Tempi duri per i furbetti, dunque, sempre più nell’occhio del ciclone a causa della portata impressionante di mancati introiti a cui lo Stato è costretto a rinunciare e a cui sta rispondendo con un inasprimento delle misure antievasione e soprattutto dei controlli. Già, i controlli, parola quasi sconosciuta nel nostro Paese.
Uno strumento fondamentale di lotta all’evasione è lo spesometro, che consente al Fisco un “monitoraggio” costante del cittadino di cui si osservano più da vicino e con maggiore attenzione le spese ed attraverso il quale è possibile verificare l’effettiva congruenza tra spese effettuate e redditi dichiarati.
Per le operazioni effettuate dal 1° gennaio al 30 giugno 2011, secondo quanto stabilito dall’art. 21 del D.L. n. 78/2010 (Manovra d’estate 2010), l’obbligo di monitoraggio ha riguardato le operazioni per le quali sussiste l’obbligo di fatturazione e la cui soglia minima di riferimento è pari a 3.000 euro, al netto dell’IVA
Lo Stato ha ritenuto opportuno estendere questo meccanismo di misurazione dell’acquisto di beni e servizi anche per i commercianti al dettaglio ed i prestatori di servizio che certificano i corrispettivi con ricevute e scontrini fiscali.
Questo sistema è divenuto operativo dal 1° luglio 2011: per acquisti di importo pari o superiore ai 3.600 euro Iva inclusa sarà necessario infatti esibire il codice fiscale. Il commerciante registrerà i dati e invierà gli estremi dell’operazione all’Agenzia delle Entrate: vanno comunicati partita iva o codice fiscale sia dell’acquirente che del commerciante.
I mezzi di pagamento elettronico sono esclusi da questo vincolo. Ciò significa che qualora l’importo sia superiore ai 3.600 euro il pagamento dei corrispettivi avvenga mediante carta di credito, di debito o prepagata (bancomat) è esonerato dall’obbligo di comunicazione dell’operazione all’Agenzia delle Entrate.
Non godono tuttavia di tale beneficio altre forme tracciabili di pagamenti quali il bonifico, l’assegno, bancario o circolare, o mezzi affini.
Secondo l’Agenzia delle Entrate abbiamo di fronte uno “strumento pensato per contrastare le forme più rilevanti di frode ed evasione fiscale in materia di Iva e per individuare la reale capacità contributiva delle persone fisiche” ed in effetti su questo non ci piove: un tenore di vita troppo elevato rispetto al reddito dichiarato è un chiaro indice di evasione.
Abbastanza “fredda”, invece, la reazione dei commercianti secondo i quali escludere dallo spesometro assegni e bonifici (forme tracciabilissime di pagamento) non ha molto senso ai fini di un accertamento fiscale
Per quanto riguarda le spese effettuate nel 2010 e di importo superiore ai 25mila euro, il termine per la comunicazione delle stesse è stato prorogato al 31 dicembre 2011. È quanto prevede il provvedimento del direttore delle Entrate del 16 settembre 2011.
Per non parlare del fatto che anche nelle operazioni con acquirenti residenti in Italia, non è sempre facile accertare se una certa carta è stata emessa in Italia o meno. L’emittente, infatti, potrebbe essere un soggetto nazionale ma lo strumento potrebbe essere stato rilasciato da una società estera.