PALERMO – Perché 7 mila operatori distribuiti per centinaia di enti di formazione in tutta la Sicilia? Ne servivano così tanti? E poi saranno distribuiti e collocati secondo le proprie attitudini?
A questi e a tanti altri interrogativi cercherà di rispondere l’assessorato regionale al Lavoro e alla Formazione professionale che ha avviato la fase di verifica interna a tutti gli enti di formazione siciliani per risalire con esattezza al numero dei dipendenti ad tempo determinato e indeterminato che nel tempo sono stati utilizzati. Si tratta di una sorta di briefing che ha tutta l’intenzione di capire quali sono oggi le esigenze del mondo della formazione e soprattutto quali sono gli effettivi costi che ogni anno la Regione è chiamata a sopportare per garantire quantomeno quei dipendenti che sono a tempo indeterminato e che quindi sono tutelati dal contratto collettivo nazionale di lavoro.
Dal dipartimento della Formazione professionale della Regione Sicilia sono state emanate le direttive a cui si dovranno attenere gli enti di formazione con l’obiettivo di arrivare ad una uniformità di informazione e per adeguare a standard qualitativi ottimali la gestione delle risorse umane. È stato sottoposto un questionario a cui gli enti dovranno rispondere entro il 20 luglio prossimo ed inviare agli uffici preposti dell’assessorato regionale alla Formazione professionale via e-mail.
Per l’esattezza sono due i questionari: uno riguarda il personale docente in forza all’Ente di formazione a tempo indeterminato, l’altro invece riguarda il personale amministrativo impiegato con la stessa formula contrattuale. Nel primo caso si richiedono informazioni sulla data di assunzione del dipendente, la qualifica o mansione, il livello, le ore contrattuali mensili, la percentuale di impegno negli obiettivi Form, Fas, FCeFP in percentuale. Ed ancora il titolo di studio, gli attestati e certificati di qualifica, l’importo complessivo, mensile, dello stipendio base e contingenza, gli scatti sempre mensili congelati e tutta una serie di indennità e costi di gestione del singolo dipendente. Si chiedono informazioni anche sul personale a tempo indeterminato.
Anche in questo caso si dovranno verificare tutta una serie di requisiti per arrivare soprattutto a quantificare i costi che gli enti di formazione sono chiamati a “sopportare”. L’impressione è che la Regione abbia tutta l’intenzione di chiudere i rubinetti e porre fine ai contratti a tempo lì dove possibile.
Si è arrivati a questo monitoraggio dopo il caso esploso sulla bocciatura del Prof 2009 emanato dall’allora assessore Carmelo Incardona, stoppato dal Presidente della Regione Raffaele Lombardo perché non avrebbe incluso alcuni enti storici e promosso altri enti “novelli”. In questo modo la spesa si sarebbe ulteriormente allargata e la Regione non ha più queste possibilità evidentemente. Effettivamente allo stato attuale in bilancio sono appostati poco meno di 200 milioni di euro per finanziare progetti di enti di formazione che, secondo le previsioni di spesa, dovrebbero invece costare alla fine dell’anno qualcosa come 250 milioni di euro. Una grana di non poco conto su cui il governo siciliano è chiamato a mettere una pezza facendo degli storni di capitolo. Ma non sarà facile, politicamente, dopo l’azzeramento della giunta e la rottura di Lombardo con una parte della maggioranza costituita da Pdl e Udc.