La Sicilia automobilistica “estromessa” dal resto d’Italia - QdS

La Sicilia automobilistica “estromessa” dal resto d’Italia

Sebastiano Ambra

La Sicilia automobilistica “estromessa” dal resto d’Italia

martedì 30 Novembre 2010

Una faccenda legata a 9 euro che il ministero dei Trasporti vorrebbe dalla Regione Siciliana per ogni revisione. Alla base di tutto un problema di comunicazione e la Polizia non esita a fare i verbali

CATANIA – “Tutto è cominciato il 17 agosto 2009, e poi è spuntato il ministero dell’Interno”. L’ingegnere Anfuso, dirigente del Servizio Veicoli della Motorizzazione Civile di Catania, non ha moltissimo tempo per parlare – “devo fare esami”, precisa – ma ci tiene comunque a provare a fare chiarezza, perciò parte da lontano. Perché la questione della Sicilia automobilistica in qualche modo estromessa dal resto d’Italia è questione delicata. “Diciamo che è una faccenda burocratica, ma credo nasca dalla cattiva informazione”.
Succede, per farla breve, che gli automobilisti che varcano lo Stretto in direzione Nord possono trovarsi improvvisamente senza carta di circolazione. “In diversi casi è successo: la polizia stradale ha fatto il verbale e sequestrato la carta di circolazione. Ma sono i casi più estremi”. Già, e il bello che gli automobilisti non hanno un briciolo di colpa.
La faccenda è legata a sole 9 euro, 9 euro che il ministero dei Trasporti vorrebbe dalla Regione Siciliana per ogni revisione. Partendo da lontano si scopre che quell’estate del 2009 il ministero dei Trasporti fece “una modifica nella stampa dei cedolini: in pratica la Sicilia li stampa in proprio scrivendoci sopra ‘Regione Siciliana’. Essendo regione autonoma – spiega Anfuso – tutte le somme per diritti vengono incamerate dall’amministrazione regionale, perché la Regione fa tutto in proprio, stampando in proprio pure quella striscetta della revisione.
Questo però ha fatto sì che non venisse trasmessa la notizia della revisione all’Archivio Nazionale Veicoli, sebbene la Sicilia avesse provveduto a comunicare al ministero dei Trasporti, a quello dell’Interno e alle forze di polizia la notizia. Infatti – continua – non è che la polizia stradale siciliana sia diversa da quella del resto d’Italia… Solo che in Sicilia chi controlla gli automobilisti si collega online col portale dell’UniCredit, ossia il sito che attraverso l’inserimento del numero di targa e del codice antifalsificazione permette di accertare l’effettiva revisione del veicolo siciliano, mentre dalla Calabria in poi questo non avviene”.
Ecco spiegato il problema legato al ministero dell’Interno: in pratica oltrestretto la polizia non fa il controllo tramite UniCredit, ma si basa sul controllo nell’Archivio Nazionale Veicoli, e in quel caso sorge chiaramente il problema. “Per fortuna sono in molti a contattarci per accertare l’avvenuta revisione, evitando il sequestro della carta di circolazione”. In effetti suona davvero strano che chi ha pagato regolarmente debba venir punito, sommando al danno pure l’ulteriore beffa di dover subire tutto questo, come detto, per soli 9 euro: “C’è un contenzioso di 9 euro ad automobile fra ministero dei Trasporti e Regione Siciliana: fino a quando non verrà risolto, il problema ci sarà, ma se la polizia adeguasse i controlli evitando il database nazionale e basandosi sul portale UniCredit gli automobilisti non si vedrebbero messi in mezzo”.
Già, una questione di denaro e di competenze fra Stato e Regione. A guardare bene si nota l’embrione del federalismo.
 


Cosa rischia l’automobilista che varca i confini regionali
 
CATANIA – Potrebbe ammontare a 900 euro la multa per chi da Messina si reca a Reggio Calabria con un’automobile revisionata in Sicilia, e a ciò potrebbe essere aggiunto il sequestro della carta di circolazione, il sequestro della vettura e – dulcis in fundo – la contestazione del reato di falsificazione in atto pubblico. Gli automobilisti siciliani corrono un rischio mica da niente nel provare a superare lo Stretto, e tutto perché lo Stato e la Regione Siciliana non riescono a trovare un accordo sulle competenze riguardo le somme previste per i diritti di motorizzazione. Ecco, quindi: l’Isola da una parte, che afferma che le spese di gestione della motorizzazione sono a carico suo, e lo Stivale dall’altra, che sostiene che l’importo è adducibile ad una tassa stabilita con legge nazionale e che, pertanto, i soldi debbano andare al ministero dei Trasporti. In mezzo ci stanno gli automobilisti, come il povero agrigentino che di recente nella capitale si è visto appioppare una sanzione con tanto di sequestro. La sua è stata considerata una revisione fantasma, sebbene il poveretto avesse tutte le carte in regola. Le carte, già: tra moderni portali telematici che sostituiscono gli sportelli e leggi che portano appellativi molto poco italiani, come la ben nota Devolution, rischiamo di perdere la testa. O, meglio, il portafogli.

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