Le imprese al Governo regionale: “Cambiare sistema o è la fine” - QdS

Le imprese al Governo regionale: “Cambiare sistema o è la fine”

Marina Pupella

Le imprese al Governo regionale: “Cambiare sistema o è la fine”

giovedì 29 Settembre 2011

Ieri la presentazione del manifesto a cura di Rete imprese Italia Sicilia. Da oggi locandine nei negozi. Tra le proposte: la riduzione della pressione fiscale e lo snellimento burocratico

PALERMO – Un barcone raffigurante la Sicilia, in balia delle onde che trasporta i “migranti”, gli imprenditori, che rischiano di naufragare come l’economia dell’Isola. è l’immagine dipinta nel manifesto presentato ieri presso la Camera di commercio da Rete imprese Italia Sicilia, la holding che ingloba le cinque maggiori associazioni del commercio, dell’artigianato, del turismo e dei servizi (Confartigianato, Cna, Casartigiani, Confcommercio, Confesercenti) insieme alle altre organizzazioni regionali, Clai, Cia, Confagricoltura, Agci, Confcooperative e Legacop, per dire ancora una volta, al Governo ed al Parlamento locali di varare subito un Piano straordinario per il lavoro. “Lavoro che, può essere rilanciato solo grazie ad interventi infrastrutturali seri – afferma Piero Agen, presidente di Confcommercio- che coinvolgono il settore dell’edilizia e che migliorino la viabilità interna, per attrarre più turismo, unico volano in questo momento dell’economia”.
 
Fra le altre proposte sottoscritte nel manifesto, vi sono: la riduzione della pressione fiscale; più credito alle Pmi; lo snellimento delle procedure burocratiche e amministrative; garanzie di pronto pagamento da parte di Enti pubblici dei crediti alle imprese; riduzione del costo del credito per consentire l’abbattimento degli interessi sui finanziamenti alle imprese da parte dei consorzi fidi e sblocco immediato delle somme previste nei bilanci della Regione siciliana mai erogati. Le associazioni chiedono anche che vengano garantiti i servizi sociali e avviate politiche di Welfare. E non solo. Per Mario Filippello, segretario regionale della Cna, l’amministrazione regionale deve mettere in campo “attività di controllo per contrastare il fenomeno dell’abusivismo”.  “Abbiamo una grande responsabilità – dice Giuseppe Cascone, coordinatore di Rete Imprese Italia-Sicilia – noi stiamo facendo la nostra parte: avanziamo proposte concrete, ma il governo e tutto il mondo politico devono ascoltarci, per il bene della nostra isola”.
Si legge rabbia negli sguardi di questi rappresentanti del mondo produttivo, imprenditori a loro volta, delusi dalla politica regionale e dal silenzio del presidente Lombardo che, non si capisce perché, ha fissato un incontro con i sindacati il prossimo 3 ottobre, escludendo dal tavolo la rappresentanza imprenditoriale. “Vorrà dire che saranno i sindacati a dare lavoro ai cittadini” aggiunge sardonico Agen. “Molte aziende nel primo semestre del 2011 hanno dichiarato fallimento ed i settori più in sofferenza sono quelli dell’edilizia e del commercio. Non c’è più tempo, Lombardo avvii subito le misure per la crescita della Sicilia, pena il default”. È lo sfogo di Salvatore Puglisi, segretario regionale di Confartigianato Sicilia. Già da domani, centinaia di migliaia di manifesti saranno affissi in tutti gli esercizi commerciali della regione, partendo dalle sedi del potere: Palazzo dei Normanni e Palazzo d’Orleans. Giuseppe Profeta, segretario regionale Casartigiani, tiene a precisare che“non si vive di solo Fiat, esistono realtà imprenditoriali che sono il fiore all’occhiello della nostra regione. Sarebbe bene che il governo iniziasse a lavorare concretamente per loro, evitando di limitarsi ai soli annunci”.
 
Ancor più tagliente è il commento di Filippo Ribisi, presidente di Confartigianato: “Non riesco a capire perché il governo Lombardo, al quale abbiamo riposto la nostra fiducia per l’impronta tecnica che si è dato, dopo tante promesse al mondo produttivo ora si chiude al dialogo. Continuiamo a chiedergli l’apertura di quel tavolo da lui stesso proposto, per costruire insieme alle imprese lo sviluppo della Sicilia”.

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