La Alberti Casellati ha incontrato Fleres, garante detenuti, e il direttore Tortorella. Nella struttura etnea di piazza Lanza 368 detenuti sopra capienza massima
CATANIA – “La casa circondariale di piazza Lanza è piena di luci e ombre. Le luci sono rappresentate dal personale e dal rapporto instaurato con i detenuti, dalla sala colloqui organizzata con rispetto della persona e della famiglia e dalle attività che qui si svolgono e che impegnano i detenuti manualmente, ma anche e soprattutto psicologicamente. Le ombre sono tutte nella struttura che è vecchia e in certi casi davvero brutta”. Così Maria Elisabetta Alberti Casellati, sottosegretario di stato alla Giustizia, subito dopo una visita nella struttura del carcere circondariale di piazza Lanza a Catania ieri mattina, nell’ambito delle visite per la verifica delle carceri italiane che soffrono di tante mancanze e per cui è stato dichiarato lo stato di crisi per il sovraffollamento. Insieme alla Casellati anche Salvo Fleres, garante dei diritti dei detenuti e il direttore del carcere Rosario Tortorella.
Non molto piacevoli le condizioni dei detenuti a Catania, quasi tutti in attesa di giudizio. In totale sono 588 a fronte di una capienza tollerabile di 220 persone e sono gestiti da 240 unità di personale, ma che a regime dovrebbero essere 350. Dalle 3 alle 10 persone nella stessa cella. Tutte piccole per il numero di persone che contengono tanto che a volte non c’è abbastanza spazio per i letti tutti rigorosamente a castello, alcune sono chiuse per problemi di inagibilità, altre si trovano in condizioni davvero disagevoli: circa quattro metri per due e mezzo, piene di umidità con crepe nei muri e non troppo pulite. Sono quelle del reparto Nicito, il reparto isolamento, dove lo spazio per l’ora d’aria è paragonabile a un pollaio. Il reparto Etna è invece quello della donne e l’Amenano quello in cui le celle sono più piene. Diverse le attività: dalla tessitura di tappeti all’informatizzazione informatica, dalla scuola per le licenze obbligatorie, alla creazione di icone votive una delle quali è stata donata da un detenuto al sottosegretario Casellati. “È un simbolo di rinascita per me” ha detto nel consegnargliela.