CUNEO – Circa trent’anni fa, il 28 settembre 1983, Beppe Grillo fu rinviato a giudizio con l’accusa di omicidio plurimo colposo. Una vicenda dolorosa, conseguente l’incidente che l’artista aveva avuto il 7 dicembre di due anni prima lungo la strada militare che da Limone Piemonte porta a Colle di Tenda. Grillo era alla guida di un fuoristrada Chevrolet K5 Blazer che sei chilometri dopo Quota 1400 scivolò su un lastrone di ghiaccio e cadde in un burrone profondo ottanta metri. Grillo riuscì a gettarsi fuori dall’abitacolo prima che l’auto cadesse nel vuoto, mentre a bordo rimasero i tre amici che erano con lui: i coniugi Renzo Giberti e Rossana Guastapelle, di 45 e 33 anni, e il loro figlio Francesco di 9 anni. Nel processo di primo grado Grillo venne assolto per insufficienza di prove. In appello, nel 1985, il comico fu condannato a 14 mesi di reclusione con il beneficio della condizonale e della non iscrizione. La condanna fu resa definitiva dalla Cassazione nel 1988. A chi lo ha accusato di non poter chiedere un “Parlamento pulito” proprio lui, condannato con sentenza definitiva, Grillo ha sempre replicato che non si sarebbe mai candidato al Parlamento. Una promessa mantenuta. (ac)
