In Sicilia minori a rischio sociale. A Palermo il triste primato - QdS

In Sicilia minori a rischio sociale. A Palermo il triste primato

In Sicilia minori a rischio sociale. A Palermo il triste primato

martedì 24 Maggio 2011

I dati del Dipartimento di giustizia minorile: nel 2009 in tutta l’Isola 2.577 soggetti segnalati. Record di reati commessi nel capoluogo (1.011). Di questi, il 30% è recidivo

PALERMO – C’è un luogo più triste del carcere. È il carcere minorile. Una società che è costretta a rinchiudere i suoi ragazzi è malata dal di dentro.  Con riferimento ai minori si deve sempre pensare, ove possibile, a soluzioni alternative alla pena detentiva. In Italia operano 29 uffici di servizio sociale per i minorenni (Ussm), che forniscono assistenza ai minorenni autori di reato in ogni stato e grado del procedimento penale.
Questi uffici raccolgono e forniscono dati sul minorenne soggetto a procedimento penale e formulano ipotesi progettuali di sostegno alle decisioni dell’autorità giudiziaria minorile.
In seguito svolgono attività di sostegno e controllo nella fase di attuazione del provvedimento dell’autorità giudiziaria a favore dei minori sottoposti a misure cautelari non detentive in accordo con gli altri servizi minorili della giustizia e degli enti locali.
In Sicilia gli Ussm operano a Palermo (con sezione staccata a Trapani), a Messina, a Caltanissetta (con sezione staccata a Gela), a Catania, con sezioni staccate a Ragusa e Siracusa. Negli ultimi anni, a causa del massiccio incremento dell’immigrazione (gli episodi di Lampedusa sono solo gli ultimi di una lunga serie), sono aumentati i minori stranieri in questa difficile situazione.
In Sicilia, secondo i dati del Dipartimento di giustizia minorile, riportati dettagliatamente nelle tabelle, nel 2009 2.577 minori sono stati segnalati agli Ussm, di cui 2.125 per la prima volta. Per 3.537 sono state attuate, sempre nel 2009, azioni di servizio sociale (di questi 1.713 ne hanno fruito per la prima volta). Diamo uno sguardo in più al capoluogo. Secondo i dati del saggio “I minori nel circuito penale a Palermo” del Ministero della Giustizia, curato da Rosalba Salerno e Marilena Bonafede si legge “Dai dati emerge che la delittuosità minorile a Palermo si caratterizza per la forte incidenza di minori di nazionalità italiana. Sono 818 i minori in carico all’Ussm del capoluogo, dato comprensivo sia dei minori segnalati per nuove notizie di reato nell’anno 2009 dalla Procura della Repubblica, presso il Tribunale dei Minorenni di Palermo, sia dei  minori inviati in precedenza  e ancora seguiti dal servizio. Il 93,2% è costituito da maschi, il 6,8% da ragazze; il 95,4% da italiani, il 4,6% da stranieri. Nel 2009 il tasso di minori segnalati (372) è diminuito del 6,1% rispetto all’anno precedente (396). Il 30% circa dei soggetti segnalati reitera le condotte devianti: sono quindi indispensabili opportunità di reinserimento e di recupero sociale per cambiamenti a lunga durata negli adolescenti autori di reato. Palermo è una città a rischio sociale.
Il diritto penale, a differenza di quanto si potrebbe pensare, nasce per difendere, non per accusare. Nasce a tutela del reo, sulla base del principio secondo cui la difesa è un diritto di tutti, ed il potere dell’esecutivo va misurato e contenuto. Allo stesso modo, la pena deve tendere alla rieducazione del condannato. E non sempre la pena detentiva è la soluzione più adatta. Soprattutto se parliamo di ragazzi.
 


Il reato come “richiesta d’aiuto”
 
PALERMO – Nel report di ottobre 2010 sulla valutazione della giustizia riparativa- Ussm Palermo ci sono interessanti novità
Il Progetto “Centro per la Giustizia Riparativa per minori in ambito penale” (Cgr), finanziato con fondi ex Lege 285/97 dal Comune di Palermo si distingue dall’Ufficio di mediazione penale in ambito minorile del Comune di Palermo, (servizio interistituzionale sempre finanziato con i fondi della Legge 285/97), perché, pur rientrando entrambi i Servizi all’interno del paradigma della Giustizia Riparativa, il primo si occupa della cosiddetta “mediazione diretta” tra vittima ed autore di reato, mentre il secondo della cosiddetta “mediazione indiretta”, attraverso l’inserimento dei minori presi in carico dall’Ussm di Palermo in attività di riparazione simbolica del danno arrecato dal reato. A volte il reato va interpretato quasi come richiesta di aiuto da parte di chi è stato discriminato nella vita di tutti i giorni. Tuttavia oltre alla devianza di carattere prevalentemente sociale, (dovuta alla provenienza umile e marginale, influenza della famiglia e del quartiere, tendenza ecc.) c’è anche quella dovuta ad un “disturbo della personalità”. “Esiste poi” si legge nel saggio “uno spazio intermedio tra i ragazzi rispettosi dei principi di legalità e quelli denunziati penalmente, occupato da giovani incensurati la cui condotta tende sempre più a conformarsi ad un sistema di illegalità diffusa”. Per far fronte a queste nuove emergenze si è cercato di promuovere il protagonismo dei territori, si è voluto introdurre e sperimentare il modello di “giustizia riparativa".
 

 
Tutela dei diritti dei minori. Ecco cosa dice la legge
 
Il Dipartimento di giustizia minorile si occupa della tutela dei diritti dei minori e dei giovani-adulti, dai 14 ai 21 anni, sottoposti a misure penali, mediante interventi di tipo preventivo, educativo e di reinserimento sociale.
La riforma penitenziaria, attuata dalla legge n. 354/75, integrata dal dpr del 30 giugno 2000 n. 230, mira a promuovere un processo di modificazione delle condizioni e degli atteggiamenti personali, delle relazioni familiari e sociali che sono di ostacolo ad una costruttiva partecipazione sociale. La l.r. n° 16/1999 compatibilmente con la normativa statale, promuove iniziative volte al reinserimento sociale dei cittadini detenuti in espiazione di pena, mediante forme di sostegno finanziario, che consentono la prosecuzione o l’avvio di attività di lavoro autonomo professionale ed imprenditoriale.

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