Caos rifiuti: Piano bloccato. Il tira e molla dura un anno - QdS

Caos rifiuti: Piano bloccato. Il tira e molla dura un anno

Rosario Battiato

Caos rifiuti: Piano bloccato. Il tira e molla dura un anno

sabato 15 Ottobre 2011

Dietro le quinte del blocco anche l’ipotesi di ostruzionismo politico nei confronti della giunta Lombardo. La Protezione civile chiede integrazioni da giugno. Poi tre mesi di silenzio

ROMA – In Sicilia i Piani sembrano avere un destino comune, anche seguendo percorsi diversi. Allo stato vegetativo del Pears (Piano energetico e ambientale della Regione siciliana) segue la triste situazione del Piano rifiuti, che, dopo il rinvio maturato alla fine del 2010 da parte della Protezione civile nazionale, ha continuato a subire un percorso accidentato. A seguito delle integrazioni richieste a giugno, e dopo la risposta del Commissario delegato, Raffaele Lombardo, a luglio, nei giorni scorsi una ulteriore nota della Protezione civile nazionale, pervenuta al Qds, ha confermato che, ancora a settembre, “il Dipartimento attende di ricevere gli adeguamenti al Piano regionale di gestione dei rifiuti”.
Facendo due conti è passato un anno dalla prima redazione del Piano e questa continua richiesta di aggiornamenti o di rimandi al mittente, se non vogliamo parlare proprio di due bocciature, non fa bene alla salute della gestione integrata dei rifiuti dell’Isola. Dietro le quinte si agita anche la preoccupazione di una sorta di vendetta politica che da Roma si abbatte sul ribelle Lombardo, che già da tempo ha chiuso le porte all’alleanza con la pattuglia del Pdl.
Chi ne fa le spese, come sempre, sono i siciliani. Il ragionamento è molto semplice. Dalla Regione ci spiegano che senza il Piano rifiuti anche la riforma organica del sistema regionale dei rifiuti, ovvero la L.r. 9/2010, procederebbe in maniera monca. Questo significa che i due strumenti  devono andare di pari passo, azione difficile finché si perpetuerà questo continuo blocco romano.
La prima parte della storia è nota. Il 15 ottobre del 2010 la prima redazione del piano viene consegnata alla Presidenza del Consiglio dei ministri e alla Protezione civile. Quel primo lavoro è indubbiamente ancora troppo generico per poter costituire il cuore della rinascita della gestione integrata dei rifiuti, così, come ampiamente previsto, viene rispedito a Palermo. Da allora, in costante contatto con i tecnici della Protezione civile, il piano viene riscritto seguendo le richieste del dipartimento. A maggio arriva il secondo parto con relativo invio. A giugno un altro blocco. “In seguito all’analisi del documento, – si legge in una nota del Dipartimento della Protezione Civile di Roma – il Dipartimento, con nota del 14 giugno scorso, ha chiesto alla Regione siciliana di rivedere, nella prospettiva di una sollecita conclusione della fase emergenziale, la tempistica originariamente prevista dal piano”. La risposta da Palermo giunge un mese dopo. “Il Commissario delegato, – così continua la nota della Protezione Civile – con successiva nota del luglio scorso, ha ritenuto di poter soddisfare le osservazioni poste dal Dipartimento”.
 
Da allora nessuna notizia dalla Regione al punto che l’ultima parte di questa storia, fatta di rimandi e rinvii, spetta ancora al Dipartimento. “Pertanto, con nota trasmessa lo scorso settembre, – conclude il documento – il Dipartimento attende di ricevere dal Commissario delegato gli adeguamenti al Piano regionale di gestione dei rifiuti, che dovrà recepire, per quanto riguarda gli aspetti strettamente inerenti alla fase emergenziale, le prescrizioni richieste e dovrà, inoltre, rispettare le indicazioni riportate nel parere tecnico relativo al Piano di gestione dei rifiuti, espresso dall’Istituto Superiore per la Protezione e la ricerca ambientale (Ispra)”.
In sostanza, dalla Regione si attendono le nuove integrazioni dal giugno scorso. Bisogna certamente evidenziare un deficit della gestione emergenziale, visto che in oltre un anno di commissariamento non c’è ancora un piano, ma anche una qualche responsabilità specificatamente afferente alla sfera politica, visto che, pur non essendo ancora giunto alle soglie del ministero, dove ci sarà ad attenderlo l’implacabile avversaria di Lombardo, la siracusana Stefania Prestigiacomo, anche al dipartimento della Protezione civile c’è qualcosa che non quadra. Ci si chiede ad esempio perché, se Palermo e Roma, come dicono dalla Regione, stanno lavorando assieme da oltre un anno, con la collaborazione dei tecnici della Protezione civile per ottemperare alle richieste del dipartimento, non si sia ancora arrivati ad una soluzione.

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