“Il Marocco è un partner strategico dell’Ue con la quale intrattiene delle relazioni sempre più strette. Sin dall’inizio il Regno del Marocco è stato partner dell’Europa nel processo di integrazione, con un dialogo permanente, nonché relazioni stabilite da convenzioni. Gli allargamenti successivi per la costruzione europea, l’evoluzione dell’economia e della società marocchina, nonché l’emergenza di nuove sfide regionali hanno privilegiato il Marocco come partner dell’Unione europea, di cui condivide i valori volti a promuovere la democrazia e lo sviluppo economico e sociale. L’adozione dello Statuto Avanzato nel 2008 e l’ultimo summit svoltosi a Granada lo confermano. Lo Statuto Avanzato, quadro di relazione eccezionale riservato al Marocco, cristallizza, in effetti, l’impegno delle due parti nell’approfondire questa partnership. Esso permette di ammarare di più l’economia marocchina a quella europea, e a partire dal 2013, un accesso totale dei prodotti al mercato europeo. Il Marocco beneficia non solo di questo Statuto messo in azione dal Consiglio europeo nel campo della mobilità della manodopera con i paesi terzi, ma anche di una rafforzata cooperazione, che gli permette di essere associato in modo più stretto al mercato europeo e di decidere per il futuro comune.
La 9a riunione del Consiglio di Associazione Marocco-Ue tenutasi a Bruxelles questo 13 dicembre ha segnato l’arricchimento del quadro legale di cooperazione con la firma di tre accordi, la liberalizzazione dei prodotti agricoli, la partecipazione del Marocco ai programmi comunitari e l’istituzione di un meccanismo per regolare i contenziosi. Grazie alla condivisone con l’Ue degli stessi valori di democrazia e di diritti umani, la nostra partnership si estende in egual modo al dialogo politico e alla cooperazione giuridica e giudiziaria. Infatti, il Marocco è l’unico paese non europeo a fare parte del Consiglio dell’Europa e il primo partner dell’Ue ad istituire un Sottocomitato dei Diritti dell’Uomo e della buona Governance. Per l’Ue, l’obiettivo finale è quello di rendere il Marocco un punto di riferimento strategico fondamentale nelle sue relazioni con la zona Euromed, in tutti gli aspetti presenti e futuri”.
“Occorre innanzitutto ricordare che il contenzioso artificiale che oppone il Marocco all’Algeria, tramite il Fronte Polisario, in relazione alla sovranità marocchina sul Sahara, e che perdura da 35 anni rimane l’eredità del periodo della guerra fredda. Rispetto a questa questione, la classe dirigente algerina continua a riprodurre in modo meccanico le stesse visioni ideologiche e geostrategiche della guerra fredda. Di fronte all’impasse di questo contenzioso, il Marocco ha proposto nel 2007 una larga autonomia politica conforme agli standard internazionali che è stata accolta favorevolmente dalla comunità internazionale e che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha sempre definito nelle sue risoluzioni seria e credibile, chiedendo una soluzione politica negoziata e realista di fronte all’ostinazione dell’Algeria e del Polisario, che si aggrappa ad opzioni superate dalla Comunità internazionale, a causa della loro inapplicabilità. Le conseguenze di questa controversia non dovrebbero occultare il dramma umano che richiama la nostra coscienza e richiede un intervento rapido della comunità internazionale. Si tratta delle popolazioni segregate nei campi di Tindouf in Algeria, come ostaggi del Polisario.
La comunità internazionale deve intervenire per obbligare l’Algeria che ospita questi campi sul suo territorio a rispettare e fare rispettare il diritto umanitario internazionale permettendo all’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati di effettuare un censimento delle popolazioni e di garantire loro la libera scelta di movimento. Peraltro il costo di questo contenzioso, cioè l’assenza di un Maghreb quale entità regionale, è elevato per lo sviluppo delle popolazioni dei paesi appartenendo all’area mediterranea, poiché corrisponde secondo le stime economiche ad un -2% annuo sul tasso di crescita. Oltre al suddetto costo, il Maghreb potrebbe essere un’entità regionale solidale, indispensabile per l’instaurazione di una zona stabile, di pace e di progresso, in grado di garantire la sicurezza in questa area fondamentale per l’Europa, dove i rapporti di intelligence rapportano un ravvicinamento tra il fronte Polisario ed i terroristi di Al-Qaeda nel Maghreb Islamico”.
“Il Consolato del Marocco ha sviluppato azioni nel campo economico, culturale, ma anche politico dato lo Statuto di autonomia di cui beneficia la Regione Sicilia, e gode di ottimi rapporti di amicizia e collaborazione con le autorità locali. I rapporti politici sono soddisfacenti e le relazioni diplomatiche hanno portato allo scambio di visite istituzionali tra responsabili della Regione, rappresentanti dei poteri locali e responsabili ministeriali marocchini al fine di rafforzare i legami di amicizia e di cooperazione. Sulla stessa linea, si è avviata una cooperazione bilaterale tra i poteri legislativi che ha portato alla firma di un accordo di cooperazione tra l’Ars e la Camera dei Deputati marocchina. A livello economico, il nostro Consolato è spesso sollecitato da istituzioni ed enti locali – Comuni, Confindustria, banche – per presentare il Marocco e le opportunità d’investimento da esso offerte. Sono anche state organizzate delle missioni economiche in collaborazione con le sedi locali di Confindustria ed i Dipartimenti economici degli Assessorati regionali e provinciali”.
“Oggi, la globalizzazione dell’economia e la forte concorrenza vincolano lo sviluppo delle aziende all’internazionalizzazione. Il Marocco che offre un contesto sano per gli affari grazie ad un quadro economico e giuridico favorevole è a questo riguardo una vera piattaforma di competitività e di esportazione per le aziende italiane, in virtù di esoneri doganali, nei continenti americano, asiatico ed africano. Tali misure riguardano tra l’altro lo sviluppo di zone franche e di zone per l’esportazione, l’attivazione di un regime fiscale agevolato per lo sviluppo regionale, così come per le aziende esportatrici, il sostegno dell’occupazione, la riduzione dei costi di produzione, la protezione dell’ambiente e la semplificazione delle procedure”.