“La realtà di Catania non è dissimile da altre realtà del Meridione. Definisco Catania una Napoli in miniatura con proporzioni diverse, ma con problemi comuni: da quelli più pratici di caos, traffico, sporcizia, a quelli più consistenti di una pervasiva presenza della criminalità organizzata e criminalità comune anche se rappresentano due problematiche differenti”.
“Il Corpo si occupa prevalentemente di criminalità economica, ma anche di Polizia giudiziaria. Le nostre qualifiche di ufficiali e agenti di Polizia tributaria ci caratterizzano. Il nostro ruolo è specifico come organizzazione di Polizia tributaria dal punto di vista investigativo, ma rivestiamo anche il ruolo di Polizia giudiziaria che ci obbliga ad una dipendenza funzionale dall’autorità giudiziaria. L’autorità giudiziaria ci delega per indagini consistenti, dalla bancarotta fraudolenta alla truffa ai danni dell’Ue. Al bilancio nazionale non possiamo esimerci. Uno dei nostri principali obiettivi è quello della tutela della spesa pubblica riferibile al bilancio dell’Ue, degli Enti locali, delle Regioni”.
“La nostra attività è mirata a obiettivi in termini di qualità e di quantità, stabiliti dal Ministro, e devono essere rispettati soprattutto la lotta all’evasione e all’elusione fiscale. Poi c’è un margine di discrezionalità e in quel margine s’inserisce l’abilità degli uomini, elementi di una squadra che deve risultare vincente”.
“Catania presenta mali concernenti la spesa pubblica. C’è una insana gestione della cosa pubblica, una presenza qualificata della criminalità organizzata che a Catania non è indifferente. Abbiamo tutti gli strumenti a disposizione per la lotta ai patrimoni mafiosi. Togliere il patrimonio ad un mafioso è togliere l’ossigeno. La galera per un criminale è un fatto d’onore, è quasi una routine, mentre togliere il sostentamento, per la famiglia e per l’entourage, gli stronca le gambe”.
“I reati sono finalizzati al controllo degli appalti pubblici, estorsioni, traffico di stupefacenti. Avendo comandato per tre anni il Comando provinciale di Reggio Calabria, posso fornire un confronto con Catania: le infiltrazioni nell’apparato della Pa ci sono e ci sono state, ma la percezione di una realtà criminosa come la microcriminalità caratterizzata da scippi, dalle rapine, quì, è più sentita dall’opinione pubblica. Seppure solitamente si presentano dati eclatanti realizzati dalle Forze dell’ordine su sequestri di quantitativi di droga, giusto per fare un esempio, la gente omune presta attenzione soprattutto alla microcriminalità che può coinvolgerla direttamente”.
“Obiettivo principale è la lotta all’evasione fiscale e garantiremo l’impegno anche nel 2011. Aumenteremo l’impegno in termini di utilizzo del personale, con incremento dei controlli centralizzati o attività d’intelligence pura sul controllo economico del territorio. Non solo la repressione dei fenomeni di criminalità economica, ma l’acquisizione di spunti di informazione che ci consentono di individuare forme di evasione fiscale e contributiva e l’attenzione va al mondo del lavoro in nero di cui si deve tener conto. I settori più colpiti sono l’agricoltura, l’edilizia, la ristorazione e quello turistico-alberghiero. Se ci riferiamo al lavoro nero, si punta su agricoltura, edilizia e ristorazione con un impiego indiscriminato di cittadini extracomunitari non assunti”.
“Non riscontriamo particolari difficoltà in tal senso, lo abbiamo fronteggiato e bloccato in territori difficili come quello di Rosarno, continueremo con lo stesso principio di contrasto al fenomeno”.
“Siamo sotto organico, ma ciò non comporta una diminuzione della capacità operativa, basta sapere calibrare le forze, distribuirle e puntare sulla qualità del personale selezionando quello più idoneo e motivato: per certi interventi sono sufficienti poche unità”.
“A Catania soffriamo di un’età media del personale più alta rispetto alla media nazionale. Tra i vantaggi ci sono l’esperienza, la maturità e non manca la motivazione che è sorprendente fra il personale più anziano. Tra i difetti, il fatto che questi uomini vanno via tra pensionamento e prepensionamento. In due anni a livello nazionale abbiamo perso 6-7 mila uomini, e non è poco. Le nuove leve che ho istruito e che arriveranno da febbraio sono qualitativamente eccellenti e saranno operativi immediatamente. La Scuola Ispettori de L’Aquila da cui provengo, da un paio d’anni, ha rimodulato l’attività di addestramento, puntando sull’addestramento pratico, oltre a quello teorico e giuridico pregiandoci di avere come docenti magistrati d’eccellenza. Affinché i nuovi marescialli possano essere operativi, li abbiamo addestrati simulando praticamente l’attività operativa di un reparto tipico della GdF. Prima del terremoto de L’Aquila avevamo creato nella nostra scuola un reparto operativo tipico, come simulatore che ricreava gli uffici di una brigata”.