PALERMO – Dopo mesi di lavoro, accordi, trattative estenuanti tra le varie parti politiche, la tanto discussa legge sulla riforma sanitaria è venuta alla luce lo scorso 14 aprile ed è entrata già in vigore il 18 aprile 2009. L’obiettivo è molto ambizioso: ridurre i costi e migliorare il servizio sanitario regionale attraverso una più attenta programmazione economica e una gestione oculata delle risorse.
La legge “Norme per il riordino del Servizio sanitario regionale” integra e modifica quanto disposto dalla legislazione regionale in materia sanitaria, con particolare riferimento a: strumenti e procedure della programmazione; organizzazione e ordinamento del Servizio sanitario regionale;
erogazione delle prestazioni; criteri di finanziamento delle Aziende del Servizio sanitario regionale e degli enti del settore; disposizioni patrimoniali e contabili delle Aziende del Servizio sanitario regionale; sistema della rete dell’emergenza urgenza sanitaria Servizio 118.
Uno dei punti più discussi della riforma riguarda l’individuazione del numero delle aziende sanitarie che passano da ventinove a diciassette, mentre i distretti saranno guidati da due direttori:uno sanitario e uno amministrativo. La legge inoltre stabilisce che “sono istituite le Aziende sanitarie provinciali (Asp) nel numero massimo di nove e le Aziende ospedaliere (Ao) di riferimento regionale nel numero massimo di tre, che sono di seguito individuate, unitamente ai rispettivi ambiti territoriali di riferimento ed alla loro corrispondenza con le Aziende contestualmente soppresse, congiuntamente alle Aziende ospedaliere di rilievo nazionale e di alta specializzazione (A.r.n.a.s.) ed alle Aziende ospedaliere universitarie”.
Il Servizio sanitario regionale, secondo la nuova riforma si occupa anche del riordino della rete ospedaliera pubblica e privata accreditata in funzione di una equilibrata distribuzione territoriale dell’offerta,anche con l’eliminazione di struttureorganizzative risultanti superflue o sovradimensionate. Tra i principi elencati nell’articolo 2 si parla anche di razionale distribuzione del personale eventualmente risultante in esubero per effetto del riordino della rete ospedaliera pubblica. Ed ancora: la progressiva riduzione della mobilità sanitaria passiva extraregionale e l’attuazione del principio di responsabilità attraverso l’implementazione di un completo controllo di gestione anche mediante l’informatizzazione delle funzioni e delle dinamiche sanitarie. Quando si parla di qualità ed efficienza del servizio sanitario regionale non si può non fare riferimento ad uno dei problemi che tanto caratterizza la sanità siciliana: quello dei tempi d’attesa.
Mesi e mesi, addirittura anni per esami clinici e diagnostici e per interventi chirurgici. Ed è proprio l’articolo 22 della nuova legge in questione a porsi come obiettivo quello della riduzione dei tempi d’attesa. Nel testo, si legge: “costituisce obiettivo da assegnare in sede contrattuale ai direttori generali delle Aziende del Servizio sanitario regionale e criterio di corrispondente valutazione la riduzione dei tempi d’attesa per l’accesso alle prestazioni sanitarie entro i tempi appropriati alle necessità di cura degli assistiti e comunque nel rispetto dei tempi massimi previsti dalla normativa vigente e dei Livelli essenziali di assistenza”.
Ora la prossima tappa è quella del primo settembre 2009. Da questa data infatti, saranno operative sia le aziende sanitarie provinciali e quelle ospedaliere di nuova istituzione.