Rischio tsunami, nel Mediterraneo sono pochi i sistemi di allarme - QdS

Rischio tsunami, nel Mediterraneo sono pochi i sistemi di allarme

Bartolomeo Buscema

Rischio tsunami, nel Mediterraneo sono pochi i sistemi di allarme

mercoledì 16 Marzo 2011

Il confronto tra l’area del Pacifico circostante il Giappone e quanto potrebbe accadere in Sicilia. In un bacino relativamente piccolo brevi i tempi tra l’allerta e l’evento disastroso

CATANIA – Sono trascorsi circa sette anni da quando la gigantesca onda generata da un sisma con epicentro al largo di Sumatra si abbatté rovinosamente su ampie regioni costiere del Sudest asiatico. Purtroppo, anche in questi giorni stiamo assistendo a scenari simili, alle terribili immagini causate dalla forza distruttiva del terremoto e delle onde del mare. Sono immagini che non hanno bisogno di alcun commento, ma che ci fanno percepire tutta la nostra impotenza di fronte alle catastrofi naturali. Quando accadono, non c’è niente da fare. Se si è pronti e attrezzati, si possono solo limitare i danni .
Il Giappone è lontano circa 10.000 km, e qualcuno da noi potrebbe pensare che si tratta di maremoti confinati solo a quelle aree.
Non la pensa così l’autorevole rivista scientifica Nature che qualche anno addietro ha pubblicato un ampio articolo sui rischi che corre il mar Mediterraneo, un bacino relativamente piccolo che, tra l’altro, rende brevi i tempi tra l’allarme e il verificarsi dell’evento disastroso. Evidentemente si tratta di previsioni che in qualche modo tengono conto della storia passata.
La magnitudo degli tsunami che si sono registrati nel Mare Nostrum in tempi relativamente recenti è stata inferiore a quelli dell’area dell’Oceano Indiano, del Pacifico e del Mar del Giappone. Con l’eccezione del maremoto di Messina del 1908 fu tremendamente devastante.
Se poi ci spingiamo molto indietro nel tempo, dobbiamo registrare la distruzione dell’isola di Santorini avvenuta nel 1500 a.C. circa.
Allora esplose un’isola vulcanica provocando un’enorme onda anomala, responsabile, secondo alcuni, di aver spazzato via la civiltà minoica.
Tracce indirette dell’evento sono state associate all’Atlantide di cui parla Platone, alle piaghe d’Egitto e all’Esodo della Bibbia. Tutti eventi con date relativamente vicine.
Quanto al futuro si possono fare solo previsioni che allo stato dell’arte sono difficilissime.
Pur tuttavia, il rischio di maremoto nel Mediterraneo esiste,come rileva l’autorevole rivista Nature, ma bisogna tenersi lontani dal fare analogie generalizzanti con il recente tsunami. Posto che il comportamento di un’onda anomala dipende anche dalle caratteristiche dei fondali che a quanto pare non sono sovrapponibili a quelli dell’area circostante il Giappone.
Conoscere in anticipo l’insorgere di uno tsunami è di fondamentale importanza. Purtroppo nel Mediterraneo ci sono pochi sistemi di monitoraggio e allarme anti-tsunami .Uno di tali sistemi è situato nell’arcipelago delle Eolie.
Ma è soprattutto importante che le popolazioni che vivono nelle aree costiere siano istruite sul comportamento da tenere in simili eventi.
Paradigmatico è stato nel 1908 il comportamento di alcuni abitanti di Messina che spaventati dal terremoto, si sono dirette verso la costa sperando così di essere al sicuro.
Destino ha voluto che il terremoto provocasse uno tsunami che si è abbattuto sulla gente con gli effetti disastrosi. La stragrande maggioranza degli abitanti, purtroppo, è stata colta nel sonno e non ha fatto in tempo a mettersi in salvo.

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