Gestione dei rifiuti, punto e a capo. “Nel Piano misure antimafia” - QdS

Gestione dei rifiuti, punto e a capo. “Nel Piano misure antimafia”

Massimo Mobilia

Gestione dei rifiuti, punto e a capo. “Nel Piano misure antimafia”

giovedì 27 Gennaio 2011

Numerosi interventi dopo la presentazione della relazione della Commissione parlamentare d’inchiesta. Maggio (Cgil): “Sui termovalorizzatori la Regione si sottragga ai diktat da Roma”

PALERMO – “La conferma di una inversione di rotta nel sistema di gestione dei rifiuti in Sicilia si avrà solo col nuovo piano regionale, che ci auguriamo venga varato al più presto, sia in piena sintonia con la legislazione europea e nazionale in materia e metta fine alla fase dell’emergenza”. Poche ore dopo la presentazione a Palermo della relazione prodotta dalla Commisione parlamentare d’inchiesta sulle attività connesse al ciclo dei rifiuti in Sicilia, approvata dalla Camera dei deputati la scorsa settimana, l’argomento è oggetto di diversi interventi. A parlare è anche la segretaria generale della Cgil Sicilia Mariella Maggio. Per la sindacalista “il piano dovrà essere accompagnato da misure contro le infiltrazioni mafiose negli appalti e nei subappalti, per rendere esigibili i protocolli di legalità che dovranno essere siglati a tappeto” e dovrà “rispettare le priorità della normativa europea che sono, in ordine, riduzione, raccolta differenziata, riuso e riciclaggio”.
Quanto ai termovalorizzatori la segretaria della Cgil, dopo avere ricordato che “sui bandi poi revocati la Cgil e le associazioni ambientaliste avevano tempestivamente predisposto dossier di denuncia ponendosi come i primi soggetti a segnalare irregolarità e storture”, ha sottolineato la “contrarietà della Cgil all’utilizzo delle cementerie, essendo la termovalorizzazione un processo che abbisogna delle più moderne tecnologie per evitare danni all’ambiente. Sui termovalorizzatori il nostro auspicio è poi che la Regione si sottragga a eventuali diktat da Roma”.
Il piano regionale dei rifiuti inoltre per Maggio “non dovrà entrare nel dettaglio della chiusura del ciclo integrato, che dovrà essere definito dalle Ato, che dovranno dotarsi di una impiantistica adeguata per tutti i passaggi che seguono la raccolta differenziata. Per quest’ultimo obiettivo esiste già una legge che deve essere portata a regime entro l’anno”.
Nell’occasione, Mimmo Fontana, presidente di Legambiente Sicilia, rivolge un invito: “Bisogna che il governo regionale dichiari chiusa l’emergenza e che si riparta dalla legge di riforma approvata all’Ars nell’aprile 2010”.    Fontana, oltre ad esprimere soddisfazione per i risultati della Commissione, “che hanno confermato per l’ennesima volta la correttezza delle denunce di Legambiente”, ha sottolineato che “qualsiasi scelta dovrà essere improntata alla tutela della salute e alla massima economicità del sistema. E questo esclude automaticamente la realizzazione di inceneritori, che rappresentano la soluzione più onerosa e più lunga da realizzare. Però, bisogna eliminare la distorsione dovuta all’emergenza che consente alle ditte che fanno incenerimento di compiere speculazioni finanziarie drogando il mercato grazie all’accesso agli aiuti di stato per le rinnovabili (Cip 6) e rivolgersi al mercato in una situazione di reale competizione economica tra le varie opzioni, nell’interesse dei cittadini siciliani”.



La relazione: “Impresa legata ai Lo Piccolo lavava i cassonetti Amia”
 
PALERMO – A lavare i cassonetti dell’immondizia a Palermo, dove il servizio di raccolta è gestito dall’Amia Spa, era un’impresa legata dai boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo. è quanto emerge dalla relazione della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, presentata a Palermo dal presidente Gaetano Pecorella.
Per la commissione la presenza dell’impresa riconducibile ai Lo Piccolo “non può di certo essere considerato un elemento privo di qualsiasi significato”. “Sarebbe auspicabile – si legge nella relazione – che venisse accertato secondo quali criteri è stata scelta questa impresa, come è stato reso il servizio, da quanto tempo vi è stato l’affidamento”.
La commissione mette in evidenza anche le assunzioni, fatte “al di fuori di procedure pubblicistiche”, dalle società collegate all’Amia, ex municipalizzata. “Tra le persone assunte, ed è questa la nota dolente che potrebbe rappresentare la spia di ben altro tipo di assunzioni – scrive la commissione nella relazione – vi sono persone attenzionate dalle forze dell’ordine, pregiudicati che, se è vero che provengono dalle cooperative sociali create proprio per il reinserimento degli ex detenuti, è anche vero che in molti casi non svolgono di fatto alcuna attività lavorativa in seno alla società, e nei confronti dei quali avrebbero dovuto essere teoricamente presi provvedimenti da parte dei vertici della società stessa”.
   La commissione rileva che “questo problema è stato evidenziato anche dal sindaco di Palermo Diego Cammarata nel corso dell’audizione”. Cammarata ha dichiarato che “all’interno di questa società molti dei dipendenti provengono dalle coop sociali, di ex detenuti, di persone a cui occorre insegnare il proprio lavoro, trasmettere il senso di appartenenza, il senso civico”. “Da quando abbiamo fatto la stabilizzazione – prosegue il sindaco – abbiamo cercato di mettere in piedi un sistema di controllo, che però per certi versi fa un po’ acqua. Molto spesso capita che questa gente minacci i propri controllori. Tutto ciò a me non risulta ufficialmente, perché se così fosse o li licenzieremmo o li denunceremmo. Si tratta pur sempre di situazioni ambientali”.

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