Denuncia del sindacato di Messina: delle 4.500 unità di lavoro previste, 4.000 richiedono specializzazione. Necessario avviare con la Scuola edile un percorso formativo per colmare questo gap
MESSINA – I lavoratori della provincia di Messina rischiano di rimanere tagliati fuori dalla realizzazione del Ponte sullo Stretto. Lo denuncia la Fillea di Messina, la categoria della Cgil che segue il settore dell’edilizia, e che attraverso il suo segretario generale Biagio Oriti lancia l’allarme.
“Ad oggi, nonostante i ripetuti annunci circa opere compensative e imminenza dei lavori, la Stretto di Messina non ha ritenuto di incontrare né di confrontarsi con le parti sociali, le organizzazioni sindacali e l’Ance, di Messina, cioè chi rappresenta i lavoratori e le imprese del territorio. A differenza di quanto invece è già stato fatto in Calabria dove si è già giunti alla firma di un Protocollo sulla legalità”.
A preoccupare maggiormente il sindacato, le stime relative alle professionalità che verranno coinvolte. Delle 4457 unità previste infatti, circa 4 mila riguardano operai con specializzazioni non sempre presenti in provincia di Messina. Nella nostra provincia infatti, su circa 8 mila iscritti alla Cassa edile provinciale – ente paritetico fra le organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro, istituito dalla contrattazione collettiva per gli addetti del settore edilizio-, ben 5500, la netta maggioranza quindi, sono operai non specializzati. “Un esempio su tutti è quello dei minatori – spiega Oriti-. Secondo le stime ne verranno impiegati circa 350 ma nella nostra provincia non ce n’è nemmeno uno, il che significa che o formiamo qui i nostri addetti o bisognerà “importarli” da altre zone”.
Per la Fillea si rende quindi necessario avviare di concerto con la Scuola edile, unico ente proposto a fare formazione in edilizia, un percorso per formare il personale ed evitare così che Messina subisca solo i disagi del Ponte e non ne tragga i vantaggi occupazionali. In particolare la Fillea sollecita un incontro preventivo tra la Stretto di Messina e le forze sociali per individuare soluzioni e percorsi condivisi.
“Per quanto concerne il segmento calabrese dell’opera, questi incontri tra impresa e parti sociali già ci sono stati e hanno già prodotto risultati come il Protocollo sulla legalità. Non comprendiamo perché a Messina nulla di tutto ciò sia stato fatto”.
Il settore delle opere pubbliche in Sicilia ha registrato un ulteriore decremento nel 2010, dopo i crolli subiti dal mercato ininterrottamente dal 2007. Negli ultimi quattro anni la contrazione è stata complessivamente del 70% per gli importi e del 65% per numero di gare.
Secondo i dati rilevati dall’Osservatorio regionale dell’Ance Sicilia sui bandi pubblicati sulla Gazzetta ufficiale, nel periodo gennaio-dicembre dello scorso anno sono state poste in gara 570 opere contro le 661 del 2009 (-13,77%) e, in termini di valore, gli importi si sono ridotti del 9,51% (534 milioni nel 2010 contro i 590,5 milioni del 2009). Stando ai dati, il Ponte rappresenta una importantissima opportunità per la nostra regione, soprattutto in termini occupazionali. Opportunità da non farsi sfuggire di mano.