Buoni lavoro, uno strumento per far emergere il sommerso - QdS

Buoni lavoro, uno strumento per far emergere il sommerso

Buoni lavoro, uno strumento per far emergere il sommerso

mercoledì 31 Agosto 2011

I voucher, introdotti nel 2008 per regolarizzare gli agricoltori saltuari, sono oggi in grande aumento. Negli ultimi 12 mesi ne sono stati venduti 13 milioni. Molti i settori interessati

PALERMO – I buoni: la ricetta per regolarizzare lavori che per anni “di regola” sono stati svolti in nero. Un gioco di parole che rende l’idea dei risultati a cui possono portare. Sono oltre 20 milioni (per l’esattezza 20.336.605) i buoni lavoro venduti fino alla fine di luglio 2011. Di questi – stando ai dati Inps riportati dall’Unione consumatori – oltre 13 milioni sono stati venduti negli ultimi 12 mesi (addirittura da gennaio a luglio 2011 i voucher venduti sono stati oltre 7 milioni).
Ma andiamo con ordine. La diffusione dei ‘‘buoni lavoro’’ è stata avviata nell’agosto 2008, in occasione della vendemmia, per retribuire i lavori saltuari. È diventata in seguito uno strumento sistematico di emersione per i cosiddetti  “lavoretti” occasionali di oltre 160 mila persone. Acquistarli è facilissimo: la rete di distribuzione è in continua crescita. Dopo l’apertura ai tabaccai è stata stipulata dall’Inps una convenzione con l’Istituto Centrale delle Banche Popolari, che consente di trovare i voucher anche presso gli sportelli bancari.
Per fare qualche esempio, secondo l’Unione consumatori “In virtù di questo accordo, la Banca Popolare di Sondrio ha messo a disposizione l’intera rete di 296 sportelli, mentre la Banca Popolare Emilia Romagna inizierà da settembre con gli 83 che operano nel territorio delle province di Bologna e Modena e, nei tre mesi successivi, estenderà il servizio all’intera rete dei suoi 382 sportelli”.
Oltre che nel settore agricolo (23,8 per cento), i buoni sono diffusi per lo svolgimento di attività occasionali nel corso di  manifestazioni sportive, culturali o di solidarietà (13,7 per cento), e in quelli del commercio e dei servizi, ciascuno con l’11,5 cento.
Target privilegiato dei buoni lavoro i giovani che ancora studiano, e che potranno far valere queste attività a fini previdenziali. 
A far crescere la domanda di buoni, secondo la Coldiretti, è stata infatti anche la presenza di giovani studenti impegnati nella raccolta della frutta in campagna dove è stato utilizzato quasi un buono lavoro (voucher) su quattro degli 20,3 milioni contabilizzati dall’Inps. Secondo la normativa vigente dal primo giugno i giovani dai 16 ai 25 anni di età regolarmente iscritti ad un ciclo di studi “possono lavorare durante l’estate ed essere remunerati con voucher, i buoni lavoro che comprendono già la copertura assicurativa e previdenziale e non sono soggetti a ritenute fiscali”.
“Per gli studenti – secondo la Coldiretti – lavorare nei campi significa spesso prendere contatto con il mondo del lavoro in un momento di crisi in cui è difficile trovare alternative occupazionali”.
L’agricoltura, ovviamente modernizzata, deve essere considerata comunque una risorsa in “un Paese da primato a livello internazionale nell’offerta di alimenti e vini di qualità.
“I voucher – conclude infine la Coldiretti – rappresentano uno strumento che offre interessanti opportunità di reddito e occupazione a categorie particolarmente deboli”.
 


Approfondimento. Il datore di lavoro può acquistare i voucher a 10 euro
 
Ecco i dettagli tecnici: ciascun voucher è acquistabile dal datore di lavoro a 10 euro (e in multipli da 20 e 50 euro) ed è rimborsabile al lavoratore per 7,50 euro netti.
Sono a portata di click: il datore di lavoro può acquistare dei voucher telematici (sul sito www.inps.it o attraverso il contact center 803164) il cui corrispettivo sarà accreditato al lavoratore su una carta magnetica e potrà essere riscosso presso gli uffici postali o presso gli sportelli postamat.
Inoltre è possibile acquistare voucher cartacei (stampati in modalità anticontraffazione) presso gli uffici provinciali Inps o in quelli postali. Il lavoratore potrà incassarli presso qualunque ufficio postale.
Attraverso questo meccanismo sarà poi possibile accreditare a ciascun lavoratore i contributi relativi alla prestazione svolta.

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