Parrucchieri: boom di stranieri e lavoro in nero in aumento - QdS

Parrucchieri: boom di stranieri e lavoro in nero in aumento

Parrucchieri: boom di stranieri e lavoro in nero in aumento

mercoledì 28 Settembre 2011

Secondo un’indagine della Cciaa di Milano, l’11 per cento del totale proviene da Paesi dell’Ue. L’esercizio irregolare dell’attività “vecchio quanto la professione stessa”

PALERMO – Un parrucchiere ogni 10 in Sicilia è straniero, proveniente da Stati che fanno parte dell’Unione Europea. Lo dice un’indagine statistica della Camera di Commercio di Milano. Un allarme? Possibile, dice la categoria. Non tanto perché si tratta di stranieri ma perché il rischio è che si crei un vero e proprio mercato dell’abusivismo che di per sé è già fomentato da quella miriade di parrucchieri ed estetisti che lavorano in casa senza denunciare un solo euro di reddito.
Nell’Isola c’è già un mercato nero enorme e lo hanno detto in tutte le salse le organizzazioni di categoria. Ultimamente c’è stato il grido d’allarme lanciato dalla Cna che si è confrontata a Palermo con funzionari e dirigenti del settore Benessere e Sanità nell’ambito della riunione del Consiglio regionale dell’Unione.
Il fenomeno di chi pratica l’esercizio della professione in nero non tende affatto a placarsi. E’ oramai da anni che in particolar modo la confederazione nazionale degli artigiani continua a lanciare Sos per la categoria: “L’esercizio irregolare dell’attività di acconciatore – ha sottolineato il dirigente regionale della Cna, Turi Belfiore – è vecchio quanto la professione stessa, oggi ingrandita da una crisi che ha investito tutto il settore e, che non accenna a mollare le tasche della categoria”.
Sono in particolare due le province siciliane in cui si riscontra un effetto devastante del sommerso nel settore del benessere e dell’estetica: Palermo e Trapani. Proprio in base a recenti riscontri statistici avanzati dalla Confartigianato è emerso che nel palermitano sono stati rilevati in attività mille e 600 estetisti e parrucchieri regolarmente iscritti al registro della Camera di Commercio, ma dietro di loro ci sono ben 5 mila attività completamente in nero che falsano gravemente il mercato. Di altrettanto gravissimo impatto economico il fenomeno in provincia di Trapani, con una proiezione statistica fatta questa volta dalla Cna provinciale. In questo territorio sarebbe stata riscontrata una concorrenza sleale che vede i 700 saloni trapanesi di acconciatori ed estetisti combattere una lotta impari contro oltre 500 abusivi completamente sconosciuti al Fisco, alla Previdenza Sociale, alla Camera di Commercio ed a tutti gli Enti pubblici che a vario titolo si occupano di imprese.
Secondo la Cna a questo punto si dovrebbe tentare una svolta nel settore anche per tutelare chi invece quotidianamente lavora nelle regole e che quindi rischia il tracollo per la concorrenza sleale degli abusivi: “La costituzione d’un consorzio di qualità – continua Turi Belfiore – potrebbe rilevarsi utile alla lotta dell’evasione fiscale capace d’interazione con le varie Commissioni territorialmente istituite operanti a favore dell’emersione del lavoro nero, radice dell’abusivismo”. Dunque un marchio di garanzia per i consumatori ma non basta.
La Cna rileva che se per un taglio di capelli maschile, un buon parrucchiere chiede dai 13 ai 18 euro, un abusivo ne chiede 10, con la differenza che, ben che vada, al parrucchiere, tolti i costi di gestione, le tasse ed i contributi restano 4 o 5 euro e all’abusivo tutti e 10.
 

 
L’approfondimento. Anche per le tinture prezzi sproporzionati
 
Stesso rapporto costi/ricavi per i servizi femminili: una buona tintura di capelli può costare dai 25 ai 30 euro in salone e 15-20 all’abusivo, un taglio e una messa in piega dai 15 a 20 euro dal parrucchiere contro i 10 in nero. Ma le organizzazioni di categoria chiedono ai consumatori di non guardare solamente il prezzo finale ma anche la qualità del servizio. E soprattutto mettono in guardia per un aspetto molto importante: “Il servizio egli abusivi – precisa Confartigianato Palermo – non garantisce neanche il rispetto delle più basilari norme igienico-sanitarie in materia. Dando uno sguardo al panorama nazionale secondo la CCIAA di Milano sono quasi 6 mila i parrucchieri e gli estetisti in Italia, per il 65 per cento extracomunitari pari al 3,3 per cento del totale e a 3.700 ditte. Oltre un’impresa individuale su venti tra quelle attive nel settore. A Milano esercita la professione circa il 41% dei parrucchieri cinesi che lavorano in Italia. Considerando i Paesi non europei sono Cina (452, 7,9 per cento del totale) e Marocco (155, 2,7 per cento) gli Stati da cui proviene il maggior numero di nuovi parrucchieri. Tra gli stranieri, numerosi anche i romeni (212, 3,7 per cento).

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