PALERMO – Esperti e studenti si sono confrontati sullo “stato di salute” dell’autonomia regionale, sull’attualità del ruolo della Regione e su come i cittadini lo percepiscono. Hanno partecipato al confronto circa 150 fra studenti universitari e di licei classici. In particolare, quelli dell’ “Umberto” di Palermo e del liceo “Bonaventura Secusio” di Caltagirone, da tempo impegnati in un percorso che, partendo dalla Costituzione del 1812 e passando per lo statuto, li faccia riflettere sulla politica, sulle riforme e sulle istituzioni. L’autonomia speciale della Sicilia deve essere sì rivista, ma in modo amichevole, non aggressivo. E bisogna avere anche il coraggio di modificare quello che non va bene. E’ quanto ha dichiarato Ugo De Siervo, Presidente emerito della Corte Costituzionale, nel corso del suo intervento al convegno sul tema “L’autogoverno della Sicilia, dai modelli storici all’autonomia statutaria”, organizzato dall’Assemblea regionale siciliana, impegnata nelle celebrazioni del Bicentenario della Costituzione del 1812. Il convegno si è tenuto ieri mattina nella Sala Gialla di Palazzo dei Normanni. Al tavolo dei relatori oltre a Ugo De Siervo che ha parlato sulle origini e le motivazioni dello statuto siciliano c’erano Beatrice Pasciuta, ordinario di Storia del diritto medioevale e moderno all’Università di Palermo, che ha messo a paragone la Costituzione del 1812 con i modelli europei, Peter Leyland, professore di Diritto pubblico dell’Università di Londra, massimo esperto di “devolution” nel Regno Unito, che ne ha illustrato le dinamiche e come gli inglesi stanno vivendo la prospettiva di separazione della Scozia. Ha introdotto i lavori il segretario generale dell’Assemblea, Giovanni Tomasello, mentre il moderatore è stato Giuseppe Verde, ordinario di Diritto costituzionale all’Università di Palermo. A fare da cornice la mostra allestita nel piano parlamentare, “Sicilia 1812. Laboratorio costituzionale”, visitabile al termine dei lavori. Nel corso del confronto è emerso che gli studenti credono nella specialità siciliana, ma che ritengono sia necessaria una sua rivisitazione alla luce di una nuova realtà polita sociale ed economica. (rp)
