Inserire il contatempo nel portale della Regione

Il ceto politico degli ultimi 60 anni, salvo luminose eccezioni, non ha mai considerato il fattore tempo essenziale nella conduzione della propria azione. Dal che ne sono conseguiti ritardi macroscopici che ancora oggi inchiodano la Sicilia a un livello di arretratezza inaccettabile di tutti i fondamentali economici. Qui, ora e subito, la situazione va ribaltata.
Qualunque progetto di riordino o qualunque riforma si metta sul campo deve contenere in sé la tempistica di realizzazione, specificando le tappe intermedie e chiarendo senza il minimo dubbio chi debbano essere i responsabili dell’attuazione delle stesse.
Se le leggi regionali non mettono precisi paletti ai soggetti responsabili della loro attuazione, da determinare con successivi decreti assessoriali, esse rimangono sulla carta, ovvero sono attuate con una lentezza fuori dal tempo. Gli economisti ben spiegano l’importanza del fattore tempo in tutte le circostanze.

Un’attività realizzata oggi, e non domani, produce effetti oggi, che sono addizionali a quelli che si produrranno domani. C’era un grande manager che, se gli chiedevano quando si dovesse fare una certa cosa, rispondeva sistematicamente: “Ieri sera”.
Il tempo è un cappio al collo dei burocrati, i quali dovrebbero rispettarlo senza indugi e senza dilazioni, che spesso nascondono corruzione. Abbiamo notizie di un oscuro dipendente della Regione, il quale si teneva sul tavolo i fascicoli che avevano completato l’iter senza passarli al suo dirigente per l’ultima sigla. Motivava questo corrotto comportamento col fatto che qualcuno doveva telefonargli per chiedergli la pratica. Naturalmente non diceva che cosa si nascondesse dietro la richiesta amica.
I fascicoli devono marciare su una filiera telematica, nella quale sono stabiliti i tempi intermedi. Nessun dipendente deve tenersi sul proprio computer (perché la carta va abolita) un fascicolo un minuto di più di quanto ci deve restare.

 
La proposta che segue non è nuova. Si tratta di mettere sui portali di ogni assessorato, e possibilmente di ogni servizio e di ogni fascicolo, degli orologi elettronici contatempo, al rovescio, cioè che retrocedono man mano che i procedimenti vanno avanti. L’orologio contatempo dovrebbe essere attivato automaticamente per ogni procedimento, per cui è prefissato sia il percorso sia data e ora in cui il fascicolo elettronico esce dal budello della burocrazia.
Naturalmente le procedure soggette a tempo devono essere adottate da Province, Comuni, enti economici e altri per cui si generalizza il principio di chiarezza e trasparenza nel rapporto fra imprese e cittadini da un canto e Regione ed enti dall’altro.
Tecnicamente la proposta che formuliamo è facilmente risolvibile. Ne abbiamo parlato col ragioniere generale della Regione, Vincenzo Emanuele, abile e competente tecnico, in un forum che verrà pubblicato nei prossimi giorni. Emanuele ci ha confermato che non vi sono difficoltà, qualora si volesse attuare.

L’idea non è nuova: ricordiamo che è stata attuata per la costruzione di diverse opere pubbliche. Per tutte, ricordiamo l’Auditorium di Roma: quando fu messa la prima pietra contestualmente fu attivato un orologio, il quale segnava i giorni che mancavano all’inaugurazione. Che è avvenuta con pochissimo ritardo sulla tabella di marcia.
Naturalmente, l’orologio contatempo andrebbe installato su qualunque opera pubblica, in modo che i cittadini, in un rapporto di trasparenza indispensabile, possano controllare che le scadenze intermedie e quella finale vengano rispettate. Questo si fa regolarmente in Germania e in altre nazioni evolute.
Il tempo di realizzazione è stato pienamente rispettato per il Passante di Mestre, non si vede perché non si debba utilizzare per la costruzione del Ponte, della superstrada Ragusa-Catania, della Agrigento-Caltanissetta e per altre opere programmate.
Dunque, un contatempo per le opere materiali e per le procedure immateriali. Ma sempre contatempo è. Il rapporto fra cittadini, politica e pubblica amministrazione deve via via diventare sempre più chiaro, cancellando l’opacità, prima causa dell’arretratezza della Sicilia.