L’incognita dei termovalorizzatori in Sicilia - QdS

L’incognita dei termovalorizzatori in Sicilia

Giuseppe Solarino

L’incognita dei termovalorizzatori in Sicilia

mercoledì 01 Luglio 2009

Ieri sono scaduti i termini per la costruzione dei quattro inceneritori ma nessuna impresa ha presentato offerte. Crosta (Arra): “Ora procederemo con la trattativa negoziata con gli attuali gruppi industriali”

Palermo – Sono andati deserti i bandi di gara per la realizzazione dei termovalorizzatori in Sicilia. Alle 13 di ieri è scaduto il termine per la presentazione delle buste senza che nessuna impresa abbia fatto la sua offerta.  Il bando, relativo alla gara per la costruzione di tre dei quattro impianti previsti in Sicilia: Bellolampo, Casteltermini e Augusta, era stato pubblicato il 29 aprile scorso dall’Agenzia regionale per i rifiuti e le acque.Una vicenda non nuova ad intoppi, quella relativa alla realizzazione dei termovalorizzatori siciliani: a luglio scorso, la Regione è stata costretta, dall’apertura da parte dell’Ue di una procedura di infrazione, a rifare i bandi.
 
Le gare, vinte dai gruppi industriali Falck e Waste Italia, vennero contestate dalla Corte europea perché non conformi alla normativa comunitaria. I nuovi bandi si erano resi necessari in seguito all’invalidazione, da parte dell’Unione Europea, dei precedenti per non essere stati pubblicizzati sulla Gazzetta Ufficiale dell’U.E. Secondo gli accordi raggiunti tra l’Arra e le società vincitrici dei bandi precedenti, chi sarebbe subentrato negli appalti avrebbe dovuto rimborsare agli attuali concessionari le spese sostenute finora e i costi per le opere realizzate fino al momento del passaggio di consegne (progettazioni, autorizzazioni, siti in cui collocare gli impianti). Le somme dovute ai concessionari sono state indicate da un advisor sulla base dei bilanci certificati al 31 dicembre scorso e comprendono le previsioni di spesa fino al 30 giugno 2009.
 
Si tratta di circa 300 milioni di euro. Era  previsto anche i vincitori della gara dovevano  farsi carico anche dell’adeguamento delle linee di depurazione acque, originariamente previste, oltre ad un “Piano di mutuo soccorso”  in caso di non funzionamento di un impianto o dell’intero sistema. “Ora- afferma il presidente dell’Arra- Felice Crosta-si procederà con la trattativa negoziata con gli attuali operatori sulle condizioni del bando. Se non si dovesse raggiungere l’accordo subentrerà la Regione Siciliana, che dovrà rimborsare i soli costi. L’intera procedura dovrebbe chiudersi nell’aprile del 2010”. Tra i dettagli nei bandi di gara, ci sono anche i costi che gli Ato rifiuti delle province interessate dovranno pagare per lo smaltimento dei rifiuti: 110 euro a tonnellata per il “Sistema Augusta”, 125 per il “Sistema Agrigento” e 95 per il “Sistema Palermo”. In questo contesto si inserisce una lettera aperta inviata da “AugustAmbiente (che pubblichiamo nel box a fianco), contro gli Inceneritori e per il Diritto alla Vita” ai sindaci dei Comuni di Siracusa, Priolo, Melilli ed Augusta del “Sistema Augusta”, dove dovrà sorgere uno dei quattro inceneritori.
 
I Consigli Comunali di Paternò, S.M. di Licodia, Aragona e Campofranco hanno deliberato di impugnare i bandi di gara del “Sistema Paternò” e del "Sistema Agrigento”, relativi agli inceneritori di Paternò e Campofranco. Mancano all’appello le amministrazioni che afferiscono al “Sistema Augusta” e quelle vicine al “Sistema Bellolampo”. I bandi in questione appaltano la gestione dei rifiuti senza limiti quantitativi: “al netto della Raccolta Differenziata”, ignorando le quantità stabilite da leggi dello Stato. I costi di questo servizio graveranno naturalmente sulla tassa sui rifiuti che pagheranno i cittadini.
 

 
La questione. Augustambiente invita Lombardo a revocare i bandi
 
PALERMO – “La sentenza del Consiglio di Giustizia europeo, che ha bocciato i precedenti bandi di gara per la realizzazione dei 4 inceneritori, riguardava bandi voluti con ordinanze della Protezione Civile emesse dal Governo nazionale, che è il responsabile degli atti compiuti, dell’”errore” fatto, eventualmente in concorso con il commissariato rifiuti, anch’essa struttura realizzata con le ordinanze di protezione civile, e quindi, struttura statale. Appare del tutto insensato che il danno causato alle imprese, che hanno partecipato e vinto la precedente gara (poi annullata dalla U.E.), venga fatto proprio dalla Regione siciliana, che è stata oggetto dell’”esproprio dei propri poteri” attraverso il commissariamento. Inoltre l’Arra nel redigere i nuovi Bandi di gara: ha assunto il ruolo di stazione appaltante non avendone i poteri. Il ciclo dei rifiuti per l’ordinamento giuridico italiano e siciliano si “chiude” all’interno dell’ATO, che può decidere sulla quali-quantità dei rifiuti da destinare in discarica e/o all’incenerimento (nei limiti stabiliti per legge: “35% entro il 31/12/2010)”; ha disatteso, nel bando di gara, di attuare le prescrizioni fatte dalla giunta di governo regionale, che per legge è l’organo di indirizzo, vigilanza e controllo, mentre l’ARRA, per legge, è un’agenzia di “promozione e coordinamento”. (gs)

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