“L’Ufficio del Lavoro ha sempre avuto un suo ruolo attivo nell’ambito della società. La nostra attività è vasta e spazia dalla formazione professionale, ai cantieri di lavoro, alle conciliazione delle vertenze di lavoro. E’ di nostra competenza, inoltre, il controllo a livello provinciale di tutti gli uffici di collocamento in una sorta di coordinamento. Gestivamo anche il collocamento dei disabili. è, dunque, una attività abbastanza estesa".
“Gli uffici di collocamento, nel corso degli anni, si sono trasformati, in un primo momento, in centri circoscrizionali. Ad esempio Messina che ha 108 comuni in provincia, aveva al tempo cento 8 uffici di collocamento. Questi, poi, sono stati raggruppati in tredici centri circoscrizionali che, attualmente, si chiamano centri di quartiere. Questi una volta erano gli “attori” dell’incontro tra offerta e domanda di lavoro, per cui le aziende vi si rivolgevano per la manodopera. Oggi non esistono più. E questo perché il mercato del lavoro dà la facoltà di scelta al datore di lavoro che può preferire in base alla sua volontà; e poi con la privatizzazione della intermediazione tra domanda ed offerta di lavoro, sono subentrate le agenzie interinali che, praticamente, hanno spogliato i nostri uffici. I centri dell’impiego, oggi, dunque non hanno più quella funzione di incontro domanda ed offerta di lavoro che avevano nel passato. Sono più degli uffici dove si offre una sorta di censimento. Anche se ora, anche attraverso la creazione di colloqui orientativi, si vogliono rivalutare. Noi, come ufficio provinciale del lavoro, abbiamo una sorta di funzione di coordinamento su tutti i centri".
“Ad ogni singola persona che si reca all’ufficio del centro per l’impiego e che dà la sua disponibilità ad un lavoro, vengono fatti appunto del colloqui formativi. Questi servono per capire quali sono le possibilità e le vocazioni del lavoratore stesso e cosa offre il territorio. Poi, per come prevede la legge, dovrebbe entro sei mesi offrirsi una possibilità lavorativa. Ma qui in Sicilia, rispetto ad altre zone d’Italia, è impensabile si possa dare una opportunità lavorativa entro soli sei mesi".
“La nostra prima competenza è l’aspetto vertenziale. Noi siamo l’ufficio che cerca di mediare là dove ci sono delle situazioni di crisi. Riporto alcuni esempi: attualmente abbiamo per le mani, delle situazioni molto pesanti di crisi che riguardano la cantieristica. Un nome su tutti: la Rodriquez che sta dismettendo i cantieri qui a Messina e portando tutto al Nord. Un altro settore molto in crisi è quello della grande distribuzione. E cito Carrefur che, nella zona di Milazzo, sta procedendo a licenziamenti. Ed ancora voglio ricordare le problematiche della birra Triscele, ex birra Messina, che sembrava avesse ravvivato il settore mentre, oggi, si paventa finanche il licenziamento di oltre quaranta unità".
“Noi cerchiamo di evitare l’espulsione dal mondo del lavoro attraverso la soluzione di strumenti alternativi alla messa in mobilità ed al licenziamento. Strumenti che potrebbero essere la cassa integrazione o i contratti di solidarietà. La prima soluzione vuol far si che si attui una sorta di sospensione della attività lavorativa per creare un nuovo rilancio entro un determinato periodo di tempo; mentre la solidarietà attraverso dei contratti comporta una riduzione dell’orario di lavoro finalizzata ad evitare l’espulsione dal mondo del lavoro".
“No, questa idea qui non è stata ipotizzata".
“L’Ufficio provinciale del Lavoro gestisce anche la formazione professionale. E devo dire che questo è un settore molto caldo e, forse, l’ultimo bacino di occupazione. Ci troviamo, ancora una volta, in una note dolente perché, a mio parere, la formazione professionale non è fatta per formare ma per salvare i formatori. Dovrebbero primariamente essere formati i formatori in maniera da potersi mettere al passo con i tempi. Ma andrebbero formati con degli apposti corsi che però, al momento, non si possono sostenere. E’ quindi una sorta di circolo vizioso. Questo settore comunque, a mio parere, va riorganizzato di pari passo con le nuove figure formative richieste dal mercato. Va bene garantire i posti di lavoro, ma bisogna che gli enti di formazione si adeguino ai tempi".
“Descrivo la mia situazione. Sono dirigente di servizio, cioè il capo dei servizi Ufficio Provinciale del Lavoro; da me dovrebbero dipendere tre unità operative, tre dirigenti. Non ho nessuno! Da me dovrebbero dipendere tredici dirigenti di centri per l’impiego. Su tredici previste ne ho solo cinque".