune di Caltanissetta. Trapani ed Agrigento ci tengono ben aggiornati su tutto, tranne che sulle delibere consiliari, mentre a Siracusa le uniche ad essere più o meno aggiornate e visibili sul web sono le delibere di Giunta.
La palma d’oro va infine a Ragusa, che tiene aggiornati pressoché giornalmente i propri cittadini su tutti gli atti amministrativi. Il bilancio finale è di soli due Comuni totalmente adempienti (Palermo e Ragusa), di sei adempienti solo a metà e di uno totalmente inadempiente (Messina): un bicchiere più mezzo vuoto che mezzo pieno.
 

 
Dietro l’opacità può celarsi il malaffare
 
CATANIA – Semplice “menefreghismo” o volontà di nascondere se stessi e i propri atti agli occhi della pubblica opinione?
Cosa c’è dietro l’inadempienza di  molte pubbliche amministrazioni rispetto all’obbligo di pubblicare online gli atti amministrativi non è facile da decifrare; ciò che è certo è che viene leso il diritto dei cittadini che vivono in regimi democratici ad essere tempestivamente informati sull’operato di chi li governa o li amministra. Anche e soprattutto via internet, che sta divenendo e diverrà sempre più il mezzo di comunicazione più utilizzato anche per le comunicazioni ufficiali. Non a caso il concetto di “posta elettronica certificata”, un’altra nota dolente delle nostre autonomie locali, sta divenendo di uso sempre più comune.
Il cittadino così come si informa sul web, e non più all’albo pretorio, riguardo all’esito di bandi e concorsi pubblici, allo stesso modo deve avere la possibilità di sapere cosa stanno facendo i prorpi rappresentatnti politici più diretti, come utilizzano ad esempio il denaro proveniente anche dalle proprie tasche.
Dietro la non pubblicazione online delle delibere di Giunta e Consiglio e delle determinazioni sindacali e dirigenziali potrebbe infatti esserci il tentativo di celare agli occhi dei cittadini più giovani ed informati lo sperpero di denaro pubblico, o l’adozione di atti non corretti o altro.
Per fugare quindi questi ed altri dubbi politici ed amministratori inadempienti pubblichino online al più presto i propri atti.

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