Per i piatti della tradizione natalizia l’obbligo di una tavola impeccabile - QdS

Per i piatti della tradizione natalizia l’obbligo di una tavola impeccabile

Per i piatti della tradizione natalizia l’obbligo di una tavola impeccabile

giovedì 23 Dicembre 2010

In Sicilia gli odori dell’arte culinaria si accompagnano all’estetica del banchetto: binomio perfetto per stimolare l’appetito. Il consiglio: colori neutri per la tovaglia così da mettere in risalto piatti, posate e bicchieri

CATANIA – Come ogni Regione d’Italia, anche la Sicilia ha le sue tradizioni con riguardo ai dolci e leccornie natalizie. Premettiamo che l’arte culinaria siciliana è espressione di vari componenti, che vanno dalla cultura contadina siciliana alla genialità delle locali monache di clausura circa la preparazione di apprezzati e fantasiosi dolci, a cui si aggiunge l’esperienza importata da parte di esperti pasticcieri svizzeri e l’impronta lasciata dalle varie dominazioni che si sono succedute in questa terra, con particolare riguardo a quella araba, cui fanno capo elementi come la cannella ed il pistacchio presenti in una varietà di leccornie.
Un tipico dolce natalizio siciliano è il buccellato un dolce che, tra gli altri ingredienti, prevede l’uva passa, fichi secchi, noci, nocciole, mandorle, miele e frutta candita, oltre ad uova, zucchero, latte, farina, ecc.
La sagra del buccellato per eccellenza è a Caccamo: un’occasione per celebrare questo prodotto tradizionale siciliano e la sua naturale genuinità. Passeggiando per le strade de paese, si ha quindi la possibilità di assaggiare le diverse varianti di questo dolce nelle pasticcerie. è un dolce dalle antiche origini, ha la forma di una grande ciambella di fragrante pastafrolla, bucherellata ad imitare un merletto della nonna. Il suo ripieno è tutto ispirato ai frutti tipici della terra di Sicilia, ed è un incanto per il palato.
Anche la tavola vuole l’addobbo a festa. Dal centrotavola natalizio alle tovaglie con nastri ricamati alla presenza di candele accese per presentare un banchetto impeccabile, buono e bello. Da sempre, infatti, una tavola ben apparecchiata è sinonimo di bellezza e di stimolo per l’appetito. Se in passato era facile ritrovare in questo periodo dell’anno la tovaglia damascata, i piatti di raffinata porcellana, l’argenteria lucidata a dovere, i preziosi bicchieri di cristallo (mai in lavastoviglie) e un centrotavola a base di frutta di stagione e rami di biancospino o pungitopo con le bacche rosse, oggi la vasta scelta del tovagliato (bianco, ricamato e colorato), dei bicchieri e delle posate (che possono essere messi in lavastoviglie) offre svariati spunti.
La tavola, ovviamente, va apparecchiata prima che gli ospiti arrivino e solo in loro presenza vanno aggiunte le bevande. La tovaglia non deve avere le pieghe del cassetto: va stirata e stesa bene sul tavolo. È indicato un colore neutro che ben si sposa con il centrotavola e che mette in risalto i piatti e le posate.
Se non volete utilizzare i tovaglioli del servizio che avete steso sulla tavola, abbinateli in base al tessuto, al colore e alla fantasia ricamata.
Se la cena è familiare, il tovagliolo può essere messo a sinistra del piatto o nei portatovaglioli. Se state apparecchiando per una cena più formale, il tovagliolo può essere piegato a triangolo e messo sopra il piatto o ripiegato a rettangolo e messo alla sinistra del piatto e comunque sotto le posate.
Oltre ai due piatti, si possono mettere eventuali sottopiatti che non vengono mai tolti durante tutta la cena. Raffinato e gradevole alla vista, il piattino per il pane posto a sinistra per evitare le briciole sparse sulla tavola.
Le posate vanno sistemate secondo l’ordine delle pietanze, dall’esterno verso l’interno: il coltello a destra insieme al cucchiaio; a sinistra del piatto vanno messe la forchetta del pesce e quella normale (nessuna eccezione neanche per i mancini).
I bicchieri si dispongono in ordine decrescente di grandezza: il più grande (per l’acqua), il più piccolo (per il vino). Ma si possono aggiungere un bicchiere per il vino bianco (più piccolo ancora) e un flûte per lo champagne. Bene la caraffa per l’acqua, no alla bottiglia etichettata.

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