Secondo gli studi di Cisl, Acli e Movimento cristiani lavoratori, i giovani senza lavoro sono il 54,3 per cento. A Palermo e Catania le situazioni più difficili: disoccupati oltre il 50 per cento
PALERMO – Cresce la disoccupazione e diminuisce il tasso di occupazione. È la realtà sempre più inquietante che coinvolge i giovani, soprattutto loro, della Sicilia. E che a Palermo, a giudicare i risultati degli studi commissionati dalla Cisl, dalle Acli e dal Movimento cristiano lavoratori, tocca picchi altissimi: 54,3 per cento di disoccupazione giovanile e una diminuzione dal 14,2 del 2007 al 12 per cento del 2009 di occupazione nella stessa fascia d’età, cioè fra i più giovani.
Cisl, Acli e Mcl per questi motivi, hanno organizzato una veglia di preghiera sul tema del lavoro, la precarietà e le istanze dei giovani in tutte le città d’Italia. All’iniziativa erano presenti i segretari di Cisl Sicilia e Palermo, Maurizio Bernava e Mimmo Milazzo, e i segretari delle Federazioni. La veglia, alla quale hanno aderito i movimenti giovanili e cattolici, le associazioni di categoria come Confcooperative, Coldiretti, Confartigianato, è stata un momento di riflessione. E Palermo non è l’unico territorio da cui l’allarme riecheggia in maniera più forte. Aumentano infatti anche i disoccupati a Catania, altra grande provincia siciliana. Lo dimostrerebbe il numero di domande presentate al patronato Inac. Pochi dati per un quadro che sembra preoccupante. Nel 2009 le domande presentate al patronato Inac per usufruire dei sussidi di disoccupazione ordinarie e requisiti ridotti sono state 170 e quelle di invalidità civile 340; nel 2010 sono salite a 302, e per l’invalidità civile a 778. E per i primi mesi del 2011 il dato delle disoccupazioni è addirittura di 342 domande al 31 marzo.
Il patronato della Confederazione italiana agricoltori ha organizzato la manifestazione “Inac in piazza per te”, un appuntamento che si è tenuto in contemporanea in decine di città sparse in tutte le regioni. “Siamo usciti dai nostri uffici – ha detto il presidente Francesco Costanzo – per comunicare ai cittadini il significato di un patronato, il valore dei servizi che vengono offerti gratuitamente e per divulgare diritti che ancora a molte persone restano sconosciuti”.
Ma questa condizione può anche portare a veri e propri “subbugli” dal punto di vista sociale. La fotografia del sud Italia e della Sicilia in particolare, scattata dal “Rapporto annuale sulla situazione del Paese nel 2010”, evidenzia tutte le problematiche del Meridione, a partire dai servizi pubblici fino agli asili nido nonché alla scarsa assistenza ad anziani e disabili e all’ormai proliferante disoccupazione giovanile che ottiene il primato assieme a una rete informale di aiuti meno estesa che nel resto del paese. In quest’area, in cui il rischio povertà è alle stelle, si aggiunge una situazione gravissima per quel che riguarda l’occupazione femminile. La Sicilia è la regione che evidenzia la situazione più grave. I tre indicatori principali assumono i valori massimi: il 39,9 per cento dei residenti è a rischio di povertà, il 18,8 per cento è in grave deprivazione rispetto ad esempio al 10,7 per cento della Puglia, e il 15,7 per cento vive in famiglie a bassa intensità lavorativa, una percentuale più elevata di quella della Basilicata che si attesta 14 per cento.
L’approfondimento. Burocrazia, grande problema per gli invalidi
Al centro dell’iniziativa Inac a Catania anche il tema dell’invalidità civile. Per la Cia gli invalidi sono diventati “ostaggi della telematica”, soffocati dalla burocrazia. “E’ inevitabile che tra gli effetti della crisi ci sia anche l’aumento delle richieste di assistenza – spiega il responsabile Inac Alfio Cosentino – ma a fronte di ciò, Stato e Regione rispondono in maniera insufficiente: quello che si può fare, anche senza denaro, è migliorare gli aspetti burocratici che scoraggiano proprio chi di questi servizi avrebbe un gran bisogno”. Secondo i responsabili del patronato infatti “A distanza di un anno dalle nuove modalità di presentazione on line, che avrebbero dovuto velocizzare i tempi di definizione delle domande, si sono, invece, creati ritardi insostenibili che pesano sulle categorie sociali più deboli”. Attenzione però, in questo caso c’è anche la doppia faccia della medaglia e cioè il rischio di incappare in falsi invalidi. Secondo l’ultimo resoconto dell’Inps proprio in Sicilia si è registrato, percentualmente, il maggior numero di annullamenti di prestazioni: si è arrivati alla cifra del 21,97 per cento.