Come si struttura il Comando provinciale di Palermo?
“Il Comando conta circa 1200 uomini ripartiti nell’ambito del territorio provinciale. Abbiamo un Nucleo di polizia tributaria che si occupa di indagini economico finanziarie e di lotta alla mafia. Al suo interno c’è il gruppo investigativo criminalità organizzata G.i.c.o. retto dal colonnello Davide Rametta, che ha competenza anche nel trapanese e nell’agrigentino. Abbiamo poi una struttura di reparti territoriali composti da gruppi, compagnie, tenenze e brigate che riprende quella dell’Arma dei Carabinieri, anche se in maniera meno capillare. A Palermo c’è inoltre il comparto aeronavale che non dipende dal Comando provinciale. Questo è infatti coordinato dal reparto operativo aero navale Roan che dipende dal Comando regionale. Infine possiamo contare un gruppo di sezioni del nucleo speciale di Polizia valutaria antiriciclaggio, che si occupa soprattutto di segnalazioni di operazioni bancarie sospette”.
I dati riguardanti le confische effettuate a Palermo, in che misura incidono sulle statistiche nazionali?
“La lotta alla dimensione economica della mafia rappresenta il target della Guardia di Finanza, soprattutto per il Comando provinciale di Palermo, che si focalizza particolarmente su questa realtà data la peculiarità del fenomeno di Cosa nostra. Con i suoi atti d’indagine sostanzialmente realizzi, il 90 per cento dei risultati riguarda sequestri e confische a livello nazionale. Devo dire che i risultati di quest’anno sono considerevoli visto che dal primo gennaio ad oggi abbiamo già raggiunto e superato quelli del 2008, sequestrando beni mobili, immobili e liquidi per un valore complessivo di 700 milioni di euro. Queste attività vengono poi confermate, anche se in tempi diversi, dall’ammontare delle confische perché su questo livello siamo arrivati a un valore di 600 milioni di euro circa”.
Su quali settori punta oggi la criminalità organizzata per reinvestire il denaro?
“La mafia sta dirigendo le sue operazioni di riciclaggio di denaro nella grande distribuzione alimentare. Vorrei sottolineare che la legislazione antimafia consente l’utilizzo di strumenti giuridici nuovi, che permettono di aggredire entro cinque anni il patrimonio degli eredi del presunto mafioso indagato. Attraverso la nostra attività investigativa cerchiamo di dimostrare la sproporzione tra il livello del patrimonio e il livello del reddito dell’indagato. Vorrei citare a tal proposito una recente operazione di servizio molto importante, quella denominata “Goldmine”, che ha visto il sequestro di un ingente patrimonio mobiliare e immobiliare del valore di 250 milioni di euro, appartenente ai congiunti dell’imprenditore Paolo Sgroi. Questo tipo di operazioni sono particolarmente importanti perché i beni che vengono sequestrati sono costituiti da una cospicua parte di denaro contante e da altre forme di liquidità facilmente reinvestibili”.
Il fenomeno dell’usura in che percentuale si ricollega a Cosa Nostra?
“Non sempre il reato d’usura è riconducibile ad organizzazioni criminali di stampo mafioso. Spesso gli usurai sono degli individui insospettabili, in grado di creare un pericolosissimo rapporto di dipendenza tra la vittima e colui che compie il reato. Di recente ad esempio abbiamo arrestato a Caccamo un bancario al quale abbiamo sequestrato beni per un valore di 1,5 milioni di euro e che faceva prestiti a usura ad imprenditori e a famiglie in difficoltà all’interno della banca. Le nostre indagini vengono effettuate mediante intercettazioni ambientali ed accertamenti economico-patrimoniali. Quest’anno abbiamo denunciato cinque persone e abbiamo sequestrato beni per oltre 3 milioni di euro. Devo dire che la classe imprenditoriale palermitana, visto anche l’atteggiamento solidale delle forze dell’ordine e di associazioni quali Confindustria e Camera di Commercio, si sta aprendo sempre di più verso le istituzioni per denunciare questi fenomeni ignobili”.
Qual è la vostra linea d’intervento riguardo la prevenzione dei comportamenti evasivi?
“L’evasione fiscale è in grado di compromettere un organico sviluppo dei rapporti economici. è chiaro che l’impresa che evade fa una concorrenza sleale dato che incide sul prezzo finale di un prodotto. è in questo campo che investiamo la maggior parte delle nostre risorse. Dal 1 gennaio ad oggi abbiamo fatto 700 controlli e verifiche fiscali, scoprendo un’evasione all’Iva per 32 milioni di euro e una base imponibile occultata al fisco per 170 milioni di euro. Abbiamo anche rintracciato e segnalato 16 aziende e 50 lavoratori assunti in nero. La nostra competenza riguarda inoltre la tutela del bilancio dell’Unione Europea. Abbiamo di recente costatato indebite percezioni di finanziamenti da parte Ue per 9 milioni di euro. Poi naturalmente c’è anche l’attività a tutela del danno erariale, che nello specifico si occupa di controllare quelle procedure di spesa che non sono state fatte secondo norma, le irregolarità nelle gare pubbliche e gli sprechi di denaro che non hanno utilità di ritorno per la pubblica amministrazione. Svolgiamo il maggior numero di deleghe per conto della procura regionale della Corte dei Conti. Tutti i dati derivanti dalle verifiche svolte dalla polizia giudiziaria e dalla polizia economico- finanziaria ai danni di un particolare soggetto, spesso ci conducono a conoscere le attività illecite di individui ricollegati all’indagato. Essendo le verifiche attività progettuali, amministrative e soprattutto di prevenzione, devono essere programmate sulla base di indici di pericolosità fiscale. Abbiamo il dovere di rapportare i risultati alla magistratura che successivamente ci da una delega d’indagine. Tuttavia non si escludono attività centralizzate che ci fanno pervenire i nominativi da Roma”.