Lo stile italiano e la presenza globale - QdS

Lo stile italiano e la presenza globale

Lo stile italiano e la presenza globale

sabato 18 Luglio 2009

Forum con Paolo Gerani, amministratore delegato del Gruppo Gilmar

MILANO – Gilmar: qual è la vostra storia e la vostra mission?
“È un’azienda di famiglia da quarant’anni. Nasce dalla passione di mia madre, Giuliana Marchini, dal cui nome proviene il nome Gilmar.
“Da una piccolo maglificio si è sviluppato nel tempo un vero e proprio progetto industriale che ha peculiarità tipicamente italiane e rappresenta un vero Case History per la forza con cui si è affermato a livello mondiale. 
“Nell’azienda oggi lavorano più di 450 persone di età media non superiore ai 35 anni e, se si considera l’indotto, si arriva a 2.000 unità. Il fatturato supera i 122 milioni di euro: 65 per cento nel mondo; 35 per cento in Italia del quale il 65 per cento si produce al Centro-Sud ed il 35 per cento al Nord. La Sicilia rappresenta l’otto per cento del fatturato Italia”.
Quando è nato precisamente il Gruppo Gilmar?
“Il Gruppo Gilmar nasce nel 1962, da piccolo laboratorio di maglieria, negli anni cresce e si sviluppa fino a diventare azienda eclettica, capace di offrire dal jeans all’abito da sera di altissima manifattura artigianale. Gilmar disegna, commercializza e distribuisce in tutto il mondo i marchi Iceberg, Ice jeans Iceberg, History e Gerani”.
Ci parli del marchio Iceberg.
“Marchio di punta del Gruppo Gilmar, Iceberg è nato nel 1974 come idea rivoluzionaria di maglieria colorata e allegra, sportiva e fashion insieme. Oggi è un autentico life-style brand: un total-look giovane uomo e donna che vede insieme abbigliamento e linee complete di accessori su licenza. L’arte che può trasformarsi in tutto, l’innovazione anche nella comunicazione come le campagne “I contemporanei” di Oliviero Toscani nel quale vengono usati per la prima volta testimonial nel campo della moda.
“Un mondo colorato, sport-chic e cosmopolita, pieno di personalità e richiami alla cultura e all’arte pop, che vede accanto all’abbigliamento linee complete di accessori su licenza: profumi, occhiali, pelletteria, scarpe, porcellane per la casa, cravatte ed orologi”.
Come nasce la linea Frankie Morello?
“La linea Frankie Morello nasce dall’incontro stilistico tra Maurizio Modica e Pierfrancesco Gigliotti. Nonostante l’evoluzione e l’eclettismo nell’esprimere una moda che vuole andare fuori dalle righe, i due stilisti non hanno perso la loro forte identità, continuando a proporre capi dal rinnovato contenuto sartoriale.
“Allo sviluppo di ciascuna linea lavorano team indipendenti, per un totale di 30 stilisti provenienti da tutto il mondo”.
Qual è il punto di forza di Gilmar?
“Punto di forza di Gilmar è il moderno stabilimento in cui ha sede l’azienda, ideato dal presidente Silvano Gerani con un team di progettisti. Inaugurato nel 1985 e ulteriormente ampliato nel 1995, lo stabilimento è tra i più innovativi nel comparto moda europeo per tecnologia e organizzazione. 40.000 i metri quadri utilizzati: spiccano i reparti modelli e prototipi, sintesi perfetta di artigianato e nuove tecnologie dove nascono 5.000 nuovi prototipi all’anno, e il grande magazzino spedizioni, gioiello di architettura industriale e automazione capace di ospitare fino a 400.000 capi. Tale capacità logistica è un vantaggio anche per i clienti, che così godono di un efficiente servizio riassortimento per una media di 70.000 capi annui. In sede si effettuano anche rigorosi controlli qualità, sulle materie prime e sui prodotti finiti”.
Com’è organizzata la produzione?
“La produzione è affidata esternamente a selezionate aziende manifatturiere, per il 90 per cento italiane, capaci di fornire prodotti di altissima qualità. Per un totale di 2 milioni di nuovi capi all’anno”.
 

I buyers chiedono più attenzione ai prezzi e il fenomeno degli outlet ha salvato le vendite di natale: come le case di moda si confrontano con questi cambiamenti?
“Credo che l’outlet sia uno strumento imprescindibile e se ben gestito e fatto con i giusti modi può anche non colpire i margini. Il problema delle rimanenze è un problema che hanno tutti i produttori quindi è meglio avere un contenitore dignitoso anziché finire sulle bancarelle. È un messaggio che va interpretato nel senso che il mercato non è più recettivo verso certi eccessi, infatti, non a caso, in questi ultimi 4 mesi, chi è stato più colpito è stato il lusso. Fino a qualche anno fa sembravano dei modelli di riferimento e tutti cercavano di andare sul lusso. Gilmar ha un portafoglio diversificato con una banda di prezzo dal medio all’alto. Oggi, in Europa , chi sono le persone che sono disposte a pagare 5000 euro per un abito? Probabilmente è meglio comprarsi un quadro. Bisogna analizzare il comportamento sociologico per un posizionamento più corretto e consono con questo periodo storico: probabilmente nel breve periodo è avvenuta una rivoluzione ma è anche vero che l’attuale generazione che oggi ha 10 anni un domani vorrà vivere questa era che al momento sembra che ci abbia stancato.  E’ incredibile come si bruciano le idee, le cose, i fatti: prima un profumo durava 10 anni mentre oggi dura forse 6 mesi; 30 anni fa la ricchezza si ostentava mentre oggi ai nostri figli si insegna a non ostentarla.Sono cicli e ricicli che con il cambio generazionale determineranno un evoluzione del gusto che poi si stabilizzerà.
Dalle pellicce ai materiali eco-sostenibili: come gli stilisti si confrontano con le “tendenze”?
“Noi siamo in una posizione “dorotea”, crediamo che ci siano ambiti più importanti nei quali l’impatto è sicuramente più valido che sull’abbigliamento. Bisogna usare energia pulita e costruire con materiali ecosostenibili, in modo da lasciare veramente un valore aggiunto mentre sulla moda non si riesce a lasciare il segno”.

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