I prezzi dei singoli ramoscelli variano dai 5 ai 10 euro mentre per i mazzi più grandi e decorati si arriva anche oltre i 20 euro
Sei italiani su 10 (60%) che hanno deciso di fare un regalo per l’8 marzo hanno scelto le mimose che sono il simbolo della giornata perché dietro una fragilità apparente mostrano una grande forza con la capacità di crescere anche in terreni difficili. E’ quanto emerge da una rilevazione online della Coldiretti in occasione del tradizionale appuntamento della festa della donna che ricorda la forza e il ruolo femminile nel mondo. Se si indirizza sulle mimose la maggioranza degli italiani che al tempo della guerra non rinunciano a celebrare le donne, una fetta del 23% si orienta su altri fiori mentre – sottolinea la Coldiretti – solo il 17% preferisce dolci, cioccolatini e altri doni.
Produzione mimosa fortemente condizionata da un inverno “bollente”
Quest’anno – sottolinea la Coldiretti – la produzione della mimosa è stata fortemente condizionata da un inverno bollente con temperature elevate che hanno determinato la fioritura già nella prima metà gennaio con due mesi di anticipo rispetto al tradizionale appuntamento dell’8 marzo, e tagli dei raccolti del 30%. Per la festa della donna 2023 i prezzi dei singoli ramoscelli variano dai 5 ai 10 euro mentre per i mazzi più grandi e decorati o per le piantine si arriva anche oltre i 20 euro. Per evitare di cadere nelle trappole del mercato e non alimentare l’abusivismo è meglio – ricorda la Coldiretti – evitare venditori improvvisati e preferire l’acquisto, se possibile, direttamente dai produttori, ricordando che acquistando fiori italiani si sostengono le imprese, l’occupazione, il territorio.
Floricoltura fiore all’occhiello del Made in Italy
Ai problemi causati dal clima alla floricoltura nazionale si sono aggiunti peraltro – ricorda Coldiretti – quelli legati al conflitto in Ucraina con l’esplosione dei costi di produzione che pesa su ogni cosa, dai fertilizzanti agli imballaggi, dalla plastica dei vasetti alla carta delle confezioni fino al gasolio per il riscaldamento delle serre, andando a colpire un settore che rappresenta un fiore all’occhiello del Made in Italy, con oltre 27mila imprese e circa 200mila posti di lavoro