PALERMO – Tra il 2009 e il 2010 sono stati 650 i consulenti chiamati dalle nove amministrazioni provinciali siciliane. Con una media di 6.558 euro a consulenza, il business arriva a sfiorare i cinque milioni di euro. Un esercito di avvocati, progettisti, collaudatori, professionisti – a volte – del nulla che passa sotto la denominazione di “esperti” o “consulenti esterni”. Una cifra enorme, sia in termini economici che sociali. Soldi che peraltro in qualche caso nemmeno c’erano nelle casse provinciali. Nient’altro che cambiali, dunque, quelle firmate dai presidenti, che prima o poi scadranno e che dovranno essere pagate a scapito di servizi pubblici.
Uno spreco ulteriore per le Province regionali, tra l’altro enti “incostituzionali” in quanto lo Statuto siciliano prevede, piuttosto, i Consorzi di Comuni, senza costosi apparati. (continua)
Uno spreco ulteriore per le Province regionali, tra l’altro enti “incostituzionali” in quanto lo Statuto siciliano prevede, piuttosto, i Consorzi di Comuni, senza costosi apparati. (continua)
