Biomasse, l’alta potenzialità della Sicilia rimane nel cassetto - QdS

Biomasse, l’alta potenzialità della Sicilia rimane nel cassetto

Rosario Battiato

Biomasse, l’alta potenzialità della Sicilia rimane nel cassetto

venerdì 24 Dicembre 2010

L’agricoltura costituirà l’asse strategico per la riduzione delle emissioni nocive all’ambiente. Nonostante il patrimonio, l’Isola ne produce l’1,3% contro il 22,5% della Lombardia

PALERMO – L’agricoltura costituirà l’asse strategico per la riduzione delle emissioni. Lo conferma l’Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) durante i lavori del workshop “Efficienza energetica, rinnovabili e innovazione in agricoltura”. “Per la promozione di un’Agricoltura energeticamente efficiente, in linea con gli obiettivi europei 20-20-20 – ha spiegato Giovanni Lelli, commissario Enea – è necessario un Piano d’Azione specifico per il settore, definendo una sua collocazione stabile nell’ambito delle scelte di pianificazione regionale e nazionale e dello sviluppo economico sostenibile del Paese”.
Il cammino da compiere è ancora lungo. Secondo una nota informativa dell’Agenzia l’85% dell’approvvigionamento in agricoltura è da addebitare alla voce “energia fossile” e il 15% alla voce “energia elettrica”. Eppure l’agricoltura potrebbe divenire l’anello di congiunzione tra rilancio economico del settore e produzione di energia elettrica attraverso le biomasse vegetali. Nel bilancio energetico dell’Unione Europea le biomasse contribuiscono con una quota del 4% mentre l’obiettivo previsto per il 2010 è pari all’8%. La produzione nazionale stabilisce invece una partecipazione delle biomasse con un contributo di 5,2 Mtep alla produzione di energia primaria, con una copertura sui consumi totali di energia del 2,7%.
Andando in dettaglio: 4,0 Mtep riguardano la produzione di energia termica, 1 Mtep viene utilizzato per la produzione di energia elettrica e soltanto 200.000 tep per la produzione di biocarburanti (dati Enea, Enel, Coldiretti 2009).
Ad uscire realmente sconfitto dalla corsa alle biomasse è  proprio la Sicilia, tesoro di uno straordinario potenziale che resta nel cassetto. L’Isola potrebbe, infatti, sfruttare un patrimonio straordinario e far risollevare un settore in seria crisi. Andando sui dati concreti la regione insulare, secondo uno studio del 2007 realizzato da Unacoma (Unione Nazionale Costruttori Macchine Agricole) e da Itabia, l’associazione italiana per la produzione di biomasse, vanta un potenziale di 1.841 kt/anno e una disponibilità effettiva di 1.037 kt/anno, pari al 12,7% nazionale, e quindi la miglior posizione tra le regioni italiane. Ma il settore, appare lampante, non è affatto decollato. Così, mentre altre regioni, come la Lombardia crescono, l’isola è cristallizzata nel suo torpore.
Secondo l’ultimo rapporto GSE (Gestore dei Servizi Energetici) la produzione nazionale da B. Rb. B. B. (Biomasse, Rifiuti solidi urbani biodegradabili, Biogas e Bioliquidi) trova le cosiddette regioni in traino nella Lombardia (22,5%), e nell’Emilia-Romagna (14,9%), mentre la Sicilia, pur potendo disporre di una grande patrimonio agricolo, potenzialmente il più importante d’Italia, deve accontentarsi di un misero 1,3%. Andando nel dettaglio il confronto è impietoso: Palermo (0,7%), Catania (0,6%), Milano (5,2%), Brescia (6,5%) e Pavia (5,2%). Ma anche il settore dei biocarburanti – sul punto il Pears è parso ai più già “vecchio e antiquato” quando è stato partorito – sarebbe di grande interesse economico: tra il 2007 e il 2008 il fatturato del settore è raddoppiato passando da 559.409.164 euro a 1.215.967.300 euro.

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