Qual è la missione del dipartimento Famiglia e Politiche Sociali? Quali sono le problematiche presenti?
“La nostra finalità è quella di assistere il soggetto, individuato come persona, dall’infanzia alla vecchiaia, tutelando i suoi diritti per garantire assistenza. Ci sono principalmente due criticità da affrontare nel sistema di direzione: la burocrazia e la realtà siciliana che a volte ostenta a far decollare progetti validi, ostacolando i sistemi innovativi.
Bisognerebbe guardare oltre la realtà isolana, per avere un confronto di idee ed elaborare politiche, in base alle richieste del territorio e dell’utente. è questa la politica di avviamento per il dipartimento che sto cercando di realizzare nell’ambito delle politiche sociali, anche se lo dirigo da poco tempo, già tengo sotto controllo la situazione ed ho individuato le priorità da perseguire. Ci sono delle problematiche di tipo anacronistico, perché prima ogni assessorato per agire creava uno strumento d’intervento.
Adesso il sistema è cambiato, gli interventi devono essere mirati per essere finanziati. Un’altra problematica è l’assenza di un centro unitario di responsabilità per i distretti sociosanitari che assorbono l’84 per cento degli stanziamenti. Non è necessario creare nuovi apparati per realizzare un centro unitario di direzione dei distretti, ma occorre individuare solamente un responsabile, per consentire una direzione unica e coordinata degli stessi”.
Che attività svolgono i distretti Sociosanitari?
“I distretti svolgono attività sociosanitaria, di assistenza e sostegno, a tutti i soggetti che sono diversamente abili, ma anche ai minori a rischio e ai cosiddetti clandestini. Il piano dei distretti va riformulato e rinnovato, con un impulso operativo e di controllo e gestione delle risorse stanziate, per le attività che devono svolgere. Il tutto facendo in modo di ridurre gli sprechi nel modo più naturale possibile.
I distretti sociosanitari sono finanziati dalla Regione siciliana, ma rimangono sempre delle problematiche diversificate, tra cui quelle legate alla questione degli immigrati clandestini.
I clandestini, soprattutto se minorenni, a partire dal momento in cui si trovano nel nostro territorio, finiscono per essere a carico della Regione siciliana, per cui vanno tutelati e garantiti fino alla maggiore età, visto che non possono essere rimpatriati. Ma la questione principale che ha tutte le potenzialità per diventare problematica è la seguente: quando avendo assistito il minore fino alla maggiore età, quest’ ultimo si disperde nel territorio, non viene più identificato. Nella maggioranza dei casi, per non dire sempre, questo fenomeno genera il proliferare di realtà di criminalità organizzata diffuse nel territorio.
Questa situazione si potrebbe ribaltare e trasformare in risorsa, se solo si controllasse il fenomeno, orientandolo verso la formazione. Ma è così: solo se si acquisisce conoscenza sulla situazione reale, si può tenere sottocontrollo più facilmente”.
Com’è strutturato il Dipartimento Famiglia e Politiche Sociali? Quali servizi volete offrire?
“ I dipendenti del Dipartimento sono in tutto l’assessorato 350 e circa 3000 sparsi su tutto il territorio. Si lavora con sistemi informatici in rete e verrà costituito al più presto uno sportello d’orientamento telematico, creando un sistema di scrivania elettronica, per velocizzare le procedure. è anche necessario responsabilizzare di più i dirigenti per avere un lavoro di squadra più efficiente.
Noi cerchiamo di rispondere alle richieste del territorio, colmare le carenze legislative nel settore dell’immigrazione, comparto che ad oggi risulta carente. Ci sono circa tredicimila imprese sul territorio, intestate ad extracomunitari, quindi diventa necessario limitare l’accentramento statale, per costituire una rete capillare di servizi con interventi mirati, per tenere sottocontrollo il territorio più facilmente”.
Quali politiche future sono da attuare nel dipartimento che adesso presiede?
“Il nostro team è molto preparato, motivato, pronto a sostenere le attività di lavoro senza particolari impedimenti se non di natura burocratica, per cui speriamo di fare un lavoro preciso e corretto, ottimizzando le risorse disponibili. Quello che mi propongo di fare, come attività principale e fondamentale adesso, è quella di formare gruppi di esperti per acquisire i fondi europei non preassegnati. Il fine è quello di poter affrontare meglio le pratiche future, per gli stanziamenti, in modo da non rimanere tagliati fuori dal sistema, che non si basa più sull’ assistenzialismo e gli interventi a pioggia, ma si sta consolidando verso un processo innovativo di progetti mirati a cui si predispongono degli stanziamenti. In questo momento di crisi economico finanziaria bisogna saper gestire le risorse per attuare politiche adatte di intervento”.
Come rappresentante della Sicilia a Bruxelles, quali funzioni svolge l’ufficio della Regione Sicilia nelle istituzioni europee?
“Il nostro compito come rappresentanza della Sicilia a Bruxelles, è quello di curare le relazioni tra la Sicilia e le istituzioni europee, lavorando in stretta sinergia con la rappresentanza diplomatica italiana, per discutere di questioni d’interesse regionale in ambito europeo, in cui la Sicilia ha voce in capitolo, attraverso processi di mediazione. Molti progetti della Regione sono realizzati con i fondi europei, anche se ad oggi sono diminuiti e quindi vanno adottate politiche concrete ed attuative per poter usufruire dei fondi e realizzare progetti validi ed efficienti, che facciano risollevare la Sicilia da uno status non attivo”.