Allarmante il rapporto 2009 di Legambiente sui residui di fitofarmaci nei prodotti ortofrutticoli e derivati. Nell’Isola trovato un campione di uva in cui erano presenti nove residui chimici
Palermo – Quello che sembrava un lieve miglioramento negli ultimi anni sulla presenza dei pesticidi negli alimenti che arrivano sulle nostre tavole si è arrestato nel 2008. L’edizione annuale del rapporto Legambiente dal titolo “Pesticidi nel Piatto 2009”, redatto sulla base dei dati ufficiali forniti da Arpa, Asl e laboratori zoo profilattici, mette in evidenza i passi indietro che sono stati fatti rispetto ai risultati dell’anno scorso.
Nelle analisi svolte sono stati riscontrati incrementi di campioni irregolari per concentrazioni troppo elevate di residui di agrofarmaci rispetto ai limiti stabili dalla norme. I laboratori pubblici provinciali e regionali hanno preso in considerazione 8.764 campioni, di cui 109 sono risultati irregolari, pari all’1,2% del totale, in leggero aumento rispetto all’1% del 2008 (1%), mentre su 2.410 (il 27,5%) sono state rilevate la presenza di uno o più residui.
Lo 0,8% su 3.474 campioni di verdure analizzati è irregolare, presentando residui oltre i limiti di legge, mentre 565 campioni (il 16,3%) sono regolari ma con residui. Stesso aumento per i campioni contaminati da uno o più residui tra i prodotti derivati (19,5%).
La categoria più “inquinata” è sicuramente la frutta; anche in questo caso le irregolarità sono aumentate rispetto all’anno scorso. Su 3507 campioni di frutta, 81 (il 2,3%) sono irregolari con residui al di sopra dei limiti di legge (+ 0,7% rispetto al 2008). I campioni di frutta regolari con uno o più di un residui chimici risultano pari al 43,9%. A conti fatti un frutto su due (il 53,8%) che arriva sulle nostre tavole è privo di residui chimici.
“Gli ultimi dati Istat – ha dichiarato Rossella Muroni, direttrice generale di Legambiente – ci dicono che già nel 2007 la quantità totale dei fitosanitari distribuiti per uso agricolo in Italia era aumentata del 3% rispetto al 2006, passando da 148,9 a 153,4 mila tonnellate. Un dato questo, abbastanza preoccupante, perché sembra indicare che lo sforzo sinora sostenuto dall’agricoltura italiana per offrire ai consumatori prodotti sempre più sani e per ridurre l’inquinamento abbia subito uno stop”.
Tra i casi emblematici è stata segnalato un campione di uva, analizzato in Sicilia, in cui vi erano presenti ben nove sostanze chimiche. Altri campioni di frutta hanno presentato sette residui contaminanti: un campione di uva, analizzato in Puglia, una mela, in Campania.
“Gli effetti sinergici sulla salute dell’uomo e sull’ambiente del multiresiduo andrebbero adeguatamente verificati – ha dichiarato Francesco Ferrante, responsabile Agricoltura dell’associazione -. Tra i campioni “da record” infatti sono stati trovati residui di procimidone, vinclozolin o captano, tutti pesticidi che l’Epa (l’Agenzia americana per la protezione ambientale) ha da tempo classificato come possibili cancerogeni e dei quali non conosciamo gli eventuali effetti relativi alla sinergia con le altre molecole presenti. Nonostante la normativa europea sui pesticidi sia stata recentemente modificata con nuove direttive tese ad armonizzare – con effetti non sempre migliorativi per l’Italia – valori e limiti nei diversi paesi, manca ancora una corretta valutazione dei possibili effetti sanitari della dose minima cumulativa”.