“Abbiamo ereditato questo stato dell’arte – ha precisato Maria Rosaria Marisa Macaluso, direttore del personale di Girgenti Acque – e stiamo lavorando per ripristinare al meglio la situazione”. Ad Agrigento batte il cuore del movimento per la ripubblicizzazione dell’acqua pubblica, visto che appena 27 comuni su 43 hanno consegnato le reti all’Ente Gestore. “I precedenti gestori – ha proseguito Macaluso – non avevano fatto sistema. Da quando abbiamo preso in carico la gestione abbiamo ridotto la turnazione, e in alcuni comuni abbiamo anche ripristinato l’h24, mentre restiamo ancora indietro per la depurazione perché precedentemente c’era un sistema assolutamente disomogeneo visto che alcune amministrazioni gestivano direttamente mentre altre davano in appalto”.
“C’è stato innanzitutto un problema di reti vetuste – ha spiegato Serra – tralasciate per diverse stagioni. Abbiamo dovuto acquistare 52 impianti per disinfezionare l’acqua e in due anni abbiamo agito su 53 comuni, riducendo la turnazione in 23 e ripristinando l’acqua h24 in 18”. A fronte di questo impegno ci sono certamente situazioni da migliorare, ma non aiuta in tal senso l’immobilismo degli Atp. A Palermo l’Aps lamenta il blocco dei suoi progetti negli uffici dell’Ato1 Palermo, una situazione che non fa ben sperare per il miglioramento infrastrutturale della rete. Anche ad Enna la situazione non sembra più rosea di tanto vista la generalizzata problematica della concessione dei pozzi, della gestione delle risorse e dei bassi consumi. “Come in altre parti dell’isola – hanno spiegato da AcquaEnna, soggetto gestore del servizio idrico integrato della provincia di Enna – rispetto a quanto previsto nel piano abbiamo riscontrato consumi molto più bassi”. Da più parti si invoca a questo punto lo strumento del Progetto Conoscenza, che dovrebbe servire a comprendere lo stato effettivo del sistema infrastrutturale ed amministrativo dell’acqua nell’isola.
“Ogni amministrazione ha sempre agito autonomamente sulla questione acque – ha precisato Ciravolo – creando una disomogeneità che non aiuta la riorganizzazione del sistema”. Al di là del riassetto organizzativo appare inoltre improcrastinabile un’azione infrastrutturale di largo respiro. “Nella provincia di Catania – ha spiegato il direttore tecnico Ato 2 – riguardo depurazione e fognature abbiamo il peggiore sistema infrastrutturale d’Italia”. Adesso si lavora per la creazione di una task-force per normalizzare tutti quegli aspetti che devono essere tutelati.