PALERMO – Il credito alle imprese in Sicilia quasi quasi non esiste nemmeno più da un anno a questa parte. Persino Bankitalia se n’è accorta rilevandolo nel suo ultimo rapporto pubblicato sull’andamento dell’economia in Sicilia.
In pratica ha sostanzialmente confermato che le banche da un po’ di tempo a questa parte, ed esattamente da quando si è aperta questa profonda crisi internazionale che ha investito anche la Sicilia inevitabilmente, hanno le braccine troppo corte e non vogliono più stanziare prestiti agli imprenditori dell’Isola. A meno che questi ultimi non garantiscano l’impossibile e ben oltre quindi il prestito dato. Bankitalia ha in pratica appurato che nel 2008 il credito alle imprese si è attestato al 4,8 per cento. Il che significa che si è più che dimezzato rispetto all’anno precedente. Infatti nel 2007 il credito erogato dalle banche alle imprese siciliane si era fermato all’11,5 per cento.
“Da tempo – afferma Vito D’Amico, presidente provinciale della Cna di Palermo – dichiariamo che si stanno registrando troppi problemi nell’erogazione del credito da parte delle banche. Oramai in Sicilia si è raggiunto il paradosso che i soldi vengono prestati soltanto a chi ce li ha. Ma che senso ha tutto questo? Una banca non può chiedere per un prestito da 100 mila euro ben 150 mila euro di garanzie. Non è equo e giusto. Altrimenti si rischierebbe davvero di predicare bene e razzolare male. Se i prestiti non arrivano le imprese sono quasi indotte a cercare strade alternative che possono essere molte pericolose, come ad esempio gli usurai”.
Proprio le piccole imprese artigiane sembrano quelle più scottate da questo momento di difficoltà economica dei mercati internazionali. E non solo c’è la beffa della restrizione al credito ma le imprese siciliane tra l’altro sono costrette a sostenere elevati costi dovuti al mancato adeguamento dei tassi di mercato applicati dalle banche a quelli della Bce.
“Prima della crisi dei mutui subprime – si osserva nell’analisi di Confartigianato – il tasso di riferimento fissato dalla Banca centrale europea era pari al 4 per cento e nel contempo i tassi sui prestiti alle imprese si attestavano al 5,60 per cento. In piena crisi, a febbraio 2009, una decisa politica monetaria espansiva porta il tasso di riferimento Bce al 2,0 per cento. Ma i tassi sui prestiti alle imprese applicati dalle banche non si allineano al ribasso, mantenendosi al 4,83 per cento. Praticamente, ad una riduzione del 2,25 per cento dei tassi Bce corrisponde una diminuzione dello 0,77 per cento dei tassi pagati dalle imprese alle banche”.
Risultato: il mancato adeguamento dei tassi di mercato a quelli di riferimento Bce costa alle imprese siciliane svariati milioni di euro. L’allarme dell’Ufficio studi di Confartigianato nasce anche dalla comparazione tra Italia e partner europei: “I tassi sui prestiti, pagati dalle imprese italiane – spiega l’organizzazione di categoria – sono più alti rispetto a quelli degli altri principali Paesi europei: il gap è di 70 punti base (cioè pari allo 0,7 per cento) rispetto alla Spagna, di 82 punti base rispetto alla Germania, e addirittura di 134 punti base rispetto alla Francia”.