La Regione “affossa” le imprese - QdS

La Regione “affossa” le imprese

La Regione “affossa” le imprese

sabato 11 Luglio 2009

Pa e debiti. Le Pmi in ginocchio per i crediti non riscossi.
Ultimi. Le Pubbliche amministrazioni siciliane sono le più cattive pagatrici d’Italia: sono infatti in cima alla classifica stilata da Confindustria nazionale tra le regioni con i ritardi superiori ai 30 giorni.
Soluzione. La Regione dovrebbe stipulare convenzioni con le banche per la cessione dei crediti pro-soluto. Queste non applicherebbero commissioni ma avrebbero il diritto di applicare ai crediti acquistati gli interessi di mora.

PALERMO – In Sicilia soltanto il debito accumulato nel settore dei rifiuti dalle pubbliche amministrazioni dovrebbe ogni anno aggravarsi di altri 100 milioni di euro. Usiamo il condizionale perché in realtà ciò non accade sol perché la legge non viene affatto rispettata.
A passare praticamente inosservata è la Circolare del 14 gennaio 2003, la numero 1, che disciplina per l’appunto la materia dei “Ritardi nel pagamento delle transazioni commerciali”, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale numero 19 del 24 gennaio 2003 su input del Ministero dell’Economia e delle Finanze. La normativa parla chiaro: il pagamento delle Pa nei confronti delle imprese appaltatrici deve essere effettuato entro 30 giorni dalla data della fattura, se non pattuito diversamente nel contratto. In caso di ritardo da tale data scattano automaticamente gli interessi di mora dell’11,20 per cento, ai sensi dell’articolo 5, comma 2 del decreto legislativo 9 ottobre 2002, numero 231 (decreto Tremonti).
Sta di fatto che nell’Isola non esiste, o quasi, nessuna pubblica amministrazione che paga entro 30 giorni i propri fornitori. E quindi l’intero debito che si accumula dovrebbe passare attraverso una sanzione, la cosiddetta mora. In pratica quello che accade al cittadino se non paga entro il termine previsto le tasse. I 100 milioni di euro citati sono solo la mora del miliardo di euro di debiti contabilizzato da Confindustria sul versante rifiuti, anche se si tratta di quello più consistente. Ma c’è un po’ di tutto nel panorama siciliano: ci sono ad esempio i 50 milioni di euro circa che avanzano centinaia di imprese sociali Sol.Co. E poi anche le imprese che lavorano nell’ambito della sanità: anche qui è Confindustria che fornisce per vie ufficiali una cifra complessiva di 400 milioni che le Asl dovrebbero sborsare alle aziende private del settore.
Il debito della Pa verso le imprese, in Italia è stato stimato dal presidente degli industriali Emma Marcegaglia, in circa 60 mld di euro. Considerato che in proporzione, il dato siciliano è il 10% di quello nazionale e che il suo Pil è del 5,5%, i debiti accumulati da tutta la Pa in Sicilia dovrebbero ammontare a circa 4 miliardi di euro. Ad oggi infatti non esiste una stima complessiva di questi debiti, ma c’è un dato che spiazza tutti ed è quello dei ritardi nei pagamenti. Le Pa siciliane sono le più cattive pagatrici d’Italia: sono infatti in cima alla classifica stilata da Confindustria nazionale tra le regioni con i ritardi superiori ai 30 giorni.
In pratica emerge che il 23,4 per cento delle Pa nel 2008 non hanno rispettato i tempi, cioè una ogni 4. 
Adesso però incombe sempre di più anche una direttiva dell’Unione Europea che sancisce per tutti gli Stati membri delle precise disposizioni e cioè che se le Pa superano i 30 giorni per il pagamento delle fatture alle imprese dovranno corrispondere una multa del 5 per cento. Diventerà realtà questa eventuale nuova normativa anche in Sicilia? Difficile dirlo dal momento che la situazione è in fase embrionale ma intanto ci si divide attorno a questo provvedimento: “Servono eccome queste misure – afferma il presidente provinciale della Cna di Palermo, Vito D’Amico – per tentare di arginare un fenomeno che oramai è diventato insostenibile per le imprese. Sono ben accette tutte quelle iniziative utili a contrastare i ritardi dei pagamenti delle Pa”.
“Non si tratta di essere d’accordo su un’aliquota percentuale che ristora il creditore – asserisce invece il vicepresidente di Confindustria Sicilia Giuseppe Catanzaro -, si tratta invece di mettere in risalto l’assenza di valore che caratterizza alcune parti della Pubblica Amministrazione che con le condotte di alcuni nei fatti fanno fallire le aziende. Questo è il grave fatto culturale prima che non potrà essere recuperato con una o più penalità”. Il problema resta proprio quello: cosse ne fa in realtà un’impresa entrata in crisi e costretta a chiudere i battenti di recuperare tra mesi, forse anche anni, l’importo dovuto maggiorato del 10 per cento di mora?

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