Il Tribunale di Pinerolo (Torino) archivia processo per evasione fiscale perché la “Lista Falciani”, in Italia, non è legalmente utilizzabile. Nello spot antievasione meglio mettere la foto di un biondo varesotto rampante con Ray-ban e Rolex
La conferma che il sistema fiscale – e giudiziario – italiano sia “progettato intorno agli evasori” viene dalla notizia che il Tribunale di Pinerolo non ha potuto procedere nei confronti di un imputato per evasione perché le indagini si basavano su un dato “processualmente inutilizzabile”: la famigerata lista Falciani, l’elenco dei settemila correntisti italiani della sede di Ginevra della banca britannica Hsbc, che avevano depositato in Svizzera dal 2005 al 2007 ben sei miliardi e 9 milioni di dollari. La lista prende il nome da Hervé Falciani, ex dipendente della Hsbc di Ginevra che, sottratto l’elenco di clienti illustri (ottantamila, tra cui, appunto, i settemila italiani) e lo ha poi consegnato alle autorità francesi diventando un collaboratore di giustizia.
Ma se in altri Paesi gli evasori fiscali potranno essere processati, in Italia no. E non certo per colpa del giudice di Pinerolo – Gianni Filippo Reynaud, si chiama, per la cronaca – costretto ad archiviare il processo. Gli stessi pm hanno dovuto convenire sul fatto che la lista Falciani sia “qualificabile come illegale”. Soltanto in Italia, però, in base a una legge “bipartisan” del 2006 che impone la distruzione dei “documenti illecitamente acquisiti” e condanna a sei anni chi continua a detenerli.
Un’altra legge ad hoc di politici che intenzionati a proteggersi – in questo caso dal dossieraggio illecito praticato dalla divisione Security di Telecom-Pirelli allora guidata da Tavaroli -, tornata utile anche ad altri privilegiati. I quali potranno adesso, una volta di più, farsi beffe dello Stato e di chi paga regolarmente le tasse. Beffati due volte, questi ultimi: il governo nazionale, dovendo recuperare denaro per fronteggiare la crisi, ha stabilito che se l’Agenzia delle entrate accerterà un debito da parte di un cittadino e gli intimerà di pagare la somma, se questa non sarà saldata entro due mesi, potrà, senza alcun contraddittorio legale, pignorargli dei beni.
Il timore è quello che lo Stato possa procedere al sequestro di innumerevoli, piccoli appartamenti di pensionati del Sud o le auto che servono per andare al lavoro a modesti impiegati meridionali – gli unici di cui ci si può tranquillamente approfittare – mentre i grandi evasori del Nord, quelli da milioni di euro, quelli della lista Falciani, che hanno denaro, avvocati e amici potenti, continueranno a farla franca. Continueranno a essere, loro ricchi, ricchissimi, parassiti dei poveri, dei meno fortunati, come quei disabili cui si continuano a sottrarre risorse.
Se vi chiedete poi perché parliamo di Nord e Sud, va spiegato che la stragrande maggioranza dei settemila della lista Falciani provengono dalla Brianza: piccoli industriali e professionisti evasori per decine di milioni di euro, spesso del tutto sconosciuti al fisco: evasori totali. Il Nord brulica di questi personaggi: Lombardia, Piemonte, Veneto, Friuli, Trentino, Liguria. Ci sono anche altre regioni, certo, ma con percentuali residuali.
Ecco perché, nello spot dell’Agenzia delle Entrate, piuttosto che la foto di un signore bruno, con la barba di due giorni, torvo, un tipo a metà tra l’immigrato ripulito e il mafioso, un meridionale, comunque, dovremmo mettercene un’altra. Magari quella di una bella venexiana imbellettata e ingioiellata, di un biondo varesotto rampante con i Ray-ban e il Rolex. O di quel pinerolese graziato dalla legge e di cui, purtroppo, non conosceremo mai né volto né nome.
Una cosa è certa: sta al Nord il parassita della società.