PALERMO – In Sicilia nel 2007 tutto il personale regionale contava 20.831 unità, sei volte il personale della Lombardia che al 31 dicembre 2007 contava 3.458 unità. Nel 2009 il totale è di 19.739 unità, di cui 17.494 del comparto non dirigenziale e 2.245 dirigenti. Per entrambi le categorie si considerano i dipendenti a tempo indeterminato e quelli a tempo determinato. Il dato è fornito dall’Aran Sicilia. Il rapporto Sicilia/Lombardia, con quest’ultima nel 2009 con 3.251 dipendenti regionali, si mantiene con il dato Sicilia che sta sei volte in quello della Lombardia. In quest’analisi si considerano solo i dipendenti dell’ente Regione e non gli altri enti collegati alla Regione.
Considerando che la Regione siciliana con il suo personale copre ruoli che nelle altre Regioni sono svolti da personale pagato dallo Stato, e ipotizzando che si tratti del trenta per cento sul totale di 19.739 dipendenti, si tratterebbe di seimila unità da sottrarre al totale ,al fine di un corretto paragone con le altre Regioni. Risultato? La Regione siciliana si paragonerebbe alla Lombardia con 13.818 unità e dunque il personale regionale siciliano sarebbe quattro volte quello lombardo. Uno squilibrio consistente, considerato che la Lombardia ha più o meno la stessa superficie in kilometri quadrati della Sicilia, ma quasi il doppio di abitanti. Così in Sicilia abbiamo un dipendente ogni 364 abitanti, mentre in Lombardia un dipendente ogni 2.993 abitanti, con il calcolo fatto “alla pari”, cioè avendo sottratto dal totale Sicilia quei circa seimila dipendenti in ruoli che in Lombardia sono svolti da personale ministeriale.
Da marzo di quest’anno, l’assessorato alla Presidenza ha un nuovo direttore generale del dipartimento Dipartimento regionale del Personale, Ignazio Tozzo, al quale abbiamo chiesto conferma del problema della Regione che assorbe personale che in altre Regioni è pagato dallo Stato.
Quali sono i ruoli che nelle altre Regioni sono affidati a personale ministeriale e non regionale? Potrebbe questo da solo spiegare l’esagerato numero di dipendenti regionali rispetto alle altre Regioni?
Tozzo: “Non vi è dubbio che le competenze assegnate alla Regione siciliana sono ben più ampie di quelle delle altre regioni italiane. Fare un paragone in termini diretti, però, è davvero complesso non conoscendo appieno le strutture interne di ogni singola Regione. Certamente la Sicilia ha competenze come quelle sulle motorizzazioni, il Corpo forestale, le sovrintendenze ai Beni culturali, il Demanio regionale, l’Aran, le Ersu e diverse altre che in tutto il resto d’Italia sono gestite con personale ministeriale, in carico all’amministrazione centrale dello Stato”.
Da gennaio di quest’anno è stato avviato il lavoro preparatorio della nuova pianta organica della Regione, fondamentale visto che l’ultima risaliva a 25 anni fa.
Come si svolge il lavoro per la nuova pianta organica?
Tozzo: “Il lavoro preparatorio alla predisposizione della nuova pianta organica della Regione siciliana, si svolge su due piani paralleli. Da un lato la ricognizione della consistenza del personale e dei compiti che svolge, in pratica una vera e propria fotografia della situazione attuale, dall’altro lato la ricognizione dei fabbisogni dell’amministrazione. La pianta organica finale dovrà essere frutto dell’incrocio fra questi due dati ovvero fra situazione attuale e fabbisogno, allo scopo di utilizzare al meglio il personale esistente, distribuirlo opportunamente fra dipartimenti e servizi e verificare le esigenze dell’amministrazione riguardo alle nuove figure professionali emerse negli anni e di cui la Regione necessita.
“Si è scelto di procedere a questo lavoro perché è uno strumento indispensabile per la programmazione del personale e per prevedere, dunque, una più razionale localizzazione delle risorse umane. Lo strumento “pianta organica” permetterà un riequilibrio tra uffici sovradimensionati e uffici che hanno molteplici competenze e oggettiva carenza di personale”.
Gaetano Armao, esperto avvocato amministrativista, è stato chiamato alla Regione a dirigere l’assessorato alla Presidenza, proprio per assicurare la competenza necessaria per le riforme strutturali tese alla sburocratizzazione e allo snellimento della macchina amministrativa non solo regionale, ma anche locale, attraverso leggi da fare approvare al Parlamento. Premessa fondamentale, è sicuramente la nuova pianta organica, ma ancora prima l’approvazione del Piano industriale, di cui ci siamo occupati nell’inchiesta di sabato 20 giugno.