Nel 2009 il traffico merci – secondo l’ultimo rapporto della Banca d’Italia della sede di Palermo – nei porti siciliani è calato complessivamente del 4,1%, mentre nel 2008 il dato era andato in negativo del 7,4%. Tra i porti principali proprio quello di Messina ha registrato una contrazione del 10,8% del traffico passeggeri, premettendo a questo dato che nel porto della città dello stretto si concentra il 60% del traffico passeggeri totale.
Anche qui occorre fare dei distinguo in quanto le buone notizie riguardano solo il trasporto nazionale cresciuto sia in termini di voli sia di clientela (rispettivamente 5,3% e 5,7%) mentre il numero di voli internazionali è calato del 9,2 per cento, con una riduzione del 6,3 per cento per i passeggeri. Sin qui lo stato dell’arte.
“Da quattro anni – ha spiegato Giuseppe Campione, direttore generale GMC – predico l’esistenza di una strategia dell’abbandono da parte di Trenitalia mentre noi ci stiamo opponendo e abbiamo intenzione anche di aumentare la nostra attività. Abbiamo le licenze per merci e passeggeri, così a dicembre inizieremo con le prime mentre per i secondi prima dell’estate 2011. Avremo treni nuovi e tecnologici che non saranno paragonabili a quelli di Trenitalia, perché la Sicilia merita un servizio al pari dei treni da Napoli in su”. Proprio sui treni sembra giocarsi l’assetto dei trasporti dell’Isola nel futuro.
Nel primo caso la necessità di razionalizzare, in quanto attualmente dei quattro scali, più un ipotetico quinto che dovrebbero aprire a Comiso, solo Catania Fontanarossa (5,5 milioni di passeggeri e quinto in Italia), il Falcone-Borsellino di Punta Raisi a Palermo (4,5 milioni di passeggeri) e parzialmente il Trapani Birgi (poco più di un milione di passeggeri) riescono a mantenere una media sostenibile mentre a Lampedusa e Pantelleria il traffico è quasi esclusivamente estivo, pertanto si resiste in inverno solo con i contributi della Regione per i residenti. Nel secondo caso la necessità di un potenziamento della rete ferroviaria visto che attualmente Trenitalia continua a lanciare segnali di dismissione. Le perplessità giungono direttamente dal comitato pendolari di Giosuè Malaponti, infatti nonostante lo stop momentaneo dei tagli ai treni a lunga percorrenza, restano ancora dubbi sul contratto di servizio, sui rincari e sul trasporto dei treni regionali. Sul tavolo delle trattative ci sono i 50 treni regionali che potrebbero saltare e il taglio del 3% di 11 milioni di km/treno realizzati attualmente in Sicilia, al cambio degli orari del 12 dicembre 2010, pari a 330 mila km/treno.
Tuttavia, ha osservato Panettoni, “per effetto dell’elasticità della domanda, oltre una determinata soglia di aumento tariffario, più cresce il prezzo del biglietto meno persone prendono i mezzi pubblici”. I prezzi di biglietti e abbonamenti nelle diverse regioni e città sono molto simili nonostante contesti economico-sociali e produttivi profondamente diversi. Il prezzo del biglietto a tempo più alto è in Umbria (1,25), Sicilia (1,21) e Friuli Venezia Giulia (1,19), mentre il più basso è in Calabria (0,84), Puglia (0,91) e Trentino Altro Adige (0,98). Il rapporto abbonamento mensile/reddito mensile (dati 2010) varia dall’1,38% del Trentino Alto Adige, al 2,52% dell’Umbria, al 2,48% della Sicilia all’1,43% in Lombardia e all’1,40% nel Lazio.