Roma città eterna e proiettata al futuro alla scoperta delle nuove architetture - QdS

Roma città eterna e proiettata al futuro alla scoperta delle nuove architetture

Roma città eterna e proiettata al futuro alla scoperta delle nuove architetture

venerdì 07 Ottobre 2011

Imperdibile tappa il Maxxi, Museo nazionale delle arti del XXI secolo firmato da Zaha Hadid

Quando si dice Roma si pensa al Colosseo, al Pantheon, ai Fori Imperiali e alla Fontana di Trevi, ma  la capitale stupisce il visitatore anche per la sua  modernità e contemporaneità.
Gli illustri architetti del passato hanno fortunatamente lasciato spazio ai progettisti dei giorni nostri, permettendo alla città di diventare un palcoscenico di opere architettoniche, innovative e futuristiche. Lasciando alle guide turistiche l’itinerario classico della capitale, andiamo alla scoperta di quelle nuove  architetture che entreranno nell’ infinita storia di Roma. 
Prima tappa il MAXXI, il Museo Nazionale delle Arti del XXI, firmato da Zaha Hadid , staglia il cielo con il suo bianco e le forme sinuose tipiche della designer irachena. Nonostante la sua giovane età, il museo ospita artisti che rappresentano l’eccellenza mondiale dell’arte contemporanea, come Francesco Clemente,  Gerhard Richter e William Kentridge.
Il nostro Renzo Piano è il padre dell’Auditorium del Parco della Musica; uno spazio nato per accogliere concerti, ma anche un progetto in cui la cultura ha la funzione di fecondare il tessuto urbano e sottrarre la città dall’imbarbarimento, restituendole quella qualità che ha sempre avuto nella storia.  L’ampliamento del Macro, Museo d’Arte Contemporanea di  Roma, firmato dall’architetto francese Odile Decq ridefinisce l’intera morfologia del museo per l’integrazione tra vecchio e nuovo, riuscendo ad inserirsi naturalmente nel contesto storico.  Tutte opere di grande impatto visivo che si integrano  perfettamente all’antichità della città. A soli 10 Km dal centro della capitale, l’architour prosegue con la visita della Chiesa del Giubileo – Chiesa del Dio Padre Misericordioso, firmata dall’architetto americano Richard Meier, che ebbe il consenso alla costruzione da Giovanni Paolo II.
Una costruzione bianca, composta da tre vele di grande effetto scenico, che lo stesso Meier descrisse al Santo Padre come: ” Le vele bianche ci condurranno verso un mondo nuovo”.
E se ancora il pensiero volasse alle romantiche terrazze romane, il minimalismo del top roof del Radisson, prenderà la scena impossessandosi della visione futuristica della “ Città Eterna”.

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