PALERMO – In sigla si chiama gap. È il gioco d’azzardo patologico, la causa della rovina di molte famiglie italiane negli ultimi anni. Per una volta la Sicilia fa una discreta figura però nella ricerca annuale della Consulta nazionale antiusura esposta alla Commissione antimafia. Secondo una nota dell’Unione consumatori “Il mercato del gioco d’azzardo è cresciuto del 13% nel 2010 (da 54,4 miliardi a 61,4), mentre gli acquisti delle famiglie sono cresciuti del 2,5%, e il ricavato lordo dell’Erario è aumentato del 3% (da 8,8 a 9,1 miliardi di euro)”. Però la provincia più virtuosa, in cui si gioca meno, è Enna, seguita da Crotone, Potenza, Caltanisetta e Agrigento. La provincia in cui si gioca di più è Pavia, seguita da Como, Rimini, Teramo, Savona, Latina, Terni, Pescara, Reggio Emilia. Il rapporto tra spesa per giochi d’azzardo e spesa per consumi totali delle famiglie è del 7%: 61,5 miliardi su un valore compreso tra 800 e 900 milioni.
Mentre decenni fa il gioco d’azzardo era un comportamento socialmente disapprovato e gli abituali giocatori erano “conosciuti” anche per i luoghi che abitualmente frequentavano nel 2011 in Italia il gioco d’azzardo è a portata di click e chiunque può diventare un giocatore patologico nella solitudine della propria casa. Basta avere a disposizione una connessione ad internet ed una carta di credito ed il rischio di non uscire più dal giro è altissimo.
Lo Stato italiano non ha ancora preso sufficientemente coscienza del fatto che incentivare eccessivamente, anche a livello pubblicitario, la prospettiva di guadagni facili derivanti dal gioco è in sé un danno per i cittadini, che spesso, soprattutto in tempi di crisi, possono essere attirati troppo da un colpo di fortuna in grado cambiare la situazione. In genere il colpo di fortuna non arriva mai e la conseguenza del gioco eccessivo è solo l’indebitamento eccessivo.