Per i carcerati la possibilità di vivere in modo meno drammatico la realtà della detenzione. Si trova a Caltagirone, contrada Noce. Una tipologia di struttura unica in Sicilia
CALTAGIRONE (CT) – Diverse sono le criticità che interessano il mondo carcerario, oltre al sovraffollamento delle strutture penitenziarie (argomento trattato dal nostro giornale lo scorso 1° e 15 luglio), si registrano la carenza di organico della polizia penitenziaria, le decine e decine di suicidi tra i detenuti e l’obsolescenza delle strutture. Senza dimenticare poi le condizioni a cui sono sottoposti i familiari dei detenuti: è il caso della Casa circondariale di Caltagirone che si trova fuori dal centro abitato, ad alcuni chilometri di distanza, e che per tale ragione non permetteva ai familiari di avere a disposizione un luogo dove potersi riparare dalle intemperie invernali o dalla calura estiva o trovare un momento di conforto in attesa di incontrare i detenuti.
Ebbene nei giorni scorsi è stata inaugurata la Casa d’Accoglienza per i familiari dei carcerati in contrada Noce. L’intento con cui è stata realizzata è quello di accogliere i parenti dei detenuti che vengono da fuori Caltagirone per incontrare i loro cari e dare una sorta di “rifugio”. All’inaugurazione erano presenti oltre il vescovo di Caltagirone mons. Calogero Peri, il direttore della Caritas padre Sebastiano Caniglia, il cappellano della Casa circondariale padre Paolo La Spada, il presidente della Provincia di Catania Giuseppe Castiglione, il sindaco di Caltagirone Francesco Pignataro, diverse associazioni di volontariato, le autorità civili e militari.
“Finalmente possiamo dare inizio all’attività di questa casa che si colloca come attenzione agli ultimi e ai disagiati – ha commentato mons. Calogero Peri, vescovo di Caltagirone -. C’è un carcere che essendo fuori città non permette ai parenti di avere un punto di riferimento e di accoglienza e volevamo supplire a questo vuoto in modo tale che le suore dell’Annunciazione si prenderanno cura di accogliere, dare un pasto e, se necessario, far trascorrere una notte ai parenti dei detenuti. Pur essendo una struttura piccola è adeguata e rispondente ai bisogni, augurandomi che questa iniziativa possa rendere più umano un momento così difficile della vita sociale quale quella della prevenzione e carcerazione”. “L’idea – ha spiegato padre Sebastiano Caniglia, direttore della Caritas – nasce dal fatto che la Chiesa diocesana è sempre presente laddove c’è una sofferenza e il nostro cappellano, padre Paolo La Spada, ha voluto andare incontro ai bisogni di questi fratelli che arrivano da tutte le parti d’Italia e non trovano servizi né una parola di accoglienza”. “È un sogno che il vescovo e la Caritas inseguivano e siamo orgogliosi di averlo realizzato – ha commentato il presidente della Provincia di Catania Giuseppe Castiglione -. Ringrazio quanti hanno contribuito a rendere questo luogo un po’ meno triste e trasformarlo in un momento di solidarietà alle famiglie che hanno vissuto dei disagi”. Soddisfazione è stata espressa dal sindaco Francesco Pignataro, secondo il quale la Casa d’Accoglienza “è una delle tante iniziative fatte attorno alla struttura penitenziaria e segna la necessità di integrare la struttura non solo con le famiglie ma anche con la città”.
L’idea. Un supporto logistico per i parenti
La Casa d’Accoglienza per i familiari dei carcerati di contrada Noce nasce dalla ristrutturazione di un’ex scuola rurale e rappresenta un caso unico in tutta la regione Sicilia.
L’intento è proprio quello di accogliere i parenti dei detenuti che vengono da fuori Caltagirone ed in generale da tutta Italia, per incontrare e far visita ai loro cari.
La realizzazione della Casa d’Accoglienza è stata possibile grazie all’impegno del direttore della Caritas Diocesana, padre Sebastiano Caniglia, ed anche al contributo della Provincia Regionale di Catania, nella persona del suo presidente Giuseppe Castiglione, e a tutte le comunità parrocchiali della Diocesi che hanno contribuito all’iniziativa.
Il completamento dei lavori dà finalmente alla Diocesi un luogo pastoralmente utile per i parenti di chi vive la difficile realtà della detenzione.
La Casa sarà gestita dalla Comunità religiosa della Piccole Sorelle dell’Annunciazione che daranno conforto agli “ultimi” ed ai loro familiari.