Nella Torino del neoeletto sindaco Fassino ben 5 assessori in rosa. A Catania e Palermo appena due. Quote rosa ignorate dalla politica? Un’arretratezza soprattutto siciliana
CATANIA – Fra le vicende politiche che si ripetono con una rapidità disarmante vi è sicuramente quella dell’inserimento delle donne nella politica e ai vertici del mondo industriale e imprenditoriale. Una questione che spesso diventa un fastidioso ritornello elettorale senza un definito ritorno. In Sicilia la vicenda assume delle tonalità ancor più scure a seguito di una situazione d’oggettiva arretratezza rispetto al resto d’Italia. Mentre il neoeletto Giuliano Pisapia annuncia a Milano, città il cui ex sindaco era donna,una giunta dalle forti tonalità rosa in Sicilia poco o nulla si muove. Basta dare una rapida occhiata agli assessori isolani per notare una quasi totale mancanza di donne. A Palermo e a Catania sono infatti solo due le donne al vertice degli assessorati. Da sottolineare anche come a Catania la situazione dei due assessori sia di assoluta incertezza con la Ferrera e la Cinquegrana molto lontane dalla posizione di Stancanelli. Basta guardare a comuni come quello di Torino del neoeletto Fassino per notare una realtà profondamente diversa con ben 5 assessori rosa.
Ridurre tutta la questione alla politica potrebbe apparire riduttivo. Infatti è una questione di arretratezza mentale dalla difficile risoluzione. Ne abbiamo voluto parlare con la professoressa Grazia Priulla, docente di sociologia della comunicazione nella facoltà di Scienze Politiche di Catania. “Spesso sento parlare per le donne di integrazione – afferma la professoressa Priulla- un termine che suscita rabbia perchè le donne rappresentano il 53% della popolazione italiana e hanno un tasso alto di scolarizzazione”.
Il percorso sociale delle donne sembra bloccarsi quando si arriva ai ruoli di comando. Una questione che viene spesso affrontata sui banchi della politica dal mondo maschile che spesso ripete il ritornello delle quote rosa senza un effettivo intervento in tal senso.
“La situazione odierna- sottolinea la docente- appare molto preoccupante. Un’arretratezza soprattutto siciliana che deve essere estirpata con delle azioni concrete. Una fra le più importanti è sicuramente quella che prevede l’inserimento delle quote rosa come strumento per permettere anche alle donne di inserirsi ai vertici della società”.
Ma il problema non assume delle tonalità scure soltanto in relazione al mondo politico. La difficoltà delle donne è evidente soprattutto nella vita di tutti i giorni. Manca la giusta attenzione a questioni della vita di tutti i giorni come quelle inerenti gli asili nido. “Vengono spesi milioni di euro – dice a tal proposito Graziella Priulla – per questioni irrisorie e non si trovano mai i fondi per una giusta politica di asili nido e assistenza alle donne-madri. In questo senso non comprendo il perchè la cura dei figli in Sicilia sia totalmente a carico delle donne”. Retaggi culturali difficili da estirpare in Italia e profondamente radicati in Sicilia e mentre in tutto il mondo le donne stanno progressivamente conquistando le proprie posizioni al vertice della società, non ultima l’elezione di una donna alla direzione del New York Times, nella nostra Isola si fatica a conquistare i diritti fondamentali della vita di tutti i giorni rendendo una vita praticamente impossibile lavorare e fare le madri essendo costrette spesso ad una scelta dolorosa fra le due possibilità.