I loro agrumi naturali e biologici sono soprattutto conosciuti dal Nord dove da 4 anni portano avanti il commercio servendo diversi gruppi di gas (gruppo di acquisto solidale). Ed è soprattutto grazie al Nord e alla loro volontà di costituirsi in consorzio dal 2007, che “le galline felici”, il nome dato da questi produttori siciliani, riescono a fronteggiare la crisi del mercato degli agrumi in Sicilia.
Stanchi dai prezzi imposti dalla grande distribuzione, costretti a mettere in commercio le stesse arance allo stesso prezzo, questo gruppo di agricoltori siciliani ha deciso di sfidare il mercato in modo equo e solidale. Come? Innanzitutto puntando sulla qualità e sulla varietà dei prodotti, presentando al mercato le diverse tipologie di arance coltivate per ogni stagione. Poi, animati dalla filosofia equo e solidale che sta alla base del progetto, “Le Galline felici” si avvalgono del rispetto di tutti i lavoratori che fanno parte della filiera. No quindi allo sfruttamento della manodopera e alla violazione dei diritti dei lavoratori.
Il consorzio ha raccolto numerosi consensi al Nord dove le diverse tipologie di agrumi e di altri prodotti sono particolarmente apprezzati. Le destinazioni: Lombardia, Liguria, Piemonte, Veneto, Valle d’Aosta in testa, ma anche Lazio, Abruzzo e Toscana. Le spedizioni sono sempre in aumento e il consorzio fa sapere che addirittura le arance da spremuta sono le più richieste al Nord, con una domanda del 20% in più rispetto allo scorso anno. Soltanto a Genova ogni anno, ci sono 27 gruppi di acquisto solidale che ordinano gli agrumi siciliani che arrivano via mare.
Un vero e proprio ponte di forti relazioni che coinvolge l’acquisto, la vendita e il consumo delle produzioni. La cosa che colpisce di più è la partecipazione al consorzio di giovani imprenditori siciliani che si stanno convertendo a questo tipo di commercio in un periodo di crisi per il settore agricolo in generale, investendo forze ed energie in un progetto che sta dando i suoi frutti e soddisfazioni.
Ogni anno il consorzio, accoglie sempre più nuovi produttori che hanno capito che fare sistema è l’unico modo per affrontare il mercato e la concorrenza. Ma soprattutto, valorizzare le primizie della propria terra e rispettare chi la coltiva è un nuovo modo etico di essere sul mercato.