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Cassazione: “Fu un missile ad abbattere il Dc-9 dell’Itavia”

ROMA – La terza sezione civile della Corte di Cassazione ha respinto un ricorso presentato dal Ministero della Difesa e delle Infrastrutture e Trasporti, sostenendo che i parenti delle vittime del disastro vanno comunque risarciti. Secondo i magistrati della Cassazione, “è abbondantemente e congruamente motivata” la tesi che fu un missile ad abbattere il Dc-9 dell’Itavia il 27 giugno 1980. La Cassazione ha confermato anche che il controllo dei radar sui cieli italiani non era adeguato e si tratta di una decisione che può essere definita “storica” in quanto i magistrati per la prima volta hanno stabilito che l’aereo, sul quale viaggiavano 81 persone, fu colpito in seguito ad uno scontro tra caccia militari. Si tratta di un nuovo capitolo per un vicenda sulla quale la magistratura italiana si è impegnata in una serie di procedimenti, alcuni avviati per ricercare le cause, gli autori e i responsabili della strage, altri per i depistaggi che già trent’anni fa emersero con chiarezza durante l’accertamento dei fatti. Gli autori materiali sono rimasti “ignoti” secondo l’istruttoria chiusa nel 1999 dal giudice Rosario Priore, ma siccome il reato di strage per il codice italiano non prevede la prescrizione, l’inchiesta potrebbe essere sempre riaperta. Per quanto riguarda i depistaggi, nel 2004 sono stati ritenuti colpevoli di alto tradimento i generali dell’aeronautica Lamberto Bartolucci e Franco Ferri, ma il reato, dopo oltre 15 anni, era caduto in prescrizione. I due generali ricorsero comunque in Appello, ottenendo nel 2005 un verdetto di assoluzione. Per quanto riguarda la parte civile, il Tribunale di Palermo, dopo tre anni di udienze, aveva condannato i Ministeri della Difesa e dei Trasporti al pagamento di circa 100 milioni di euro in favore dei familiari delle vittime: il cielo di Ustica non era controllato a sufficienza dai radar italiani e l’accertamento dei fatti fu apertamente ostacolato. Secondo la corte palermitana, il Dc-9 fu abbattuto nel corso di una vera e propria azione di guerra nei cieli italiani con la responsabilità di alcuni esponenti dell’Aeronautica Militare Italiana. Ieri la sentenza definitiva, almeno dal punto di vista civile della Cassazione, che ha respinto il ricorso del governo italiano.