Secondo il rapporto “Imprese turismo 2011” di Unioncamere, la nostra Isola è scelta dal 10,5 dei vacanzieri, ma la metà sono siciliani. Preceduti in classifica da Liguria ed Emilia Romagna che però hanno meno km di costa balneabili
PALERMO – Come avere l’oro in casa senza potersi arricchire. L’oro, in questo caso, sono le innumerevoli spiagge della Sicilia, regione circondata dal mare che però non riesce a trarre giovamento, in termini turistici, da un grande patrimonio naturale. Vediamo perché.
Il rapporto “Imprese Turismo 2011” curato da Unioncamere dice che, considerando gli spostamenti interni degli italiani nel 2010 compresi nella categoria del “turismo balneare”, l’Isola è stata scelta come destinazione dal 10,5%. Una quota di mercato che posiziona la Sicilia al terzo posto tra le regioni meta di vacanze balneari. Questo dato però non può essere letto positivamente, almeno per due motivi.
Prima di tutto perché il 47,3% (la maggioranza relativa) del 10,5% di vacanzieri “del mare” accolto dalla Sicilia, provengono dall’interno della regione, cioè sono siciliani, di conseguenza la fetta di turisti provenienti da altre regioni quasi si dimezza, scendendo fino a circa il 5,5%.
In secondo luogo, perché nella classifica delle mete balneari più ambite, le due regioni che precedono la Sicilia sono la Liguria e l’Emilia Romagna, rispettivamente prima con il 15,8% e seconda con l’11,7%, le quali però possono “offrire” ai turisti centinaia di chilometri di spiagge in meno rispetto all’Isola. La Sicilia da sola ha, infatti, la fortuna di poter contare su ben 922 chilometri di coste balneabili, su un totale di circa 2.000 km di terra affacciata al mare (incluse le isole minori), vale a dire 642 km in più rispetto alla Liguria che di coste balneabili ne ha solo 280 km, e addirittura 823 km in più rispetto all’Emilia Romagna che di balneabile ha appena 99 km.
Ma è mai possibile che regioni con un patrimonio di spiagge di gran lunga minore rispetto alla Sicilia, possano accogliere più bagnanti? La risposta sta tutta nel modo in cui si riesce a vendere il proprio prodotto e nei servizi che si riesce a fornire ai turisti.
Aspetti critici del turismo siciliano che non ci si stanca mai di ripetere e che, in questo caso, riguardano spiagge poco attrezzate, difficilmente raggiungibili per i noti deficit infrastrutturali e con i servizi dell’indotto assenti o, se ci sono, del tutto inadeguati. Siamo lontani dall’efficienza della riviera romagnola o ligure perché, in tal caso e con tanti chilometri di coste balneabili in più, la Sicilia avrebbe potuto attirare almeno il doppio di turisti rispetto a quanto fatto sin ora.
E se le spiagge non vengono sfruttate idem si può dire delle strutture termali. Molti non sanno, infatti, che in Sicilia ci sono 12 terme (più o meno funzionanti) in prossimità di altrettanti sorgenti benefiche naturali, eppure nessuno dalle altre regioni viene a passare le proprie “vacanze termali” in Sicilia.
In questo particolare settore, infatti, l’Isola è dodicesima su quattordici regioni sedi di impianti termali scelte dai turisti, ma sono tutti siciliani i componenti di quel 2,5% di clienti “delle terme” ospitati in Sicilia nel 2010. Aspirare al 21,6% della Toscana, leader indiscussa del settore, o al 18,3% del Veneto, è certo impresa ardua e per certi versi impraticabile, ma da un comparto che può contare su dodici siti termali è lecito aspettarsi di più. Soprattutto dai due centri maggiori, Acireale e Sciacca, che sono anche le terme che, gestite dalla Regione, hanno accumulato milioni di debiti e sono al momento sottoposte ad un complicato e lungo processo di privatizzazione.
Ecco quindi da si può ripartire per migliorare l’offerta turistica regionale e sperare di recuperare punti nei confronti delle regioni che hanno preceduto la Sicilia nel 2010, anno in cui l’Isola ha accolto solo il 6,3% del movimento turistico totale interno, posizionandosi all’ottavo posto, malgrado le notevoli ricchezze, non solo naturali, ma anche e soprattutto storiche e monumentali.
I siciliani preferiscono i luoghi d’arte e le terme
PALERMO – Dove sono andati in vacanza i siciliani che nel 2010 hanno deciso di restare in Italia? Stando ai numeri di Unioncamere, gli isolani hanno optato soprattutto per luoghi d’arte o località termali. Sono stati, infatti, ben il 10,1% del turismo culturale interno, con particolare interesse verso il Lazio, prima scelta di chi ha attraversato lo Stretto. Grande amore per Roma, quindi, ma anche Lombardia e Toscana occupano un posto nel cuore dei siciliani. Anche nel termale i turisti dell’Isola sono stati tra i più numerosi, il 9,5% sul totale, e la prima regione meta di destinazione è stata la Lombardia, seguita dai centri termali di Lazio e Campania. I siciliani sono stati poi l’8,3% del turismo dei laghi, con prima destinazione la Lombardia, quindi presumibilmente tra il Garda e il lago Maggiore, e il 7,2% del movimento turistico balneare dove la stragrande maggioranza è rimasta nell’Isola, con la parte restante attratta soprattutto dal mare della vicina Calabria.
Molti anche i siciliani che hanno passato le vacanze in natura: il 7,8% del mercato interno, con le bellezze naturali della Toscana come destinazione preferita. Infine, il turismo montano, dove gli isolani sono stati il 5,3%, prevalentemente diretti sulle dolomiti del Trentino Alto Adige e sulle alpi del Piemonte, meno comunque di coloro che hanno deciso di restare in casa, sulle cime dell’Etna.