“C’è stato, nei giorni scorsi, un incontro con Pietro Ciucci ed in quella occasione abbiamo dato il via concreto degli espropri. Abbiamo voluto fare una procedura concordata con la popolazione ed ho chiesto che l’incontro fosse finalizzato a cercare di alleviare qualunque problema possa, poi, afferire alla popolazione e, soprattutto, vedere di creare tutti quei meccanismi virtuosi sul territorio. E, quindi, un rapporto chiaro con Rfi, satellite di Sf, con cui non nascondo un rapporto difficile. Abbiamo, comunque, avuto la possibilità di fare accogliere diverse richieste come lo spostamento della stazione ferroviaria che come idea progettuale, da me suggerita, non avrà un impatto impermeabile. Poiché la stazione nascerà in un punto nevralgico, a Sud della città, si poteva pensare ad una stazione che, di fatto, dividesse la città dal mare ed a una stazione permeabile che potesse, invece, dare il senso della continuità tra la terra ed il mare. E questa è la scelta che non abbiamo fatto. Ho già apprezzato l’idea progettuale ed ho dato il via per la fase successiva che è quella del progetto preliminare”.
“Una prima controversia riguarda le famose Ogr, Officine grandi riparazioni, che sono una antica tradizione messinese e che pretendiamo restino qui. Chiaramente non ne facciamo una questione di location: ci rendiamo conto che accanto alla stazione ferroviaria non può nascere una struttura industriale ma, al contrario, deve nascerne una turistica. Parimenti ci rendiamo conto, al di là della location, che questo grande patrimonio non può essere disperso perché non è solo patrimonio di maestranze ma anche di professionalità. In questo contesto abbiamo avuto un primo incontro con Rfi e se ne creeranno degli altri che dovranno essere, secondo il mio pensiero ed in rapporto alla richiesta che ho fatto direttamente al ministro, presiedute dalla struttura ministeriale. Ci vuole una visione di insieme: Anas, Rfi, Fs, Stretto di Messina, Autonomie Locali e Regioni. Naturalmente, in questo contesto, abbiamo bisogno di un maggiore coinvolgimento della Regione Siciliana che è un po’ indietro rispetto alla Regione Calabria. Quest’ultima con il suo governatore è più attenta e partecipa a tutti gli incontri e con la presenza del governatore. Qui il governatore Lombardo non è mai venuto”.
“Esiste un programma anche di tempi che ha stabilito Ciucci: pensa che da qui a dodici mesi si partirà concretamente con i cantieri”.
“Stiamo notando un grande interesse da parte di colossi mondiali, anche da parte dei cinesi. Su questo non nascondo una certa preoccupazione: questa è la prima crisi economico finanziaria che invece d’essere gestita in Occidente, lo è dall’Oriente”.
“Su questo versante, a mio parere, siamo all’anno zero. Non si può pensare che si approvi un previsionale ad ottobre. Il Bilancio andrebbe approvato massimo nel mese di gennaio e se non si approva si scioglie il Consiglio. Il Bilancio che andrò ad approvare oggi non ha senso: lo approverò ad ottobre ed a novembre dovremo fare l’assestamento. E questo anche considerando che al quindici di dicembre chiudono le casse regionali”.
“La nostra pianta organica è stata approvata. I dipendenti, attualmente, sono intorno a duemila e settecento. Con i prossimi pensionamenti, entro la fine del prossimo anno, arriveremo a circa duemila”.
“Mi sembra una idea che, soprattutto, vuole mettere per così dire il fumo negli occhi agli italiani. È come dire riduciamo il numero dei parlamentari. Sono molto rispettoso nei confronti della stampa, di cui anche io faccio parte in qualità di giornalista, ritengo però che abbiamo tutti l’obbligo di fare buona informazione. Quando si dice che bisogna abbattere i costi della politica sono d’accordo ma se pensiamo che si riducano i costi abbattendo il numero dei parlamentari da 600 a 450 siamo nel campo del ridicolo. Questo significa avere in meno, in Italia, 150 parlamentari che, per ogni contribuente, comporterà un risparmio annuo di 300 euro. Un parlamentare costa ai contribuenti italiani 1,90 euro”.
“Facciamo un passo indietro: per 8 anni non è stato concesso il contributo per il tram perché non esisteva la legge. Appena insediato nel parlamento regionale ho chiesto spiegazioni e questa la risposta secondo la legge: “È corrisposto alle aziende speciali dei trasporti pubblici locali un contributo chilometrico sul gommato pari ed euro 0,85”. Poiché il ferrato non è gommato, non è stato dato completamente nulla! È stata fatta poi la legge, c’è stato bisogno di fare il costo standard e quindi insidiare una commissione. Oggi finalmente abbiamo 4,50 euro per chilometro. Se questo fosse stato corrisposto dal 2003 non avremmo i venticinque milioni di debito che abbiamo accumulato”.