Caos rifiuti e discariche bloccate, mentre il Piano dev’essere rifatto - QdS

Caos rifiuti e discariche bloccate, mentre il Piano dev’essere rifatto

Rosario Battiato

Caos rifiuti e discariche bloccate, mentre il Piano dev’essere rifatto

venerdì 12 Novembre 2010

In Sicilia cresce l’emergenza tra cumuli di spazzatura e Comuni morosi con le società di smaltimento. Nel testo tanti buoni principi e poche soluzioni. Confronto con la Protezione Civile

PALERMO – Ancora notti di caos per i rifiuti in Sicilia. La questione sembra ben lontana d all’essere risolta e sull’aggiornamento del Piano si addensano pericolose nubi romane che lasciano intendere che almeno così com’è stato presentato difficilmente potrà trovare accoglimento.
Palermo ha passato un’altra delle sue notti tra immondizia e roghi, cartina di tornasole dello sfacelo di una Regione che senza interventi seri e strutturali non potrà risollevarsi e superare una delle grandi emergenze di questo decennio.
In questi giorni, come in una sorta di replica ossessiva, le discariche isolane, perlopiù gestite da privati, stanno bloccando il flusso dei rifiuti in entrata data la cronica morosità dei Comuni. Sta accadendo a Motta Sant’Anastasia, dove la società Oikos, proprietà della famiglia Proto, tra settembre e ottobre ha accumulato crediti per poco meno di due milioni di euro. A fronte di questa situazione anche il Piano, salutato come la panacea di tutti i mali a Palermo, ma più cautamente valutato non proprio rivoluzionario anzi per certi aspetti ridondante e poco attento alle dinamiche gestionali ed economiche dalle pagine di questo giornale, appare deludente.
Si tratta di una splendida elencazione di principi assolutamente accettabili e condivisibili, di dati peraltro neanche recenti, e di buone azioni di massima da compiere sul piano dell’impiantistica e della differenziata, ma senza itinerari specifici e farcito di cifre, come il 35% di differenziata da raggiungere entro il 2011, ma sottovalutando aspetti di natura squisitamente tecnica. Insomma per un aggiornamento varato da due squadre di super-tecnici è sembrato davvero poco, e così deve essere parso anche ai tecnici della Protezione Civile.
Il governatore però annuncia battaglia anche perché sul futuro del piano si gioca una buona fetta della credibilità del Governo regionale e l’opposizione è già pronta ad affilare le armi in un periodo particolarmente turbolento anche a seguito delle recenti questioni giudiziarie che hanno lambito la figura di Lombardo. “Stiamo discutendo il Piano rifiuti con la Protezione Civile che, secondo quanto prevede l’ordinanza del governo, dovrà esprimere l’intesa ma che, in questa fase non può certamente bocciarlo”.
Le rassicurazioni presidenziali non sembrano però convincere i tecnici di Bertolaso che, a quanto pare, avanzano seri dubbi sulla praticabilità e sull’efficacia del piano. Giosuè Marino, l’erede di Russo  all’Energia e ai Pubblici servizi, e Pietro Lo Monaco, dirigente regionale della Protezione Civile, sono stati a Roma per verificare gli appunti della Protezione Civile, prima che il Piano arrivi al ministero dell’Ambiente. Nel mirino degli uomini di Bertolaso le discariche (ne sono previste dieci per la fase emergenziale del piano e altre sette per il 2013) che anziché divenire porzione marginale dello smaltimento saranno in qualche maniera ancora protagoniste per gli anni futuri (88% dei rifiuti smaltito direttamente in discarica in Sicilia) mentre la strada da intraprendere dovrebbe essere quella di una impiantistica più equilibrata che sappia ricavare ricchezza dai rifiuti passando dagli impianti di compostaggio ai valorizzatori di energia. Su quest’ultimo punto il piano promette di intervenire, ma si tratta di affermazioni di massima dove mancano gli effettivi agganci con la realtà.
Intanto Lombardo spiega che proprio Marino sta lavorando alla sistemazione del piano secondo i rilievi della Protezione Civile. “La sintesi di questo lavoro – ha spiegato il governatore – sarà sottoposta al ministero dell’Ambiente. La nostra è una impostazione trasparente, che ha messo fuori un intero sistema che sconfinava nell’illecito ed è fondata sulla raccolta differenziata e sul trattamento dei rifiuti fino alla eliminazione, con le tecnologie più moderne, compresa la termovalorizzazione per la produzione di energia e la pirolisi”. I tempi sono sempre più stretti e questo caldo autunno dei rifiuti potrà sfociare in un altrettanto infuocato inverno.
 


Dieci domande al professore Beniamino Ginatempo, ordinario di Fisica  all’Università di Messina, aderente a Rete Rifiuti zero Messina

Qual è la novità più importante della riforma?
“Sicuramente il recepimento della direttiva europea 2008/98/CE che prevede 5 fasi con  una gerarchia rigorosa di applicazione. In dettaglio le prime tre fasi impongono 1) riduzione, 2) riuso e recupero, 3) riciclo, le 4 R della Strategia Rifiuti Zero. I rifiuti residui (RUR) dopo queste tre fasi vanno a 4) Recupero energetico (produzione di CDR e cogenerazione di calore) e 5) Smaltimento in discarica o in inceneritori tradizionali. Il puntare sulle prime tre fasi con una raccolta differenziata domiciliare potrebbe ridurre i RUR ad una quota marginale”.
C’è da preoccuparsi in termini ambientali per gli impianti di valorizzazione energetica o per gli smaltimenti nei cementifici o negli altiforni previsti dalla riforma?
“Purtroppo sì, come in tutti i processi di combustione. Si pensi che negli USA il cemento prodotto con CDR da rifiuti deve essere obbligatoriamente indicato nella confezione, per consentire ai cittadini contrari  all’incenerimento di non acquistarlo”.
Esistono impianti di valorizzazione energetica per cui i cittadini non debbano preoccuparsi degli effetti sulla loro salute?
“Nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma. Pertanto ogni attività umana (comprese produzione industriale e consumo) è una trasformazione di massa in altra massa e/o di energia in altra energia. Visto che né la massa né l’energia possono essere distrutte o create dal nulla, nelle loro trasformazioni è inevitabile uno sfrido, cioè se ne ottiene una parte non più utilizzabile. Questo avanzo è l’inquinamento. Il pericolo per la salute pubblica sta non tanto nell’inquinamento ma nel fatto che i suoi livelli possono andare fuori controllo: si pensi  all’emissione di gas serra ed alle conseguenti alterazioni climatiche. Quanto alla valorizzazione energetica, cioè alla energia termica ottenibile dalla combustione dei rifiuti, bisognerebbe misurare se questa è di più di quella necessaria per la produzione del CDR, per il trasporto agli impianti e per lo smaltimento delle ceneri e gas prodotti, altrimenti non è valorizzazione ma ulteriore spreco. Andrebbe pure valutata la valorizzazione economica dei materiali recuperabili: si guadagna più con l’energia prodotta incenerendo o con il riciclo di quegli stessi materiali?”
Perché il nuovo piano prevede altre discariche da costruire anche per il 2013?
“Forse per sfiducia nei siciliani e nei loro amministratori, gli estensori del piano correttamente si saranno chiesti cosa accadrà se la raccolta differenziata non decollerà come desiderabile (e necessario). In tal caso i rifiuti vanno nascosti da qualche parte”.
Esisterà in futuro la possibilità di avere una domiciliarizzazione del servizio di raccolta?
“È solo un problema di volontà politica ed organizzazione. Esistono persino vari metodi brevettati che consentono ai comuni grandi risparmi, se non addirittura guadagni. Si pensi che non ci sarà bisogno di cassonetti da pulire e sostituire periodicamente, non serviranno compattatori che si guastano e vanno riparati, ecc.. In più si potranno creare posti di lavoro”.
Se negli ultimi dieci anni la Sicilia non ha raggiunto una differenziata di livello nazionale la colpa è stata dei cittadini o delle Istituzioni che non hanno provveduto a realizzare impianti adeguati per lo smaltimento?
“Principalmente delle Istituzioni. I cittadini sono stati pregati di usare i cassonetti per carta, plastica, metalli e vetro ovvero di portare a loro spese i materiali che hanno recuperato alle isole ecologiche (qualora le trovino aperte!). A chi lo ha fatto, per senso civico, nessuno ha mai detto anche un solo grazie, anzi gli si è fatta pagare la stessa bolletta di chi non si è mai preoccupato di differenziare. Le istituzioni dovrebbero operare per far pagare i rifiuti indifferenziati a Kg, con rimborsi per ogni Kg di materiale recuperato, in modo da creare per cittadini, imprese ed esercizi un diretto interesse economico nella raccolta differenziata”.
Il 35% di differenziata da raggiungere per il 2011 è un obiettivo ragionevole e alla portata?
“Sì. Esistono macchinari che possono recuperare anche il 40% dal “tal quale”, ma c’è il problema di finanziarne l’acquisto, di trovare aree, servirle di strade, acqua, elettricità, ecc., nonché le procedure burocratiche relative. Ma senza troppi costi, dato che il 55-60% almeno degli RSU sono imballaggi inutili recuperabili facilmente con le sole mani dei cittadini e degli operatori ecologici, con la raccolta domiciliare si potrebbe arrivare prestissimo almeno al 50%. L’obiettivo è dunque ragionevole ed alla portata, ma è necessaria la volontà politica e l’impegno degli amministratori”.
Possiamo dire che con questo aggiornamento, qualora venisse approvato, il rischio di una "situazione Campania" sarebbe scongiurato in Sicilia?
“In teoria, sì. Ma non bisogna sottovalutare le difficoltà. Lo smaltimento dei rifiuti è un enorme affare, ed i rifiuti “fanno gola” sia alla lobby degli inceneritori che alla lobby delle discariche, oltre che alle ecomafie. È prevedibile, dunque, aspettarsi grosse resistenze alla realizzazione del piano. Comprese le emergenze “provocate”.
Quando finirà l’era dei 27 Ato (dovranno essere 10 secondo la l.r. 9/2010) che tanti danni hanno procurato alle nostre tasche?
“Si spera il 31 dicembre prossimo. Nella legge 9/2010 gli Ato sono ridotti ad una delimitazione geografica (9 province e le isole). Saranno sostituiti dalle Società di Regolamentazione Rifiuti (SRR). Ciò ridurrà certamente i costi gestionali e di personale, ma non mi è affatto chiaro se tali società avranno l’operatività necessaria per affrontare il problema. Penso alla provincia di Messina che ha 108 comuni ed un territorio complicato. Penso al fatto che un sindaco “svogliato” potrà sempre accusare le SRR di inefficienza, come faceva, con ottime ragioni, con l’ATO. Un nodo politico del problema dei rifiuti sta nella responsabilità diretta degli amministratori e finora si è sempre giocato allo scaricabarile”.
Un servizio più razionale farà anche diminuire il peso delle bollette sulle tasche dei cittadini?
“La logica farebbe dire di sì. 1) Raccolta differenziata dell’umido = niente più puzza nelle strade, compostaggio e risorse economiche; 2) Recupero di materiali pregiati = meno costi di smaltimento e risorse economiche; 3) Meno rifiuti indifferenziati in discarica = meno costi ambientali e sanitari; 4) Meno rifiuti indifferenziati = bolletta più leggera (con una tariffazione equa); 5) Meno rifiuti = più qualità della vita”.

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